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{{Torna a|Opere di Giacomo Leopardi}}
'''Antonio de Ulloa e de la Torre-Giralt''' ([[Siviglia]], [[12 gennaio]], [[1716]] – [[San Fernando (Spagna)|Isla de León]], [[5 luglio]], [[1795]]) è stato uno [[scienziato]], [[militare]] e [[scrittore]] [[Spagna|spagnolo]].
{{Libro
|titolo = Operette morali
|titoloalfa = Operette morali
|immagine = Leopardi Operette Morali Napoli 1835.jpg
|didascalia = Frontespizio delle Operette morali, pubblicato a [[Napoli]] per i tipi di Saverio Starita nel 1835.
|autore = Giacomo Leopardi
|annoorig = 1827
|lingua = it
|genere = [[Novella|Novelle]] e [[Dialogo|Dialoghi]]
|sottogenere = [[Morale]]
}}
Le '''''Operette morali''''' sono una raccolta di ventiquattro componimenti in [[prosa]], divise tra [[Dialogo|dialoghi]] e [[Novella|novelle]] dallo [[Stile#Letteratura|stile medio]] e [[ironia|ironico]], scritte tra il [[1824]] ed il [[1832]] dal [[poesia|poeta]] e letterato [[Giacomo Leopardi]].
 
Sono state pubblicate definitivamente a [[Napoli]] nel [[1835]],<ref name="Operette morali edizioni">Edizione censurata, ma ristampata dieci anni dopo dall'amico [[Antonio Ranieri]], per l'editore [[Le Monnier]]. Vedi anche l'[[#Edizione del '35|Edizione del '35]] e quella del [[#Edizione del '45|'45]].</ref> dopo due edizioni intermedie nel [[1827]] e nel [[1834]].
== Biografia ==
Figlio di un economista [[mercantilismo|mercantilista]], [[Isidoro de Ulloa Perez]], a tredici anni si è imbarcato sul [[galeone]] ''San Luis'', una nave che salpò da [[Cadice]] a destinazione di [[Cartagena de Indias]], e fare ritorno in Spagna nel settembre del [[1732]]. È entrato nell'Accademia Reale dei Guardiamrina della marina spagnola nel 1733. Nel 1735, dopo aver ricevuto il grado di tenente di fregata, è stata scelto con il suo collega Jorge Juan e Santacilia, membro della missione geodetica di una spedizione scientifica francese guidato da Pierre Bouguer, e patrocinato dalla Accademia delle Scienze di Francia, per misurare l'arco di un meridiano in prossimità di Quito (Ecuador). Il viaggio ha avuto inizio il 26 maggio, 1735, rimanendo nella città di Cartagena de Indias con studiosi francesi che erano in ritardo nei prossimi mesi diversi. Ha scoperto il platino nel Chocó (Colombia) e ha partecipato alla revisione delle difese del porto di El Callao e la costa cilena.
 
Le ''Operette'' sono l'approdo letterario di quasi tutto lo [[Zibaldone]].<ref name="Vita passata">Scrive Leopardi: {{citazione|Il frutto della mia vita finora passata [...]|Lettera ad Antonio Fortunato Stella, 12 marzo [[1826]].}}</ref>
Durante il viaggio di ritorno in Europa, la sua nave fu catturato dagli inglesi a Londra è stato presentato al Folkes Martin, presidente della Royal Society, che ha proposto come membro del corpo, di essere eletto il 11 dicembre 1746, è stato finalmente rilasciato ed è tornato definitivamente a Madrid il 25 luglio 1746, Felipe V era morto e ora regnava come ministro Fernando VI è il marchese de la Ensenada, dopo un viaggio di 11 anni è stato nominato capitano e l'incarico di viaggiare per il continente prendere conoscenza dei più recenti progressi scientifici.
 
I temi sono quelli cari al [[poeta]]: il rapporto dell'uomo con la storia, con i suoi simili ed in particolare con la [[Natura]], di cui Leopardi matura una personale visione [[filosofia|filosofica]]; il confronto tra i valori del passato e la situazione statica e degenerata del presente; la potenza delle illusioni, la gloria e la noia.
Ha fondato il Museo di Scienze Naturali di Madrid, l'Osservatorio Astronomico di Cadice e il primo laboratorio metallurgico del paese, e un membro della Royal Swedish Academy, l'Accademia di Berlino e per l'Accademia Reale delle Scienze di Parigi. E 'stato anche Comandante della Ocana nell'Ordine di Santiago.
 
