Valerian Andreevič Osinskij: differenze tra le versioni
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Il 23 febbraio, lo studente Babičev, una spia infiltrata da Sudejkin tra i rivoltosi, fece scattare la trappola che avrebbe sgominato il gruppo di Kiev. Nell'appartamento dei fratelli Ivičevič, in via Žilinskaja, che ospitava la tipografia e fungeva da ufficio per la produzione dei falsi documenti, era stato fissato un incontro tra i membri superstiti del circolo di Osinskij e altri elementi strettamente legati a esso, perciò, dovendo riunirsi in tanti, si sfruttò la festività del [[martedì grasso]].<ref>[http://odesskiy.com/chisto-fakti-iz-zhizni-i-istorii/terrorizm-kak-metod-borby-voznik-v-odesse-vo-vtoroj-polovine-19-go-veka.html Il terrorismo a Odessa nella seconda metà del XIX secolo, ''cit.'']</ref> Un agente della pattuglia diretta personalmente da Sudejkin, bussò alla porta della casa chiedendo di Debogirij-Mokrievič. Ivan Ivičevič dalla fessura aperta, rispose che non abitava lì, e l'agente lo invitò a mostrargli il passaporto. Allora attraverso la porta Ivan Ivičevič sparò e i gendarmi risposero. Nella furiosa battaglia che seguì, un gendarme rimase ucciso e quattro rivoluzionari, feriti. Erano i due Ivičevič, che sarebbero morti giorni dopo, Brandtner e un altro di cui non conosciamo il vero nome e del quale anche la falsa identità non è riportata dalle fonti in maniera univoca.<ref>[http://www.libfront.org/2015/armed-resistance La resistenza armata ei fratelli Ivičevič nel racconto di Stepan Feochari]</ref> La sparatoria serviva anche a tenere impegnati i gendarmi, mentre [[Nikolaj Pavlovič Pozen|Nikolaj Pozen]] (1850-dopo 1901) e [[Natal'ja Aleksandrovna Armfel'dt|Natalja Armfel'd]] provvedevano a bruciare le carte compromettenti.<ref>F. Venturi, ''op. cit.,'', pp. 258-259-</ref> Tra gli altri a essere catturati, Steblin-Kamenskij e [[Stepan Il'ič Feochari|Stepan Feochari]] (1858-1931).
Nella stessa sera, stavolta al domicilio dello stesso Babičev ci fu una seconda irruzione dei gendarmi, meno cruenta della prima. <ref>[http://odesskiy.com/chisto-fakti-iz-zhizni-i-istorii/terrorizm-kak-metod-borby-voznik-v-odesse-vo-vtoroj-polovine-19-go-veka.html]</ref> Debogorij-Mokrievič e altri, tra cui [[Marija Pavlovna Kovalevskaja|Marija Kovalevskaja]] (1849-1889),<ref>Condannata a quattordici anni e dieci mesi di lavori forzati da servire nelle miniere di Kara, la Kovalevskaja, il 18 novembre 1889 prese una dose letale di [[morfina]] e morì il giorno successivo. Ella volle così protestare alle cento vergate inflitte a [[Nadežda Konstantinovna Sigida|Nadežda Sigida]] (1862-1889), per aver schiaffeggiato una guardia, con la stessa Sigida e altre due donne. Quattro giorni dopo, il loro gesto fu imitato da sedici uomini, ma il veleno utilizzato era scaduto, e morirono in due. L'episodio è noto come la «tragedia di Kara».</ref> si fecero arrestare senza opporre resistenza; Sviridenko e [[Leonid Apollon Dičeskulo|Leonid Dičeskulo]] (1847-1889), invece, si difesero armi alla mano e scesero in strada. Solo il secondo, colui che per conto di Osinskij aveva fornito aiuto materiale a [[Grigorij Davidovič Gol'denberg|Gol'denberg]], il quale avrebbe ucciso quattro giorni dopo il governatore di [[Char'kov]], il principe [[Dmitrij Nikolaevič Kropotkin|Dmitrij Kropotkin]], riuscì a fuggire e a riparare in [[Romania]].<ref>[http://slovari.yandex.ru/~книги/Революционеры/Дическуло%20Леонид%20Аполлонович/ Leonid Dičeskulo]</ref><ref>F. Venturi, ''op. cit.'', p. 259.</ref>
