Logica aristotelica: differenze tra le versioni

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Un dato da tenere in considerazione è il fatto che l'Accademia non costituiva una scuola [[dogma]]tica e gli insegnamenti del maestro non venivano imposti ai [[discepolo|discepoli]]: nell'Accademia si praticava il metodo del [[dialogo]] per brevi domande e risposte e anche le dottrine fondamentali di Platone, come la teoria delle idee, venivano sottoposte a discussione critica. Al riguardo possediamo i frammenti di un'opera perduta di Aristotele, il [[trattato Sulle Idee]], in cui vengono riprese e sviluppate gran parte delle obiezioni circolanti nell'Accademia contro la [[teoria delle idee]], tra cui l'[[argomento del terzo uomo]] (già esposto dallo stesso Platone nel "[[Parmenide]]"). È dunque probabile (nonostante la diversa opinione di [[Werner Jaeger]]) che, già all'epoca della sua permanenza nell'Accademia, Aristotele avesse sviluppato un'autonoma concezione della realtà; in particolar modo, questi doveva negare l'esistenza delle idee come universali che esistano separatamente dalle cose particolari; in altre parole, pur essendo Aristotele d'accordo con Platone sul fatto che gli universali come "uomo", "giusto", "bianco" per essere conoscibili dovessero avere un certo grado di realtà, non condivideva l'attribuzione a questi di un'esistenza separata rispetto agli oggetti (i singoli uomini, le singole cose bianche, giuste, ecc.) di cui questi universali si predicano.
 
Se è vero quanto si è detto, la dialettica insegnata da Aristotele doveva avere almeno un tratto distintivo fondamentale rispetto a quella teorizzata da Platone: dialettica significa arte della discussione dialogica e Platone intendeva quest’arte come conoscenza delle idee: secondo il maestro di Aristotele, per essere in grado di utilizzare il [[linguaggio]] (e dunque di dialogare correttamente) bisogna conoscere i referenti oggettivi a cui i nomi si riferiscono (le cose particolari per i nomi propri, le idee per i nomi comuni). Anche secondo Aristotele devono esistere dei referenti oggettivi per i nomi comuni (gli universali); tuttavia, questi referenti non si identificano con le idee (per il fatto che non esistono separatamente dalle cose particolari). La dialettica aristotelica è dunque una dialettica senza idee, una dialettica che pur ipotizzando un certo grado di realtà per i [[concetto|concetti]] universali, sospende il giudizio sul tipo di realtà che questi possiedono, trasformandosi in ununa tecnica di discussione che prescinda dal contenuto (limitandosi a fornire una serie di regole sulla correttezza del [[discorso]], a prescindere dal tipo di realtà indicata dal discorso stesso). Da questo punto di vista, si può asserire che la dialettica aristotelica sia il primo tentativo di costruire una [[logica formale]]. </br>
La logica aristotelica è di fatto la prima forma storica di [[calcolo letterale]], fondamento dell'[[algebra]], perché per la prima volta -nel soggetto e predicato delle due premesse e della conclusione del [[sillogismo]]- si utilizza l'[[astrazione]] (qualcosa per indicare una terza cosa qualsiasi: lettera, parola, volendo anche un numero) e per questo scopo di astrazione si usano le lettere dell'alfabeto.