Sono tematiche riproposte alla luce del cambiamento radicale avvenuto nel cuore dello [[scrittore]]:<ref name="Materialismo">In questo punto la critica colloca il passaggio di Leopardi da un ''materialismo storico-progressivo'', secondo il quale l'uomo ha perso la possibilità di essere felice quando all'immaginazione si è sostituito il raziocinio, ad un ''materialismo cosmico'', tesi radicale che crede l'uomo infelice a causa della natura indifferente.</ref> la ragione non è più un ostacolo all'infelicità, ma l'unico strumento umano per sfuggire alla disperazione.
Tornò in America come governatore di Huancavelica (vicereame del Perù) e sovrintendente delle miniere di mercurio nella regione (1758-1764), cercando di recuperare la produttività della miniera e di fronte al sindacato dei minatori e funzionari del vicereame. Fu nominato ammiraglio nel 1760. Su loro richiesta, è stato sollevato dai suoi incarichi, alla fine del 1764 e si stabilì a L'Avana in attesa di nuova assegnazione. Ulloa ha approfittato del suo soggiorno sull'isola di Cuba per presentare una relazione sul funzionamento delle comunicazioni postali tra la Spagna e Perù, in seguito alla creazione dello stato di proprietà Post-Marittime. Nel suo modo di offrire il posto di Spagna con il regno del Perù, scritta nel 1765, non solo messo in luce l'insostenibilità del percorso esistente, ma offre anche una possibile alternativa a questo proposito. A quel tempo, la corrispondenza è stato inviato in America da La Coruña a L'Avana, per la successiva distribuzione in tutto il continente. Questo articolo ci descrive perfettamente le difficoltà incontrate nella consegna della posta in Sud America, i problemi che sono stati risolti nel 1767 quando una linea zip nuovo sarà inaugurato tra La Coruña e Buenos Aires.
 
A differenza dei [[Opere di Giacomo Leopardi#Le Canzoni: 1820-1823|''Canti'']], sono state concepite interamente nell'anno 1824. Le differenti edizioni testimoniano integrazioni di dialoghi successivi e aggiustamenti circa il messaggio finale.
Ulloa soggiorno a Cuba non durò a lungo e che presto avere l'opportunità di giocare ancora una volta le responsabilità del governo. Dopo la guerra dei Sette Anni, e come compensazione per le perdite subite dai suoi impegni nel Patto di Famiglia per la lotta contro l'Inghilterra, la Spagna ha ricevuto dalla Francia il territorio della Louisiana. Antonio de Ulloa fu nominato governatore di essa, in carica il 5 marzo 1766, ma fu espulso dai coloni francesi, che non ha accettato il dominio spagnolo, molto meno commerciali restrittive sei porte terraferma. Durante la sua permanenza vietato il commercio e la consegna di armi agli indiani, ma non è riuscito nella sua pretesa di aiuti economici per la metropoli.
 
Le Operette furono spesso confuse con un ''progetto parallelo'' del padre [[Monaldo Leopardi|Monaldo]], che ebbe molto successo,<ref name="Monaldo">L'opera maggiore di [[Monaldo Leopardi]] sono i ''[[s:Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831|Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831]]'', usciti nel gennaio [[1832]] con lo [[pseudonimo]] di ''1150, MCL'' in cifre romane, iniziali di ''Monaldo Conte Leopardi''. Ebbero immediatamente un grande successo, sei edizioni in pochi mesi, e sono stati tradotti in più lingue. Giacomo, da [[Roma]], ne informa il padre in una lettera dell'8 marzo:
Tra il 1776 e il 1778 ha partecipato all'organizzazione della flotta del vicereame della Nuova Spagna (oggi in Messico) e la creazione di un cantiere in Veracruz. Ha servito come capo della flotta ultimo grande da Cadice a nuovo continente.
{{citazione|I Dialoghetti, di cui la ringrazio di cuore, continuano qui ad essere ricercatissimi. Io non ne ho più in proprietà se non una copia, la quale però non so quando mi tornerà in mano.
}}
I suoi scritti esprimevano gli ideali dell'[[assolutismo politico|assolutismo]] e della [[Restaurazione|reazione]]. Tra le tesi sostenute, la necessità di restituire la città di [[Avignone]] al papato e il [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato di Parma]] ai [[Borbone]]; la critica a [[Luigi XVIII]] di [[Francia]] per la concessione della [[costituzione]] e la proposta della suddivisione del territorio francese fra [[Inghilterra]], [[Spagna]], [[Austria]], [[Russia]], [[Paesi Bassi]], [[Baviera]] e [[Piemonte]]; infine, la difesa dell'oppressione [[Turchia|turca]] sul popolo [[Grecia|greco]].</ref> e spesso Giacomo era citato come l'autore, procurando al poeta forte imbarazzo e frustrazione.
 
Gli argomenti delle Operette, in particolar modo quelli sviluppati nel ''[[#Dialogo della Moda e della Morte|Dialogo della Moda e della Morte]]'' e ''[[#Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]]'', saranno ribaditi con decisione, come un [[corollario]] della filosofia leopardiana, da [[Carlo Michelstaedter]] ne ''[[La Persuasione e la Rettorica]]''.
Ha raggiunto il grado di tenente generale nel 1779, ma il suo servizio attivo non è stato brillante come la sua carriera scientifica. Ha partecipato al Grande Assedio di Gibilterra (1779) e nel 1780, come comandante della flotta delle Azzorre. Ha fallito nella conquista della Florida, per il quale è stato processato in una corte marziale lo trovò non colpevole, ma lo ha prosciolto della responsabilità di comando, dopo il quale è stato nominato direttore generale della marina spagnola, carica che mantenne fino alla morte, nel 1795.
 
