Guido Cagnacci: differenze tra le versioni

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A Santarcangelo gode della protezione di Monsignor Bettini, che nel [[1635]] gli commissiona la pala con ''San Giuseppe e Sant'Egidio'' per la Confraternita dei falegnami e dei fabbri, opera che segna lo spartiacque tra la fase giovanile dell'artista e la maturità, che lo vedrà rivolgersi soprattutto verso i grandi maestri emiliani, e in particolare [[Guido Reni]] e il [[Guercino]].
 
Nel [[1643]] lavora ai dipinti del [[duomo di Forlì]] con ''[[San Valeriano (martire forlivese)|San Valeriano]] e [[San Mercuriale]]'', lavori a cui non sono estreneiestranei né la prospettiva né i colori di [[Melozzo]], mentre nel [[1647]] è a [[Faenza]], in relazione con la potente famiglia Spada. Proprio per quel che può aver assorbito da Melozzo, a Roma e a Forlì, e per quel che ha colto dall'ambiente culturale forlivese, è stato messo in relazione con la [[scuola forlivese|scuola pittorica forlivese]].
 
Con il [[1648]] termina l'attività romagnola del pittore, che si stabilisce a [[Venezia]] con il nuovo nome di "Guido Canlassi da Bologna". A questo punto si datano molti dei suoi dipinti con figure femminili e soggetti profani. Su invito dell'imperatore [[Leopoldo I]], verso il [[1660]] si trasferisce a [[Vienna]], dove muore nel [[1663]]. Alla corte imperiale dipinge la sua opera più celebre, ''[[morte di Cleopatra (Cagnacci)|La morte di Cleopatra]]''. La versione finale, con le ancelle sullo sfondo, è conservata al [[Kunsthistorisches Museum]] di Vienna, mentre alla [[Pinacoteca di Brera]] si conserva una versione con la sola regina morente, di forte sensualità.