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Nel [[1922]], il settarismo di [[Amadeo Bordiga]] da una parte e la moderazione dei riformisti dall'altra, hanno impedito l'organizzazione generale e l'appoggio corale alle formazioni di difesa Antifascista che formavano gli [[Arditi del Popolo]] (lo storico [[Tom Bhean]], tra i tanti, indica in tali formazioni l'unica possibilità di fermare il fascismo). Anche [[Antonio Gramsci]] ([http://www.geocities.com/spartaco552000/file/ARDITI5_gramsci.jpg articolo di Gramsci,stralcio]) aveva capito la situazione ma fu messo a tacere, in quanto minoranza nel [[Partito Comunista d'Italia]]. [[Giuseppe Di Vittorio]] nel [[1922]] struttura le squadre antifasciste: socialisti, comunisti, anarchici, assieme agli [[Arditi del Popolo]], legionari ed ex ufficiali fiumani, ed organizza la difesa della sede della Camera del Lavoro sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna. A [[Piacenza]], [[Livorno]], [[Ravenna]],[[Roma]], [[Civitavecchia]], (dove viene ancora conservata con orgoglio la Bandiera battaglione di Civitavecchia degli [[Arditi del Popolo]]), [[Bari]], [[Ancona]], [[Vercelli]], [[Novara]], [[Biella]], [[Torino]], [[Piombino]], ecc. praticamente in tutta o quasi la penisola con le punte nelle zone con forte concentrazione operaia e/o portuali (Benito Mussolini si chiede "se è l'aria di mare a favorire il sovvertivismo"), é tutto un formarsi di squadre di autodifesa antifascista che sbarrano militarmente il passo agli [[squadristi]], basandosi pure sulle capacità militari ed organizzative di molto reduci di guerra, anche graduati, in particolare una parte degli [[Arditi]] assaltatori d'Italia che passa con l'antifascismo e spinge alla controffensiva armata, tenuto conto anche delle indicazioni di [[Mario Carli]] col suo articolo ''Arditi non gendarmi ''[http://www.anpi.it/patria_2004/04-04/26-28_Liparoto_Arditi.pdf], che fece epoca.
Nel proseguio a [[Roma]] i “marciatori”[http://www.anpi.it/cronol/1922.htm] sono bloccati all'ingresso dei quartieri popolari (storica la [[difesa di San Lorenzo]] coi preti alle campane per richiamare la popolazione), a [[Parma]] la [[Legione Proletaria Filippo Corridoni]] va in clandestinità assieme a frange di [[Arditi del popolo]], dopo aver duramente sconfitto gli squadristi guidati da Farinacci prima e da [[Italo Balbo]] (che lo aveva sostituito nel comando per ordine di [[Benito Mussolini]]) poi.
La lotta è impari anche a [[Genova]], i fascisti passano ma la classe operaia di [[Genova]] è battuta ma non schiacciata: duri scontri tra fascisti e guardie regie da una parte, operai, [[Arditi del Popolo]], [[Sindacato|sindacalisti]], [[anarchici]] e comunisti dall'altra, si protraggono per quasi tutto il 1922.
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