== Genesi dell'opera ==
Suo fratello Ferdinando fu ingegnere capo dei lavori del Canal de Castilla. Dal suo matrimonio con Francesca Rossi di Laredo Lima ebbe sei figli, tra cui Francisco Javier è stato anche dedicato alle armi, partecipando alla battaglia di Trafalgar e di diventare ministro della marina, direttore generale della Marina e del capitano generale.
=== Le prosette satiriche ===
{{vedi anche|Appendice alle Operette morali}}
 
[[File:G.-LEOPARDI-002.jpg|thumb|upright=1.4|[[Recanati]], il paese natale che ha visto nascere la maggior parte del pensiero e delle opere di Giacomo Leopardi.]]
Hijo del economista [[mercantilismo|mercantilista]] Isidoro de Ulloa Pérez. Con trece años se embarcó en el galeón San Luis, navío que zarpó de Cádiz rumbo a Cartagena de Indias, y con el cual regresó a Cádiz en septiembre de [[1732]]. Ingresó en la [[Real Academia de Guardiamarinas]] de la marina española en [[1733]]. En [[1735]] fue destinado, con el grado de [[teniente de fragata]] junto con su colega [[Jorge Juan y Santacilia]], miembro de una [[Misión Geodésica Francesa]], expedición científica dirigida por [[Pierre Bouguer]], y patrocinada por la [[Academia de Ciencias de Francia]] para medir el arco de un [[meridiano]] en las proximidades de [[Quito]] ([[Ecuador]]), el viaje se inició el 26 de mayo de [[1735]], quedando en la ciudad de Cartagena de Indias con los académicos Franceses quienes se retrasaron en la llegada varios meses. Fue el descubridor del [[platino]] en el [[Chocó]] ([[Colombia]]) y participó en la revisión de las defensas de los puertos de El Callao y de la costa chilena.
 
Leopardi accarezzava già dal [[1820]] l'idea di scrivere delle ''Prosette satiriche'',<ref name="Prosette satiriche">{{citazione|In questi giorni, quasi per vendicarmi del mondo, e quasi anche della virtù, ho immaginato e abbozzato certe prosette satiriche|Lettera a [[Pietro Giordani]] del 4 settembre [[1820]], n°166}}Prima testimonianza della conclusione di un ciclo di prose iniziate presumibilmente tra il '18e il '19 in seguito al progetto letterario di dare all'Italia ''una lingua filosofica'' e moderna, ispirata sul piano della scrittura dai moralisti greci e in generale dalla [[#Modelli e fonti|satira menippea]].</ref> ma solo nel [[1824]] il progetto matura e coinvolge più argomenti ed esperienze.
En el tornaviaje a Europa, su navío fue apresado por los Británicos, en [[Londres]] fue presentado a Martin Folkes, presidente de la [[Royal Society]], quien le propuso como miembro del cuerpo, siendo elegido el 11 de diciembre de [[1746]], finalmente fue liberado y regreso definitivamente a Madrid el 25 de julio de [[1746]], acababa de morir [[Felipe V]] y ahora reinaba [[Fernando VI]] estando como ministro el [[marqués de la Ensenada]], después de un viaje de 11 años fue nombrado [[capitán de navío]] y recibió el encargo de recorrer el continente para tomar conocimiento de los últimos avances científicos.
 
Sono gli anni del trasferimento a [[Roma]], nel tentativo di lasciare [[Recanati]], la ''tomba de' vivi'', per trovare la felicità (illusione presto svanita); della crisi poetica (l'inaridimento della vena lirica della prima gioventù) e filosofica (il passaggio dal materialismo storico-progressivo a quello cosmico).
Fue el fundador del [[Museo de Ciencias Naturales de Madrid]], el [[Real Instituto y Observatorio de la Armada|Observatorio Astronómico de Cádiz]] y el primer laboratorio de metalurgia del país, así como miembro de la Real Academia sueca, la Academia de Berlín y correspondiente de la Real Academia de Ciencias de París. Fue también comendador de Ocaña en la [[Orden de Santiago]].
 
