Seconda guerra di Morea: differenze tra le versioni

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===Gli ultimi anni di guerra===
Nell’inverno 1716 la flotta della Repubblica, stanziata interamente a Corfù, subì un riallestimento in vista dell’imminente campagna navale. Nell’anno successivo essa arrivò a constare di 28 vascelli (sempre divisi in 3 divisioni, Rossa, Gialla e Blu) guidati dal Capitano Straordinario delle Navi [[Ludovico Flangini]], in sostituzione del Corner, 18 galere, 2 galeazze, 10 galeotte, 4 brulotti, e 2 corvette. L’armata navale ausiliaria comprendeva invece 7 vascelli portoghesi, 5 pontifici, 4 maltesi, 5 galere spagnole, 4 pontificie, 3 maltesi, 3 toscane e 2 genovesi. Si rivela utile rilevare che ogni nave di linea della Serenissima, in tale rispondente congiuntura di guerra, imbarcava a bordo sino a circa 500 soldati. Analogamente a quanto avvenuto nella prima battaglia navale del luglio 1716, i 3 scontri per mare avuti luogo nel 1717 tra i navigli a vela degli schieramenti contrapposti, mediante l’utilizzo della linea di fila, non si rivelarono risolutori. Nel primo di essi, incorso il 12 maggio presso Imbro, una vittoria di stretta misura arrise a Venezia: quest’ultima ebbe 123 morti e 94 feriti tra le milizie e 160 feriti fra i marinai, a fronte di 2 vascelli e 2 galeotte colati a picco fra gli ottomani. Nella battaglia navale del 16 maggio fra il promontorio di Monte Santo e l’isola di Strati il divario in termini di perdite fra i due contendenti si ridusse ulteriormente, benché ancora minore fra i veneti, avendo avuto essi 192 morti e 409 feriti tra le milizie e 139 morti e 204 feriti fra i marinai. La Porta lamentò invece l’uccisione di 8 comandanti di nave e la morte o ferimento di 2500 uomini. In siffatto combattimento perì il Capitano Straordinario Flangini, il cui posto fu assunto da M. A. Diedo. Dati gli ingenti danneggiamenti subiti dall’Armata Grossa in particolar modo negli alberi e vele dei bastimenti, il neo Comandante dispose l’ancoraggio di esse nell’isola di [[Termia]] per le riparazioni, nondimeno pochi giorni dopo le corvette inviate in esplorazione riferirono l’avvistamento dell’armata turca, circostanza che provocò l’uscita in mare del naviglio veneziano e il contatto con il nemico nel golfo di Pagania il 19 luglio ([[Battaglia di Matapan]]), anch’esso irresoluto come i precedenti, con 164 morti e 300 feriti tra la milizia e 60 morti e 57 feriti tra i marinai per la Serenissima; nelle fila ottomane vi fu un numero imprecisato di perdite. Nel corso della campagna navale, l’Armata Sottile assunse il ruolo, analogamente a quanto effettuato durante la guerra di Morea (1684-1699), di forza marittima adibita al trasporto e ausilio agli armati nella conquista delle piazzeforti costiere turche: in tal modo alla fine di ottobre furono espugnate [[Prevesa]] e [[Vonizza]] poste nella costa dell’Epiro, con le quali Venezia assumeva il controllo dell’insenatura di [[Arta]]. Complici inoltre le molteplici vittorie campali nei Balcani ottenute dal generale austriaco Eugenio di Savoia che impegnavano ingenti armati turchi distogliendoli dallo scacchiere dalmato-levantino, nello stesso anno, il 1717, in Dalmazia il Provveditore Generale Alvise Mocenigo respinse un nuovo attacco turco contro Sinj, e a seguito del rinforzo ottenuto con l’arrivo di mercenari tedeschi e svizzeri intraprese la conquista [[Imoschi]].<ref>{{cita|V. Ilari, G. Boeri, C. Paoletti, 1996|pp. 129, 419-425}}.</ref><ref>{{cita|M. Nani Mocenigo, 1995|pp. 331-345}}.</ref><ref>{{cita|J.J. Norwich, 1981|pp. 385-386}}.</ref><ref>{{cita|S. Romanin, 1972-1975|vol. VIII, pp. 38-40}}.</ref>
Nell’estate dell'anno successivo, il 1718, ebbe luogo l'unico fatto d'arme per mare incorso tra il naviglio della Repubblica Veneta e quello dell’Impero Ottomano nel corso della campagna navale di quell’anno, l’ultima prima della pace tra gli Stati coinvolti nel conflitto.[[Image:MN, Ulcinj 046.jpg|thumb|left|Le mura di Dulcigno]]La flotta veneziana, rimessa in efficienza nell’inverno precedente con il pervenimento di nuovi vascelli realizzati in Arsenale (“Fortuna Guerriera”, “S.Spiridone”, “Idra”, “Falcone”, “S. Zaccaria”, “S. Pietro d’alcantara”), atti a sostituire altrettante unità non più abili a sostenere la navigazione a causa dell’anzianità di servizio e delle lesioni strutturali subite nei vari confronti con le imbarcazioni turche, allineava in totale 28 navi di linea (10.121 uomini di equipaggio), 15 galere, 13 galeotte, 2 galeazze, 4 corvette. Il 20 di luglio nelle acque di [[Pagania]] l’Armata Grossa venne a contatto con la forza marittima ottomana. Ne scaturì un combattimento dilazionatosi in 3 battaglie (una al giorno) sino al 22 dello stesso mese, conclusosi tuttavia anch’esso, come i precedenti, senza né vincitori né vinti e nel quale i veneziani complessivamente soffrirono di 171 morti e 276 feriti tra i marinai e 1380 tra morti e feriti nelle milizie, oltre a riscontrare vari bastimenti disalberati, similmente ai turchi. L’Armata Sottile venne impiegata invece per coadiuvare l’assedio di una piazzaforte d’Epiro di particolare rilevanza di cui la Repubblica bramava impadronirsi in quanto covo di pirati, [[Dulcigno]], portando il Capitano generale da Mar Andrea Pisani a sbarcarvi il 23 luglio 1718 una forza costituita da 10.000 armati che iniziarono ad intraprendere le operazioni di blocco della città. Il 1 agosto gli attaccanti erano sul punto di trattare la resa coi difensori (questi ultimi avevano già esposto bandiera bianca), quando improvvisamente giunse notizia dell'avvenuta firma da parte di tutti i contendenti di un trattato che decreteva la fine immediata delle ostilità.<ref>{{cita|V. Ilari, G. Boeri, C. Paoletti, 1996|p. 129}}.</ref><ref>{{cita|M. Nani Mocenigo, 1995|pp. 346-349}}.</ref><ref>{{cita|S. Romanin, 1972-1975|vol. VIII, pp. 38-40}}.</ref>