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== Storia ==
Fino al 1939 il Sudetenland non aveva mai costituito un'unità da un punto di vista amministrativo. Tuttavia tra novembre e dicembre 1918 per alcune settimane si era costituita un'omonima provincia, comprendente la Moravia Settentrionale e la Slesia Sudeta. Lo stesso termine Sudetenland, inteso come denominazione per una regione abitata da
=== Storia fino al 1918 ===
In base alle più antiche fonti storiografiche disponibili, la regione, in cui si erano insediate popolazioni [[Celti|celtiche]], fu colonizzata e dominata nel I secolo d.C. dalla popolazione [[Germani|germanica]] dei [[Marcomanni]]. Essi commerciarono con i [[Civiltà romana|Romani]], ma si scontrarono anche ripetutamente con le loro mire espansionistiche, a cui si opposero efficacemente sotto la guida di [[Maroboduo]]. Le migrazioni dei secoli successivi, che portarono le popolazioni germaniche dell'[[Europa centrale]] ad acquisire sempre più terre e potere ai danni dell'[[impero romano]], interessarono in modo significativo anche la Boemia. Nel VI secolo la regione fu colonizzata da popolazioni slave. Secondo una leggenda, il primo nucleo del popolo ceco si stabilì su monte [[Říp]], condotti da Praotec Čech (Progenitore Ceco). Probabilmente essi giunsero da est, dopo aver superato i [[Monti Tatra]]; non è tuttavia esclusa una provenienza dall'odierna [[Croazia]]. I
A partire del XII secolo la [[Boemia]] e la [[Moravia]] erano politicamente unite sotto la corona di Boemia, parte del [[Sacro Romano Impero]], ma con una maggiore autonomia rispetto agli [[Stato Imperiale|Stati Imperiali]] (la Boemia era l'unico regno nell'impero).
Nel XII e XIII queste terre furono meta di ondate migratorie tedesche. I nuovi arrivati si stanziarono prevalentemente nelle zone confinarie o in alcune città fondate recentemente da o con un significativo apporto degli immigrati. Ciò contribuì a diffondere alcuni elementi caratteristici della civiltà comunale tedesca, come le corporazioni e soprattutto l'organizzazione politica comunale nelle sue varie forme. Vari territori che sarebbero diventati in seguito di lingua tedesca erano fino alla [[guerra dei trent'anni]] prevalentemente abitati da cechi. In seguito allo spopolamento dovuto alle vicende militari ed alle successive epidemie e carestie, venne incoraggiato il ripopolamento da parte di coloni tedeschi. Le iscrizioni funerarie medievali e della prima età moderna in queste regioni erano
Fino al 1806 la Boemia, la Moravia e la Slesia appartennero al [[Sacro Romano Impero]], a partire dal 1804 all'[[Impero austriaco]]. Quando dopo l'[[Ausgleich]] (compromesso) del 1867 l'impero divenne [[Impero austro-ungarico|austro-ungarico]], la Boemia, la Moravia e la Slesia austriaca passarono alla metà occidentale dell'impero, la [[Cisleitania]]. Tra il 1848 e la [[prima guerra mondiale]] ci furono delle trattative per un accordo con la popolazione ceca (un Ausgleich austro-ceco), che però non andarono a buon fine.
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Nel novembre del 1937 Hitler rese partecipi i comandanti della [[Wehrmacht]] dei suoi piani di annessione dell'Austria e sottomissione della Cecoslovacchia, come primo passo della creazione di un [[Lebensraum]] a est. Nel aprile 1938 egli confermò i suoi piani in un discorso all'esercito. La Sudentendeutsche Partei di Henlein appoggiò apertamente la linea di Hitler e preparò il terreno per l'invasione sottoponendo al governo di Praga una lunga lista di richieste tedesche, con l'effetto di accentuare le tensioni politiche.
