Libro Quinto della Metafisica: differenze tra le versioni
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L'essere si considera:
*'''per [[accidente (filosofia)|accidente]]''', quando si tratta di caratteristiche che ''non'' riguardano l'essenza di una cosa. Per esempio i capelli biondi non fanno parte dell'"essenza" dell'uomo, ma sono una caratteristica transitoria, un ''accidente'' perlappunto.
*'''di per sé''', quando si tratta di caratteristiche che riguardano direttamente l'essenza di una cosa. "Di per sé" è una traduzione un po' antiquata del greco ''kath'hautò'', che si potrebbe rendere benissimo con la parola ''essenza''. Ma la maggior parte dei commentatori utilizza il termine tradizionale e quindi bisogna adeguarsi. Ci sono tanti modi di esprimere il "di per sé" di una cosa, tante quanto le categorie dell'essere. Infatti dire che l'uomo è camminante (soggetto + categoria) è la stessa cosa che dire l'uomo cammina (caratteristica del soggetto "di per sé") - considerando tuttavia che int al caso abbiamo a che fare con una caratteristica accidentale, il camminare, e non essenziale dell'uomo.
*'''nel senso del vero e del falso'''. Questa qualità non è propria dell'essere, bensì dell'essere che viene pensato. Infatti ''vero'' è la corrispondenza tra pensiero e realtà (esempio: Socrate cammina. Questa frase è vera se Socrate sta effettivamente camminando). Il ''falso'' è il contrario del ''vero''.
*'''secondo atto e potenza'''. Con questi due ternmini, Aristotele risolve il problema del divenire. Alcuni filosofi precedenti negavano i divenire perché lo consideravano un passaggio dall'essere al non-essere, che in quanto non è, non può esistere. Indirizzato da Platone, Aristotele sostiene che il divenire sia il passaggio da un tipo di essere ad un altro. L'esempio classico è quello del vedente: un uomo che ha gli occhi chiusi ''vede in potenza'', cioè significa che non sta vedendo ma potrebbe vedere. Se quest'uomo apre gli occhi, allora ''vede in atto'', cioè utilizza gli occhi per il loro vero scopo, vedere.
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