Filippiche (Cicerone): differenze tra le versioni

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Di conseguenza, diventava necessaria la convocazione del senato per esaminare la nuova situazione venutasi a creare, e per prendere con urgenza decisioni atte a salvaguardare la repubblica.
 
L'urgenza di tale convocazione era data dal fatto che il 1°º gennaio (43) sarebbero entrati in carica i nuovi consoli [[aulo Irzio|Irzio]] e [[Gaio Vibio Pansa|Pansa]], mentre sarebbe decaduto dalla carica di console e di comandante supremo dell'esercito Antonio, la cui azione, non approvata dal senato, diveniva automaticamente illegale.
 
In seguito a questi avvenimenti e in assenza dei consoli e dei pretori, i nuovi tribuni della plebe (eletti ai primi di dicembre) convocarono il senato il 20 dicembre per sottoporgli la proposta che ai nuovi consoli – entrati in carica pochi giorni dopo – fosse concesso un presidio armato, a tutela del senato e
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di Bellardi, ed. Utet, vol. IV, Torino, 1978, p. 46.</ref>
 
Tra il 1°º e il 4°º gennaio, Cicerone nella Filippica V ci dà attestazione di ciò: [[Quinto Fufio Caleno|Q. Fufio Caleno]], acceso sostenitore di Antonio e suocero di Pansa, propose di inviare ad Antonio un’ambasceria per giungere ad un accordo; tale proposta venne appoggiata dal consolare Pisone, suocero di Cesare, che acconsentì all’invio dell’ambasceria, affinché si instaurasse un dialogo con Antonio. La maggioranza si dichiarò favorevole e  il 5 gennaio 43 partì l’ambasceria composta da [[Servio Sulpicio Rufo|S. Sulpicio Rufo]], [[Lucio Calpurnio Pisone Cesonino (console 58 a.C.)|L. Pisone]] e L. [[Lucio Marcio Filippo (console 56 a.C.)|Marcio Filippo]].<ref>CICERO,
Marcus Tullius, “''Le orazioni''”, a cura
di Bellardi, ed. Utet, vol. IV, Torino, 1978, p. 43.</ref> L’ambasceria tornò a Roma il 1º febbraio e il 2 ebbe inizio in senato un acceso dibattito riguardante gli ultimi avvenimenti.