Sempre più sotto pressione, nel maggio 1938 la Cecoslovacchia annunciò la mobilitazione dell'esercito, facendo riferimento a informazioni su un imminente attacco tedesco. Gli alleati francesi e inglesi non poterono fare altro che annunciare il proprio appoggio. La Germania da parte sua puntava ad un'
Due settimane prima che Hitler, Mussolini, Chamberlain e Daladier si incontrassero a Monaco, Henlein voltò definitivamente le spalle all'ordinamento democratico del suo Stato. Il 14 settembre 1938 sospese le trattative col governo di Praga e trasferì la dirigenza del suo partito oltre confine, in Baviera. A nome della popolazione tedesca dei Sudeti dichiarò: "Vogliamo tornare a casa nel Reich!" e formò un'unità paramilitare chiamata [[Sudetendeutsches Freikorps]]. Nelle due settimane che
Nel settembre 1938 il tentativo di colpo di Stato organizzato da Hitler nel Sudetenland fallì, grazie alla resistenza della popolazione e dell'esercito ceco, ma anche di una parte della popolazione tedesca che si opponeva al regime nazista. Il fatto che il tentato colpo di Stato non fosse stato appoggiato massicciamente dalla popolazione tedesca fu decisivo. <ref>Leopold Grünwald: ''Der Sudetendeutsche Widerstand gegen Hitler (1938–1945).'' In: ders. (Hrsg.): ''Sudetendeutsche – Opfer und Täter. Verletzungen des Selbstbestimmungsrechtes und ihre Folgen 1918–1982''. Junius, Wien 1983, pag. 42.</ref>
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[[Immagine:Bundesarchiv Bild 183-H13160, Beim Einmarsch deutscher Truppen in Eger.jpg|thumb|360px|Saluto nazista da parte di alcuni abitanti di [[Cheb]]]]
Tramite l'[[Conferenza e accordo di Monaco|accordo di Monaco]], siglato grazie alla mediazione di [[Benito Mussolini]], il governo britannico di [[Neville Chamberlain]] e quello francese di [[Édouard Daladier]] riuscirono a scongiurare un intervento militare da parte di Hitler, senza però impedire a quest'ultimo il raggiungimento dei propri obiettivi. Il governo cecoslovacco guidato dal presidente [[Edvard Beneš|Beneš]] fu escluso dalle trattative. Dopo che l'accordo fu siglato il 30 settembre 1938, tra l'1 ed il 2 ottobre fu completata l'annessione del Sudetenland da parte della Germania.<ref>Khan, ''Die deutschen Staatsgrenzen'', [http://books.google.de/books?id=V01T5VI4nZ4C&lpg=PA90&dq=Eingliederung%20des%20Sudetenlandes&pg=PA90#v=onepage&q=Eingliederung%20des%20Sudetenlandes&f=false S. 90].</ref> I territori annessi erano abitati da 3,63 milioni di persone, di cui 2,9 milioni di tedeschi e 700.000 cechi. <ref>Jörg Osterloh: ''Nationalsozialistische Judenverfolgung im Reichsgau Sudetenland 1938–1945.'' Oldenbourg, München 2006, ISBN 3-486-57980-0, passim.</ref> Questi ultimi dovettero trasferirsi nei territori rimasti cecoslovacchi. Anche molti tedeschi oppositori politici del regime nazista fuggirono verso le regioni più interne della Boemia e della Moravia, per continuare da lì la loro lotta. La maggior parte di essi però fu rimpatriata dalle autorità, lasciandoli alla
Il 14 aprile 1939 la maggior parte del Sudetenland entrò a far parte della regione amministrativa del [[Reichsgau Sudetenland]], composta da 3167 Comuni, abitati da un totale di 2,94 milioni di persone. Altri 543 Comuni nella zona meridionale del Sudentenald entrarono a far parte del Gau [[Bayerische Ostmark]] in Baviera e dei Reichsgau [[Oberdonau]] (Alta Austria) e [[Niederdonau]] (Bassa Austria); entrarono a far parte del Reichsgau Niederdonau anche i Comuni di [[Devín]] e [[Petržalka]] vicino a [[Bratislava]]. I 38 Comuni della regione di [[Hlučín]] a est, con i loro 52967 abitanti, entrarono invece a far parte del Landkreis Ratibor nella provincia [[Prussia|prussiana]] [[Oberschlesien]].
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In occasione del censimento del 1910, 3.489.711 abitanti della Boemia, della Moravia e della Slesia Austriaca indicarono il tedesco come lingua madre.