In un passo dei ''Disegni letterari'' ricostruito sulle carte autografe recanatesi, Leopardi rivela di voler scrivere dei:
Volvió a América como gobernador de [[Región Huancavelica|Huancavelica]] ([[Virreinato del Perú]]) y superintendente de las minas de [[mercurio (elemento)|mercurio]] de la región ([[1758]]–[[1764]]), tratando de recuperar la productividad de la mina y enfrentándose con el gremio de mineros y los funcionarios del virreinato. Fue nombrado contraalmirante en [[1760]]. A petición propia fue relevado de su cargo a finales de [[1764]] y se estableció en [[L'Avana]] a la espera de un nuevo destino. Ulloa aprovechó su estancia en la isla de Cuba para elaborar un informe sobre el funcionamiento de las comunicaciones postales entre España y el Perú a raíz de la creación de la empresa estatal de los [[Correos Marítimos]]. En su ''Modo de facilitar los Correos de España con el Reyno del Perú'' escrito en [[1765]], no sólo se ponía de manifiesto la inviabilidad de la ruta existente, sino que también ofrecía una posible alternativa al respecto. Por aquel entonces, la correspondencia para América se enviaba desde [[La Coruña]] a L'Avana, para su posterior reparto por todo el continente. Este trabajo nos describe a la perfección las dificultades por las que atravesaba la distribución del [[correo]] por la América meridional, problemas que se solventaron cuando en [[1767]] una nueva línea postal quedase inaugurada entre La Coruña y [[Buenos Aires]].
 
{{citazione|Dialoghi satirici alla maniera di Luciano, ma tolti i personaggi e il ridicolo dai costumi presenti e moderni, e non tanto tra i morti [...], quanto tra personaggi che si fingano vivi, ed anche volendo, fra animali [...]; insomma piccole commedie, o Scene di Commedie [...]: le quali potrebbero servirmi per provar di dare all'Italia un saggio del suo vero linguaggio comico che tuttavia bisogna assolutamente creare [...]. E questi dialoghi supplirebbero in certo modo a tutto quello che manca nella Comica Italiana, giacché ella non è povera d'intreccio d'invenzione di condotta ec., e in tutte quelle parti ella sta bene; ma le manca affatto il particolare cioè lo stile e le bellezze parziali della satira fina e del sale e del ridicolo attico e veramente e plautino e lucianesco [...].<ref name="Disegni letterari">Leopardi inizia un traduzione del ''Caronte e Menippo'' di ''Luciano'' tra la primavera e il luglio 1818 secondo il Flora, ma secondo il Besomi nel 1819 cfr. {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=O. Besomi (edizione critica a cura di )|titolo=Operette morali|città=Milano|anno=1979}}</ref>|Giacomo Leopardi, ''Disegni letterari'', [[Recanati]], [[1819]] - in ''Scritti vari e inediti'' a cura di O. Besomi -}}
La estancia de Ulloa en Cuba no duraría mucho tiempo y muy pronto tendría la oportunidad de desempeñar nuevamente responsabilidades de gobierno. Tras la [[Guerra de los Siete Años]], y como compensación a las pérdidas sufridas por sus compromisos en el [[Pacto de Familia]] en la lucha contra [[Inglaterra]], España recibió de [[Francia]] el territorio de la [[Luisiana (Nueva España)|Luisiana]]. Antonio de Ulloa fue nombrado gobernador de la misma, tomando posesión del cargo el [[5 de marzo]] de [[1766]], pero fue expulsado por los colonos franceses, que no aceptaron el dominio español y mucho menos la restricción del comercio a seis puertos peninsulares. Durante su mandato prohibió el comercio y la entrega de armas a los indios, pero no tuvo éxito en su reclamación de ayuda económica a la metrópoli.
 
Al Besomi spetta il merito di aver ricostruito, il più fedelmente possibile, la data di composizione di questi primi abbozzi. Non estranea l'influenza della delusione dei moti rivoluzionari del '20-'21 a [[Napoli]] che, successivamente, farà sparire la coloritura politica di queste prime prove.
Entre [[1776]] y [[1778]] participó en la organización de la flota del virreinato de la [[Nueva España]] (actual México) y la creación de un astillero en [[Veracruz]]. Estuvo al mando de la última gran flota de Cádiz al nuevo continente.
Il Blasucci e il Secchieri considerano i tempi delle ''prosette satiriche'', momenti distinti dalle ''Operette'' vere e proprie.
 
