Santuario di Nostra Signora della Vittoria (Mignanego): differenze tra le versioni

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=== Dal Settecento ai nostri giorni ===
[[Immagine:Mignanego-santuario ns della vittoria-cannone.jpg|thumb|Pezzo d'artiglieria tedesco della seconda guerra mondiale]]
Durante la [[guerra di successione austriaca]], tra il [[1746]] e il [[1747]] tutta la [[ValpolceveraVal Polcevera]] subì l'occupazione delle truppe austriache che assediavano [[Genova]], seminando morte e distruzione.
 
Particolarmente colpiti furono gli edifici religiosi, ed anche il santuario fu quasi completamente distrutto (secondo alcuni dagli austriaci, secondo altre fonti dagli stessi valligiani perché non servisse come base per le scorribande degli invasori).
Si salvarono solo il [[campanile]], costruito nel [[1723]], l'[[altare]] maggiore e la [[sacrestiasagrestia]], oltre agli arredi sacri, che il parroco di Montanesi aveva portato al sicuro a Pedemonte ([[Serra Riccò]]).
 
Il santuario fu ricostruito nel [[1751]]. La chiesa, più piccola di quella secentesca, ha pianta rettangolare a [[navata]] unica e due cappelle laterali, dedicate a [[Santi Anna e(madre Gioacchinodi Maria)|Sant'Anna]] e al [[Sacro Cuore di Gesù|Sacro Cuore]]. Sopra l'altare maggiore si trova la statua dell'Orsolino, raffigurante la Madonna con la palma della vittoria nella mano sinistra, mentre con la destra sorregge il Bambino che sventola la bandiera di Genova. Un'altra statua in legno della Madonna, scolpita negli [[anni 1930|anni trenta del Novecento]] da un artigiano di [[Ortisei]], si trova nell'atrio della chiesa.
 
Il santuario della Vittoria divenne una delle principali mete domenicali degli abitanti della Valpolcevera, tradizione che, a motivo della sua origine, si consolidò con l'instaurarsi del clima patriottico che caratterizzò il periodo tra la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] e la [[prima guerra mondiale]] ([[1915]]-[[1918]]), quando divenne un importante punto di riferimento per gli ex combattenti, che vi hanno portato cimeli di guerra ed [[ex voto]] in segno di ringraziamento.
 
Sul piazzale sono conservati i resti di un [[obice]] austriaco della [[prima guerra mondiale]], donato al santuario nel [[1919]] dal generale [[Armando Diaz]] e un pezzo d'artiglieria della [[seconda guerra mondiale]], strappato ai tedeschi dalle [[PartigianiPartigiano|brigate partigiane]] che operarono nella zona durante la [[Resistenza italiana|lotta di liberazione]] ([[1943]]-[[1945]]). Si tratta di un [[7,5 cm PaK 40|cannone anticarro tipo 7.5 cm PaK 40]] prodotto dalla Rehinmetall-Börsig.
 
In occasione della consegna dell'obice donato dal generale Diaz fu anche collocata sul muro del campanile la targa, tuttora esistente, con il testo del ''[[Bollettino della Vittoria]]'' dello stesso generale Diaz (novembre [[1918]]).