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== Collegamenti esterni ==
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=Kitty Genovese=
{{T|lingua=inglese|argomento=biografie|data=marzo 2007}}
'''Catherine Genovese''' ([[1935]] - [[13 marzo]] [[1964]]), comunemente conosciuta come '''Kitty Genovese''', era una donna di [[New York]] che fu accoltellata a morte nei pressi della sua casa nel quartiere di Kew Gardens, distretto del [[Queens]], [[New York]]. Le circostanze del suo assassinio e l'apparente reazione (o, piuttosto, la mancanza di reazione) da parte dei suoi vicini furono riportate da un articolo di giornale pubblicato due settimane dopo e avviarono un filone di indagine sul fenomeno psicologico che divenne noto come ''"effetto spettatore"'', ''"complesso del cattivo samaritano"'' o anche ''"sindrome Genovese"''.
== La vita ==
'''Kitty Genovese''' nacque a [[New York City]] da una famiglia [[italoamericani|italoamericana]] appartenente alla ''[[ceto medio|middle class]]''; era la maggiore di cinque fratelli e trascorse l'infanzia nel quartiere di [[Brooklyn]]. Dopo che sua madre fu testimone di un omicidio in città, la sua famiglia, nel [[1954]], scelse di trasferirsi nel [[Connecticut]]. Tuttavia la diciannovenne Kitty decise di restare nella città dove sarebbe vissuta per altri nove anni. Col tempo, accettò un lavoro di gestore di bar nel locale ''Ev's 11th Hour Sports Bar'', sulla Jamaica Avenue, in Hollis, Queens. All'epoca del suo omicidio, viveva in un appartamento del Queens che condivideva con una sua socia gerente, Mary Ann Zielonko.
=== L'aggressione ===
La Genovese tornò a casa in auto molto tardi, il [[13 marzo]] [[1964]]. Arrivò nei pressi della sua casa circa alle 3 e 15 della notte e parcheggiò a circa 30 metri dall'uscio dello stabile, in modo da lasciar dormire Mary Ann nel loro appartamento sulla via; fu quindi avvicinata da un uomo chiamato Winston Moseley. Moseley le corse dietro e la raggiunse in breve tempo, accoltellandola alla schiena per due volte. Quando la donna gridò, le sue urla furono udite da parecchi vicini; ma, in una fredda notte, con le finestre chiuse, solo pochi di loro riconobbero quei suoni per richieste di aiuto. Quando uno dei vicini gridò contro l'aggressore: ''«Lascia stare quella donna!»'', Moseley fuggì e Kitty Genovese, lentamente, si fece strada verso il suo appartamento, ubicato alla fine del fabbricato. Era gravemente ferita; tuttavia ora si trovava fuori dal campo visivo di quei pochi che potevano aver ragione di credere che ella avesse bisogno di aiuto.
Le registrazioni delle prima chiamate fatte alla polizia erano poco chiare, e la polizia stessa non dette evidentemente alta priorità a quella faccenda. Un testimone riferì che suo padre chiamò la polizia dopo il primo attacco e affermò che una donna ''«era picchiata selvaggiamente ma era levata in piedi e barcollava all'intorno»''.
Altri testimoni videro Moseley entrare nella sua auto e andarsene, solo per tornare dieci minuti più tardi. Eglì cercò sistematicamente la sua vittima nell'area del parcheggio, alla stazione ferroviaria, ed in un piccolo complesso di appartamenti, finché non la trovò, adagiata, appena cosciente, in un corridoio sul retro dell'edificio. Fuori dalla vista della strada e di quelli che potevano aver sentito o visto qualcosa dell'attacco precedente, Moseley procedette ad un secondo assalto, pugnalandola per diverse volte. Le ferite di coltello alle mani hanno suggerito che la donna abbia tentato di difendersi. Mentre Kitty Genovese era in fin di vita, l'uomo la violentò. Quindi le rubò circa 49 dollari e la lasciò agonizzante nel corridoio. La durata complessiva dell'aggressione fu di circa mezz'ora.