=== Il primo nucleo ===
Alcanzó el grado de [[teniente general]] en 1779, pero su servicio activo no fue tan brillante como su carrera científica. Participó en el [[Asedio a Gibraltar de 1779|Gran Sitio a Gibraltar]] (1779) y en [[1780]], siendo comandante de la flota de [[Azores]]. Fracasó en la reconquista de la [[Florida]], por lo que fue juzgado en una corte marcial que lo declaró inocente, pero le exoneró de sus responsabilidades de mando, tras lo cual fue designado director general de la Armada española, cargo que ocuparía hasta su muerte, en 1795.
[[File:Diavolo bonaiuto2.jpg|thumb|Il diavolo [[Farfarello]], dal ''Dialogo di Malambruno e Farfarello'']]
Sebbene di data incertissima si possono datare al 1820-'21,<ref name="Primo nucleo">Besomi risale alle probabili date in base agli autori e ai testi classici in esse citate e riportate nelle pagine dello Zibaldone: [[Velleio Patercolo]], 22 dicembre [[1820]]; [[De bellis civilibus]] di [[Appiano di Alessandria|Appiano]], 29 aprile [[1821]]; [[Floro]], 7 gennaio [[1821]]; [[Tacito]] 2 gennaio [[1821]] ecc.</ref> i seguenti esperimenti di ''prosette''. Dallo sporadico accenno del 1820, l'opera cresce fino alle dichiarazioni esplicite del 1821 al Giordani:<ref name=" dichiarazioni esplicite">''[[s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]]'', pp. 1393-94, 27 luglio 1821; ''[...]trattato in prosa alla maniera di Luciano'', da una lettera a [[Pietro Giordani]] del 6 agosto 1821, n° 202.</ref>
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati|Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati]]
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo tra due bestie, p. e. un cavallo e un toro|Dialogo tra due bestie, p. e. un cavallo e un toro]]''
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo di un cavallo e un bue|Dialogo di un cavallo e un bue]] e relative aggiunte''
* ''[[Appendice alle Operette morali#Dialogo: Galantuomo e Mondo|Dialogo: Galantuomo e Mondo]]''
* ''primo frammento di [[Appendice alle Operette morali#Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello|Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello]]''
 
Nei dialoghi sono presenti alcune caratteristiche tipiche delle stile lucianeo ([[conversazione]] agli [[inferno|inferi]], forme di comicità bassa, ecc.) che diventeranno proprie della [[#Analisi delle Operette|produzione maggiore]].
Su hermano [[Fernando de Ulloa|Fernando]] fue ingegnere capo de las obras del [[Canal de Castilla]]. De su matrimonio con la limeña Francisca Ramírez de Laredo tuvo seis hijos, de los cuales [[Francisco Javier de Ulloa|Francisco Javier]] también se dedicó a las armas, tomando parte en la [[batalla de Trafalgar]] y llegando a ser ministro de Marina, director general de la Armada y capitán general.
[[File:Porphyry.jpg|thumb|Il filosofo [[Porfirio]], dal ''Dialogo di Plotino e Porfirio'']]
Il tema principale di questo nucleo è la ''penitenza della virtù'',<ref name="Penitenza della virtù">Concetto introdotto nel ''Bruto minore'' e nella [[#Comparazione delle sentenze di Bruto Minore e di Teofrasto vicini a morte|Comparazione delle sentenze di Bruto Minore e di Teofrasto vicini a morte]] è approfondito nella [[#Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello|Novella: Senofonte e Niccolò Machiavello]] e nel [[#Dialogo: Galantuomo e Mondo|Dialogo: Galantuomo e Mondo]]: vi compare la concezione della vanità della vita e della sapienza, che si traduce in un'[[apostasia]] della stessa gloria e della stessa virtù che non è una situazione propria degli antichi ma solo dei moderni. Cfr. W. Binni, ''La protesta di leopardi'' pp.136-167.</ref> ovvero la scelta di una scrittura morale che non può più insegnare ''quegli errori magnanimi'' che ''abbelliscono la nostra vita''[...]. Questi errori sono la [[virtù]] e la gloria. La nuova scrittura rinuncia alla poesia (lirica) e alla persuasione dell'entusiasmo; e consiste, molto praticamente, nell'astensione dall'impegno politico e [[filantropia|filantropico]]. Resta solo l'ironia e il gioco fine a sé stesso: a confronto sono presi [[Senofonte]] e [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]], la [[Ciropedia]] e il [[Principe]].
 
I dialoghi e le novelle sono costantemente intrecciati e variati: è difficile se non impossibile tracciare un quadro d'insieme. Mutano continuamente situazioni, personaggi, luoghi e tempi; «''emerge un mondo bizzarro di gusto popolare e fanciullesco, pieno di grazia e di geniale vanità''».<ref name="LC">{{cita libro|autore=L. Celerino|titolo=Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana ''Le Opere'' vol. III|città= Torino|editore=UTET|anno=1995}}</ref> Ben rappresentato appare il ''piacere della variazione'', della discontinuità: il lettore è provocato e stimolato; la conclusione del libro viene lasciata alla sua responsabilità. Questo aspetto troverà la sua più compiuta attuazione nel [[#Dialogo di Plotino e di Porfirio|Dialogo di Plotino e di Porfirio]].
== Opere ==
[[File:20061001 - Mitad del Mundo (busto de Antonio de Ulloa).jpg|thumb|200px|Busto de Antonio de Ulloa en el emplazamiento turístico ecuatoriano de [[Mitad del Mundo]].]]
 
