Oscar Wilde: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 23:
Autore dalla scrittura apparentemente semplice e spontanea, ma sostanzialmente molto raffinata ed incline alla ricerca del ''bon mot'', con uno stile talora sferzante e impertinente egli voleva risvegliare l'attenzione dei suoi lettori e invitarli alla riflessione.<ref>«Il pubblico borghese adora avere la sensazione che si faccia appello alla sua intelligenza» così come scrive [[Masolino D'Amico]] in {{cita libro | cognome= d'Amico| nome= Masolino | titolo= Dieci secoli di teatro inglese| editore=Mondadori| città=Milano| anno=1981, p. 327}}</ref> È noto soprattutto per l'uso frequente di [[Aforisma|aforismi]] e [[Paradosso|paradossi]], per i quali è tuttora spesso citato.<ref>Nel ''Grande dizionario dell'uso'', diretto da [[Tullio De Mauro]], Torino, [[UTET]], 2000, la voce «esprimersi per paradossi» rinvia a «I paradossi di O. Wilde»</ref>
L'episodio più notevole della sua vita, di cui si trova ampia traccia nelle cronache del tempo,<ref>Oscar Wilde, articolo di [[James Joyce]] pubblicato sul "Piccolo della Sera di Trieste" il 24 marzo [[1909]] e scritto in italiano dall'autore. L'articolo è riportato in {{cita libro | cognome= Wilde| nome= Oscar| titolo=Il ritratto di Dorian Gray| editore=Newton Compton| città=Roma| anno=1993, p. 9}}</ref> fu il processo e la condanna a due anni di [[prigione]] per
Molti i [[Libro|libri]] scritti sulle sue vicende e sulle sue opere,<ref>{{cita libro | cognome= Belford| nome= Barbara | titolo= Oscar Wilde: A Certain Genius| editore= Random House| città= | anno=2000, p. XII| isbn= 978-0-679-45734-3}}</ref> tra le quali, in particolare, i suoi testi teatrali, sono considerati dai critici dei [[capolavoro|capolavori]] del [[teatro dell'800]].<ref>Fra tutte [[L'importanza di chiamarsi Ernesto]], che è stata definita da [[W.H. Auden]] come «l'unica opera puramente verbale in lingua inglese» (Nel saggio "An Improbable Life" su ''New Yorker'' del 9 marzo 1963)</ref>
|