La popolazione di nazionalità tedesca che nel 1945-1946 in seguito ai [[decreti Beneš]] fu espropriata ed espulsa dal Sudetenland, aveva ottenuto la cittadinanza tedesca in
La legittimità di tali concessioni collettive delle cittadinanza tedesca fu messa in discussione nella Germania del dopoguerra e fu definitivamente stabilita da una sentenza della corte costituzionale del 28 maggio 1952, che fu alla base dalla legge per la regolamentazione delle questioni relative alla cittadinanza tedesca, approvata il 22 febbraio 1955. Essa confermò la validità della cittadinanza tedesca concessa ai tedeschi del Sudetenland e del Protettorato di Boemia e Moravia, esclusi i casi di esplicita rinuncia da parte dei diretti interessati.<ref>[[Walter Fr. Schleser]], ''Die Staatsangehörigkeit deutscher Volkszugehöriger nach deutschem Recht'', in: ''Die deutsche Staatsangehörigkeit'', 4. Auflage, Verlag für Standesamtswesen, Frankfurt am Main 1980, ISBN 3-8019-5603-2, S. 75–106.</ref>
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Dopo l'espulsione dei circa tre milioni di tedeschi, la popolazione ceca residente iniziò a chiamare tutta la regione "terra di confine", comprese alcune ex isole linguistiche tedesche dell'interno. Da un punto di vista demografico, la popolazione tedesca esiliata fu sostituita da una massiccia immigrazione di circa un milione di cechi provenienti dalle zone più interne della Boemia e della Moravia, che si affiancarono ai circa 600.000 cittadini cechi già presenti prima della guerra, a 200.000 cosiddetti rimpatriati, cioè cittadini cechi provenienti dall'Ucraina, dall'Austria o dall'Europa occidentale, a 200.000 slovacchi, a 200.000 tedeschi rimasti (buona parte dei quali negli anni successi avrebbe lasciato il paese), oltre a svariate migliaia di persone di differenti nazionalità, tra cui [[Rom (popolo)|Rom]] (secondo alcune fonti si tratterebbe di centinaia di migliaia di persone), ungheresi e romeni. Complessivamente gli abitanti della regione nel dopoguerra erano circa 2,5 milioni, concentrati nelle aree economicamente più sviluppate, mentre le zone più povere subirono un massiccio spopolamento.
La maggior parte dei nuovi abitanti si insediarono in luoghi che per loro fino a quel momento erano totalmente estranei. Gli immobili espropriati a tedeschi e ungheresi furono assegnati gratuitamente a cittadini cechi e slovacchi che soddisfacessero determinati criteri prefissati. Alcuni si appropriarono con la forza della casa, prima che i precedenti proprietari la abbandonassero. Circa 44.000 ungheresi furono inoltre deportati nelle zone abbandonate dai tedeschi per svolgere determinati lavori; dopo circa due anni fu loro consentito di ritornare nella Slovacchia meridionale, cosa che effettivamente fecero circa in 24.000. Numerosi nuovi abitanti della regione erano considerati "poco affidabili" o "di difficile socializzazione" dal governo, altri furono attratti da possibilità di carriera o ascesa sociale. Uno degli scopi del governo
Tramite la redistribuzione degli immobili espropriati, considerata da molti un conguaglio per i torti subiti durante l'occupazione nazista, la popolazione ceca vide rapidamente incrementarsi il proprio benessere. Fino a qualche anno fa la politica di espropri dell'immediato dopoguerra ha portato con sé tensioni tra i governi tedesco, austriaco ed
In conseguenza degli eventi migratori descritti, nel dopoguerra la popolazione delle zone di confine della Cecoslovacchia era composta per circa due terzi da persone non autoctone, portando ad una radicale modificazione della struttura etnica, culturale ed economica. Fino ad oggi si continuano ad osservare notevoli fluttuazioni demografiche. Nei primi anni si diffuse l'opinione, tuttora strumentalizzata politicamente, che l'insediamento nelle zone di confine fosse di natura provvisoria e che fosse ragionevole aspettarsi un ritorno dei tedeschi che avevano abbandonato il Sudetenland. Molte abitazioni, specialmente quelle più prossime al confine tedesco, rimasero disabitate o
=== Politica di distensione ===
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