Gli abbozzi del '20-'21 riportano temi [[tirannia|antitirannici]] e contro l'[[antropocentrismo]]. La forte coloritura politica, che sparirà successivamente per essere ripresa solo nelle ultime operette, costituirà uno spunto di riflessione talmente profondo da far mutare l'atteggiamento psicologico, filosofico-morale e letterario dell'autore, tanto da riconsiderare la forma stessa dell'espressione: è questo il passaggio dalla poesia alla verità, ''alla prosa'':
* ''Tratado físico e historia de la aurora boreal'' ([[1752]])
* ''Modo de facilitar los correos de España con el reyno del Perú'' ([[1765]], publicada en Sevilla en [[2001]])
* ''Noticias americanas: entretenimientos físico-históricos sobre la América meridional, y la septentrional oriental: comparación general de los territorios, climas y producciones en las tres especies vegetal, animal y mineral'' ([[1772]])
* ''Observación en el mar de un eclipse de sol'' ([[1778]])
* ''Conversaciones de Ulloa con sus tres hijos en servicio de la Marina'' ([[1795]]).
 
{{citazione|[...] Non solo alla lingua francese (come osserva la [[Madame de Staël|Staël]]), ma anche a tutte le altre moderne, pare che la prosa sarebbe più confacente del verso alla poesia moderna|Giacomo Leopardi, ''[[Zibaldone|Zibaldone di pensieri]]'', pp. 2171-2172, 26 novembre [[1821]]}}
=== In collaborazione con Jorge Juan ===
* ''Plan del camino de Quito al río Esmeraldas, según las observaciones astronómicas de Jorge Juan y Antonio de Ulloa'' ([[1736]]–[[1742]])
* ''Observaciones astronómicas y físicas hechas en los Reinos del Perú'' (Madrid, [[1748]])
* ''Relación histórica del viaje hecho de orden de su Majestad a la América Meridional'' (Madrid, [[1748]])
* ''Disertación Histórica y Geográfica sobre el Meridiano de Demarcación entre los dominios de España y Portugal'' ([[1749]])
* [http://kuprienko.info/jorge-juan-y-antonio-de-ulloa-noticias-secretas-de-america/ ''Noticias Secretas de América, sobre el estado naval, militar y político del Perú y provincia de Quito''] ([[1748]], publicadas en Londres en [[1826]]), cuya publicación fue prohibida por el gobierno español.
 
[[File:Pietro Giordani.jpg|thumb|[[Pietro Giordani]]. Letterato d'indole [[liberalismo|liberale]], nel 1816 iniziò un rapporto epistolare con Leopardi, a cui fece visita nel 1818. Il Giordani incoraggiò e favorì la conoscenza del recanatese presso gli ambienti culturali più importanti dell'epoca. Provava per il poeta grande stima ed affetto: Giacomo lo definì ''cara e buona immagine paterna''.<ref name="Pietro Giordani">Giordani rimase molto colpito dalla morte del poeta, come esprimono alcune lettere inviate agli amici:
== Referencias bibliográficas ==
{{citazione|L'afflizione per Leopardi è nelle midolle; e vi durerà. Non è da dolere che abbia finito di penare; ma sì che per 40 anni abbia dovuto desiderar di morire: questo è il dolore immedicabile [...]. Io confesso di non aver pianto: ma una tristezza invincibile mi avvelena ogni piacere che qui potrei gustare.|[[Torino]], 12 luglio [[1837]]}} In seguito i suoi pensieri riguardo alla memoria dell'amico cambiarono radicalmente: {{citazione|Quando cominciò ad essere conosciuto, non mi scrisse più: quando a Firenze andavo a trovarlo, non mi parlava. Nelle sue scritture ha posto molti, di me non mai parola. Pare che il cuore non corrispondesse all'ingegno, altri ancora l'han detto ingrato. Ma questo non fa nulla.|1º ottobre [[1839]]}}{{citazione|Io credo che originalmente Giacomo avesse cuor buono ed affettuoso, ma credo che poi si fosse fatto molto egoista. Per me passò dalle smanie amorose a più che indifferenza, ed ebbe gran torto.|28 maggio [[1840]]}}</ref>]]
* Losada, M. y Varela, C. (ed. lit.). (1995) ''Actas del II Centenario de Don Antonio de Ulloa''. Sevilla: Escuela de Estudios Hispanoamericanos, CSIC: Archivo General de Indias. ISBN 84-00-07523-4.
* Los tenientes de navío Jorge Juan y Santacilia y Antonio de Ulloa y de la Torre-Guiral y la medición del Meridiano. Julio F. Guillén Tato. Ed.: Madrid, Caja de Ahorros de Novelda, 1973
 
Tra il '22 e il '23 il poeta trascrive in una pagina dello Zibaldone, indicata come ''progetti letterari'' un indice approssimativo di 17 operette. Molti dialoghi e novelle sono già presenti ma con un titolo provvisorio:
== Enlaces externos ==
* [http://www.ub.es/geocrit/sn-4.htm La mina de mercurio de Huancavelica: entre los intentos de reforma de Antonio de Ulloa y el continuismo de Carlos de Beranger]
* [[s:es:Antonio de Ulloa (Retrato)|Retrato de Antonio de Ulloa]] con un epítome sobre su vida incluido en el libro [[s:es:Retratos de Españoles ilustres|Retratos de Españoles ilustres]], publicado en el año de 1791.
 
