Cinema italiano: differenze tra le versioni
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Il primo regista a sfruttare in modo coerente questo enorme apparato spettacolare è [[Enrico Guazzoni]], già pittore e scenografo di fama. Nel suo ''[[Quo vadis? (film 1912)|Quo vadis?]]'' ([[1912]]) i personaggi e lo spazio scenico creano rapporti finora inediti, esaltando la dialettica tra individuo e massa che sarà al centro dei futuri film storici. In merito alla trama i reali accadimenti della storia rimangono sullo sfondo, mentre in primo piano si agitano drammi personali derivanti dal melodramma<ref>Gian Piero Brunetta, "Cinema muto italiano", cit., p. 43.</ref>. Il successo internazionale del film segna la maturazione del genere e permette a Guazzoni di realizzare film sempre più spettacolari come ''[[Cajus Julius Caesar]]'' (1913) e ''[[Marcantonio e Cleopatra]]'' ([[1913]]). Dopo Guazzoni si inseriscono [[Emilio Ghione]], [[Febo Mari]], [[Carmine Gallone]], [[Giulio Antamoro]] e tanti altri che contribuiscono all'espansione del genere.
[[Giovanni Pastrone]] è il regista più interessato alla ricerca di soluzioni scenografiche inedite. Già in ''[[La caduta di Troia]]'' ([[1911]]) sperimenta originali costruzioni prospettiche, ma è con il celebre ''[[Cabiria]]'' ([[1914]]) che la sua filmografia e l'intero genere raggiungono l'apice. Concepito come un autentico film-evento (anche grazie alla collaborazione di [[Gabriele D'Annunzio]]), l'opera colpisce il pubblico per le sue innovazioni tecniche tra cui l'uso dei carrelli e del [[primo piano]]. La complessità della trama, l'uso espressivo del trucco e l'opulenza scenografica contribuiscono alla sua fama di "oggetto d'arte" capace di superare i limiti del mezzo cinematografico<ref>Gianni Rondolino, Paolo Bertetto, ''Cabiria e il suo tempo'', Torino, 1998.</ref>. Il clamore suscitato dal film è immediato, tanto da essere addirittura proiettato in anteprima alla [[Casa Bianca]], di fronte al presidente degli Stati Uniti d'America [[Woodrow Wilson]].
Dopo il grande successo di ''Cabiria'', con il mutare dei gusti del pubblico e le prime avvisaglie della crisi industriale, il genere comincia a mostrare segni di stanchezza. Il progetto di Pastrone di adattare la ''Sacre scritture'' con migliaia di comparse resta irrealizzato. Il ''[[Christus (film 1916)|Christus]]'' ([[1916]]) di Antamoro e ''[[La Gerusalemme liberata (film 1918)|La Gerusalemme liberata]]'' ([[1918]]) di Guazzoni restano notevoli per la complessità iconografica ma non offrono novità sostanziali. Nonostante sporadici tentativi di riallacciarsi al ''grandeur'' del passato, il filone dei kolossal storici si esaurisce all'inizio degli anni venti.
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