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=== Dopoguerra ===
Dopo l'espulsione dei circa tre milioni di tedeschi, la popolazione ceca residente iniziò a chiamare tutta la regione "terra di confine", comprese alcune ex isole linguistiche tedesche dell'interno. Da un punto di vista demografico, la popolazione tedesca esiliata fu sostituita da una massiccia immigrazione di circa un milione di cechi provenienti dalle zone più interne della Boemia e della Moravia, che si affiancarono ai circa 600.000 cittadini cechi già presenti prima della guerra, a 200.000 cosiddetti rimpatriati, cioè cittadini cechi provenienti dall'Ucraina, dall'Austria o dall'Europa occidentale, a 200.000 slovacchi, a 200.000 tedeschi rimasti fino(buona aparte questodei momento, ma chequali negli anni successi avrebbero ben prestoavrebbe lasciato il paese), oltre a svariate migliaia di persone di differenti nazionalità, tra cui [[Rom (popolo)|Rom]] (secondo alcune fonti si tratterebbe di centinaiocentinaia di migliaia di persone), ungheresi e romeni. Complessivamente gli abitanti della regione nel dopoguerra erano circa 2,5 milioni, concentrati nelle aree economicamente più sviluppate, mentre le zone più povere subirono un massiccio spopolamento.
 
La maggior parte dei nuovi abitanti si insediarono in luoghi che per loro fino a quel momento erano totalmente estranei. Gli immobili espropriati a tedeschi e ungheresi furono assegnati gratuitamente a cittadini cechi e slovacchi che soddisfasserosoddisfacessero determinati criteri prefissati. Alcuni si appropriarono con la forza della casa, prima che i precedenti proprietari la abbandonassero. Circa 44.000 ungheresi furono inoltre deportati nelle zone abbandonate dai tedeschi per svolgere determinati lavori; dopo circa due anni fu loro consentito di ritornare nella Slovacchia meridionale, cosa che effettivamente fecero circa in 24.000. Numerosi nuovi abitanti della regione erano considerati "poco affidabili" o "di difficile socializzazione" dal governo, altri furono attratti da possibilità di carriera o ascesa sociale. Uno degli scopi del governo communista era quello di insediare cittadini non condizionati dalle precedenti tradizioni borghesi e portati a conformarsi all'ideologia di partito.
 
Tramite la redistribuzione degli immobili espropriati, considerata da molti un conguaglio per i torti subiti durante l'occupazione nazista, la popolazione ceca vide rapidamente incrementarsi il proprio benessere. AncoraFino oggia qualche anno fa la politica di espropri dell'immediato dopoguerra portaha portato con sé tensioni tra i governi tedesco, austriaco ed unghere da una parte e quello ceco dall'altra. Il 27 febbraio 1992 la Germania e la Cecoslovacchia firmarono un accordo di amichevole collaborazione, anche per superate questo storico conflitto.
 
In conseguenza degli eventi migratori descritti, nel dopoguerra la popolazione delle zone di confine della Cecoslovacchia era composta per circa due terzi da persone non autoctone, portando ad una radicale modificazione della struttura etnica, culturale ed economica. Fino ad oggi si continuano ad osservare notevoli fluttuazioni demografiche. Nei primi anni si diffuse l'opinione, tuttora strumentalizzata politicamente, che l'insediamento nelle zone di confine fosse di natura provvisoria e che fosse ragionevole aspettarsi un ritorno dei tedeschi che avevano abbandonato il Sudetenland. Molte abitazioni, specialmente quelle più prossime al confine tedesco, rimasero disabitate eo furuno demolite oppure abbandonate al degrado. In seguito all'apertura dei confini, molti tedeschi fannoiniziarono a fare acquisti oltre confine attratti dai prezzi più bassi, senza tuttavia dare un vero impulso all'economia, caratterizzata da una forte disoccupazione, da un fiorente mercato della prostituzione e da un elevato tasso di criminalità.<ref>[http://www.vse.cz/aop/pdf/222.pdf ''Pohraničí českých zemí na pokračování (Dosídlování v padesátých letech 20. století), Lubomír Slezák''].</ref>
 
=== Politica di distensione ===