# Salto di Leucade
{{BD|1716|1795|De Ulloa, Antonio}}
# Egesia pisitànato
# Timone e Socrate
# Natura ed anima
# Principe del nuovo Cinosarge
# Seconda gioventù
# Misènore e Filènore
# Beppo
# Tiresia
# Astuzia e Forza
# Tasso e Genio
# Galantuomo e Mondo
# Asinaio ed Asino o l'Aponòsi
# I due topi
# Ippocrate e Democrito
# Il rosignuolo e la rosa
# Il sole e l'ora prima, o, Copernico
 
=== L'edizione definitiva ===
[[Categoría:Científicos de Sevilla]]
La versione definitiva delle ''Operette morali'' che oggi conosciamo segue questo ordine:
[[Categoría:Científicos de España del siglo XVIII]]
[[File:Ridolfo Ghirlandaio Columbus.jpg|thumb|Ritratto di [[Cristoforo Colombo]], dal ''Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Guitierrez'']]
[[Categoría:Descubridores de elementos químicos]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Storia del genere umano|Storia del genere umano]]'', 19 gennaio / 7 febbraio [[1824]]
[[Categoría:Gobernadores de Luisiana]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo d'Ercole e di Atlante|Dialogo di Ercole e di Atlante]]'', 10 / 13 febbraio '24
[[Categoría:Militares de Sevilla]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Moda e della Morte|Dialogo della Moda e della Morte]]'', 15 / 18 febbraio '24
[[Categoría:Marinos de España del siglo XVIII]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Proposta di premi fatta all'Accademia dei Silografi|Proposta di premi fatta all'Accademia dei Sillografi]]'', 22 / 25 febbraio '24
[[Categoría:Orden de Santiago]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo|Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo]]'', 2 / 6 marzo '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Malambruno e di Farfarello|Dialogo di Malambruno e di Farfarello]]'', 1 / 3 aprile '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Natura e di un'Anima|Dialogo della Natura e di un'Anima]]'', 9 / 14 aprile '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Terra e della Luna|Dialogo della Terra e della Luna]]'', 24 / 28 aprile '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#La scommessa di Prometeo|La scommessa di Prometeo]]'', 30 aprile / 8 maggio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di un fisico e di un metafisico|Dialogo di un fisico e di un metafisico]]'', 14 / 19 maggio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo della Natura e di un Islandese|Dialogo della Natura e di un Islandese]]'', 21 / 30 maggio '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare|Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare]]'', 1 / 10 giugno '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Timandro e di Eleandro|Dialogo di Timandro e di Eleandro]]'', 14 / 24 giugno '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Il Parini, ovvero Della Gloria|Il Parini, ovvero Della Gloria]]'', 6 luglio / 30 agosto '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie|Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie]]'', 16 / 23 agosto '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Detti memorabili di Filippo Ottonieri|Detti memorabili di Filippo Ottonieri]]'', 29 agosto / 26 settembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Guitierrez|Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Guitierrez]]'', 19 ottobre / 5 novembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Elogio degli uccelli|Elogio degli uccelli]]'' 29 ottobre / 5 novembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Cantico del gallo silvestre|Cantico del gallo silvestre]]'' 10 / 16 novembre '24
* ''[[Analisi delle Operette morali#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]]'', autunno [[1825]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Il Copernico|Il Copernico]]'', [[1827]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Plotino e Porfirio|Dialogo di Plotino e Porfirio]]'', '27
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere|Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere]]'', [[1832]]
* ''[[Analisi delle Operette morali#Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]]'', '32.
 
== Storia editoriale ==
[[:ca:Antonio de Ulloa]]
{{Nota
[[:de:Antonio de Ulloa]]
|allineamento = destra
[[:en:Antonio de Ulloa]]
|larghezza = 330px
[[:fr:Antonio de Ulloa]]
|titolo = Indice autografo del '24
[[:ja:アントニョ・デ・ウリョーア]]
|contenuto =
[[:pl:Antonio de Ulloa]]
 