Pochi minuti dopo la fine dell'aggressione, un testimone, Karl Ross, chiamò la polizia. Le forze dell'ordine ed il personale medico arrivarono entro pochi minuti dalla chiamata di Ross; la Genovese venne portata via in ambulanza e morì nel tragitto in ospedale. Successivamente, le indagini disposte dalla polizia e dal pubblico ministero rivelarono che approssimativamente una dozzina di persone vicine (anche se quasi certamente non i 38 citati dall'articolo del ''Times'') avevano avuto modo di udire od osservare parti dell'attacco, sebbene nessuno avesse potuto vedere, od essere stato consapevole, dell'intero episodio. Solo un testimone (Joseph Fink) si era reso conto che la donna era stata pugnalata già nel primo attacco e soltanto Karl Ross era conscio di questo fatto nel secondo. Molti erano del tutto inconsapevoli che un'aggressione o un omicidio era in corso; alcuni dissero di aver pensato che ciò che avevano visto o udito era un litigio amoroso, o schiamazzi di ubriachi, o un gruppo di amici che erano usciti da un bar, quando Moseley aveva effettuato il primo attacco contro la Genovese.
=== Funerali ===
Seguendo il volere della madre, Kitty Genovese fu seppellita nel cimitero monumentale della citta di [[New Canaan]], [[Connecticut]]. La famiglia richiese di mantenere riservata l'ubicazione della tomba all'interno del camposanto, e che i visitatori non fossero indirizzati alla tomba dal personale del cimitero.
== Il responsabile ==
Winston Moseley, un operatore di computer, fu più tardi catturato in concomitanza con un altro crimine; egli confessò non soltanto l'omicidio di Kitty Genovese ma anche due altri delitti, che avevano avuto entrambi risvolti sessuali. Perizie psichiatriche successive suggerirono che Moseley fosse un [[necrofilia|necrofilo]]. Fu dichiarato colpevole di omicidio e condannato a morte.
Moseley rilasciò una confessione alla polizia in cui espose minuziosamente l'aggressione, circostanziando le prove obiettive raccolte sulla scena del crimine. Il suo movente per l'attacco era semplicemente: ''«per uccidere una donna»''. Fu stabilito che Moseley si alzò, quella notte, circa alle due del mattino, lasciando sua moglie addormentata a casa, e guidò in giro alla ricerca di una vittima. L'uomo spiò Kitty Genovese e la seguì nel parcheggio.
Moseley testimoniò anche al proprio processo, descrivendo circostanziatamente l'aggressione e non lasciando alcun dubbio che egli fosse l'assassino.
La condanna a morte fu convertita successivamente, in carcere a vita. La Corte d'Appello di New York ritenne che Moseley avrebbe dovuto avere la possibilità di argomentare di essere "incapace di intendere e di volere" nell'ascoltare la sentenza in cui la corte di giustizia ritenne che egli era stato mentalmente consapevole.
Nel [[1968]], nel contesto di uno spostamento nell'ospedale di [[Buffalo (New York)|Buffalo]], nello [[New York (stato)|stato di New York]], dove era stato portato d'urgenza a causa del fatto che si era infilato un barattolo di minestra nel retto, cercando un pretesto per lasciare la prigione, Moseley sopraffece il guardiano e lo malmenò al punto da fargli sanguinare gli occhi. Quindi si impossessò di una mazza, cercò di sferrare un colpo alla volta della persona più da presso a lui, e prese cinque ostaggi, assaltandone sessualmente uno, prima di essere catturato. Successivamente ha partecipato anche alla rivolta della prigione di Attica (New York) del [[9 settembre]] [[1971]].
Moseley è rimasto in carcere dopo che gli è stata negata la libertà condizionale per la dodicesima volta, nel febbraio [[2006]]. Una precedente udienza per la libertà condizionale ha compreso la sua arringa che «per una vittima all'esterno, è questione di una volta, di un'ora o di un minuto, ma per una persona in galera è per sempre». Moseley avrà i requisiti per la libertà condizionale nuovamente nel [[2008]].
== Impatto sulla pubblica opinione ==
La storia dell'assassinio di Kitty Genovese divenne una parabola pressoché istantanea della insensibilità, o almeno dell'atteggiamento di [[apatia]], nei confronti degli altri, mostrato dalla gente della città di New York, dell'[[America]] urbana, o in generale dell'[[umanità]].
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