Osinskij, Vološenko e la Lešern furono processati il 18 e 19 maggio, mentre gli altri ''buntari'' del sud, in numero di quattordici, lo furono prima, tra il 12 e il 16, presso il tribunale distrettuale militare di Kiev. Pubblico accusatore era il colonnello Vasilij Strel'nikov, destinato a far carriera e a morire nel [[1882]], per volere di [[Narodnaja volja]] e per mano di [[Nikolaj Alekseevič Želvakov|Želvakov]] (1860/61-1882) con la complicità di [[Stepan Nikolaevič Chalturin|Chalturin]]. Strel'nikov, che il 16 aveva già ottenuto la condanna a morte per Sviridenko e Brandtner, fu molto duro e offensivo nella sua arringa contro gli imputati, soprattutto Osinskij e la Lešern, che vilipese sul piano personale in maniera grossolana. Osinskij, a sua volta, fece un discorso pieno di dignità, a partire dall'orgogliosa affermazione che aveva «l'onore di essere un membro del partito social-rivoluzionario russo», formula che sarebbe stata ripetuta in sede processuale dai ''narodovol'cy'', e usò un tono ironico e impertinente all'indirizzo del procuratore. Inoltre asserì di essere un elemento di poca importanza all'interno del partito e che il Comitato esecutivo era ancora integro e operante, stabilendo così un precedente nel movimento rivoluzionario, che seguirà il suo esempio per conservare sul nemico almeno un potere di tipo psicologico.
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« Non mi resta che ridurre in cenere l'altra illusione del procuratore: egli crede che io sia un generale del partito socialista, che con la mia persona subisca una grave perdita, che con la mia morte, il Comitato Esecutivo del quale sarei un esponente, si disgregherà. La realtà non corrisponde affatto a questo teorema. Nell'organico del partito socialista, io non sono che un soldato semplice, e come me ce ne sono a frotte. Mi è ben noto che nel novero degli arrestati, a San Pietroburgo come in provincia, non si trova un solo membro del Comitato Esecutivo. Vana è l'esultanza del procuratore in merito alla fine del movimento socialista in Russia. Tale movimento avrà un ampio sviluppo e un avvenire trionfante: di questo sono sicuro e da questo convincimento traggo forza e conforto nel caso in cui la Corte deliberasse la mia condanna a morte. »<ref>''Note biografiche su Osinkij'', in «Narodnaja volja», cit.</ref>
Il 19 maggio Innokentij Vološenko fu condannato a dieci anni di lavori forzati,<ref>Nel febbraio del 1880, lungo la via per le miniere di Kara, Vološenko fuggì, ma fu ripreso un mese dopo e punito con un incremento di pena di undici anni. Nel 1889 tentò il suicidio anche lui, in segno di protesta per le punizioni corporale inflitte ai prigionieri in relazione alla vicenda di Nadežda Sigida, ma sopravvisse. Nel settembre del 1890 fu liberato e decise di restare in Siberia con la moglie [[Praskov'ja Semënovna Ivanovskaja|Praskov'ja Ivanovskaja]]. Nel 1906 tornò nella Russia europea e aderì al [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|partito dei socialisti-rivoluzionari]]. Morirà due anni dopo. [http://slovari.yandex.ru/~книги/Революционеры/Волошенко%20Иннокентий%20Федорович/ Cfr. Innokentij Vološenko]</ref> Valerian
=== L'ultima lettera e la morte ===
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