[[:simple:Antonio de Ulloa]]
:1. ''Storia del genere umano'' (dal 19/01-7/02/1824)
[[:sl:Antonio de Ulloa]]
:2. ''Dialogo d'Ercole e Atlante'' (10-13/02/1824)
[[:sv:Antonio de Ulloa]]
:3. ''Dialogo della Moda e della Morte'' (15-18/02/1824)
:4. ''Proposta di premi fatta all'Accademia del Sillografi'' (22-25/02/1824)
:5. ''Dialogo di un lettore di umanità e di [[Sallustio]]''<ref name="Dialogo Sallustio">Escluso dall'edizione finale [[#Edizione del '35|Starita]] di Napoli.</ref> (26-27/02/1824)
:6. ''Dialogo di un folletto e di uno gnomo'' (2-6/03/1824)
:7. ''Dialogo di Malambruno e di Farfarello'' (1-3/04/1824)
:8. ''Dialogo della Natura e di un'anima'' (9-14/04/1824)
:9. ''Dialogo della Terra e della Luna'' (24-28/04/1824)
:10. ''La scommessa di Prometeo'' (30/04-8/05/1824)
:11. ''Dialogo di un fisico e di un metafisico'' (14-19/05/1824)
:12. ''Dialogo della Natura e di un Islandese'' (21-27-30/05/1824)
:13. ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare'' (1-10/06/1824)
:14. ''Dialogo di Filénore e Misénore''<ref name="Dialogo FilMis">Già corretto sull'autografo in ''Dialogo di Timandro e di Eleandro''.</ref> (14-24/1824)
:15. ''Il Parini ovvero della gloria'' (6/07-13/08/1824)
:16. ''Dialogo di [[Federico Ruysch]] e delle sue mummie (16-23/08/1824)
:17. ''Detti memorabili di Filippo Ottonieri'' (29/08-26/09/1824)
:18. ''Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutìerrez'' (19-25/10/1824)
:19. ''Elogio degli uccelli'' (29/10-5/11/1824)
:20. ''Cantico del Gallo silvestre''<ref name="Dialogo Gallo">Primo dei tre finali che Leopardi cambierà nel corso delle varie edizioni, modificandone via via il messaggio.</ref>(10-16/11/1824)
:21. ''Note'' (7-13/12/1824)
 
}}
=== Edizione del '24 ===
Nel 1888 al passaggio delle carte da Antonio Ranieri alla Biblioteca Nazionale di Napoli emerse un autografo con un indice per le venti operette fino ad allora composte, diverso dalla prima e da ogni edizione a stampa nota.<ref name="Edizione Stella">In un'altra pagina compare un indice corrispondente all'edizione [[#Edizione del '27|Stella]] del 1827.</ref><br />Questo autografo è una bella copia abilmente predisposta con ampi margini per contenere note e appunti soprattutto di carattere grammaticale e stilistico. In base ai diversi colori degli inchiostri usati è stato possibile distinguere tre fasi correttorie anteriori al maggio del 1826.<ref name="Edizione Stella 2">Periodo della copia definitiva inviata a Milano all'editore Stella nel 1827.</ref> A differenza dei ''Canti'', le ''Operette morali'' non hanno subito grandi cambiamenti.<ref name="Scaletta Operette">Quasi tutte furono composte tra il gennaio e il novembre del [[1824]] eccetto: [[#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]] (autunno [[1825]]); [[#Il Copernico ovvero della gloria|Il Copernico ovvero della gloria]] e [[#Dialogo di Plotino e di Porfirio|Dialogo di Plotino e di Porfirio]] ([[1827]]); [[#Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere|Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere]] e [[#Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]] ([[1832]]).</ref>
 
Nella prima prova mai data alle stampe, è interessante la chiusura affidata al [[#Cantico del Gallo Silvestre|Cantico del Gallo Silvestre]], che richiama la novella iniziale, [[#Storia del genere umano|Storia del genere umano]]: Leopardi affida ad un essere soprannaturale un messaggio escatologico che integra il tema della morte, facendo prevalere nel libro l'aspetto più filosofico del suo pensiero. Questa immagine svanirà nelle successive edizioni, per poi essere recuperata nel dittico che il ''Cantico'' formerà con il [[#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]], introdotto da un piccola nota in calce nell'edizione del [[1835]].
 
=== Edizione del '27 ===
Conosciuta come la prima edizione ufficiale delle ''Operette morali'', è stata pubblicata a Milano da [[Antonio Fortunato Stella]], intelligente editore che seppe mediare con i rigidi censori dell'epoca.<ref>Scansione disponibile su [http://books.google.it/books?id=PDxGAAAAYAAJ Google Books]</ref> Lo Stella è da annoverare, insieme con [[Pietro Giordani|Giordani]] e il ''Montani'', tra quei personaggi che seppero comprendere lo spirito dell'opera, anche se l'Italia non era abituata a quel genere di letture. Tra il 1825 e il 1827<ref name="Edizione Stella 3">Impossibile precisare meglio la data; l'unico appunto consiste in una mezza pagina dello ''Zibaldone'', datata 8 gennaio 1827, in cui l'autore riporta alcuni ragionamenti, compiutamente poi esposti nel ''Dialogo di Plotino e di Porfirio''. Altre tracce non si trovano.</ref> Leopardi scrive tre nuove prose<ref name="Scaletta Operette">Quasi tutte furono composte tra il gennaio e il novembre del 1824, eccetto: ''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco'' (autunno 1825); ''Il Copernico ovvero della gloria'' e ''Dialogo di Plotino e di Porfirio'' (1827); Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere'' e ''Dialogo di Tristano e di un amico'' (1832).</ref> ma qui non ve n'è traccia.<ref name="Censura">La paura della censura indusse Leopardi ad attendere tempi migliori per la pubblicazione di quei testi.</ref> Dalla fitta corrispondenza del periodo, testimone delle correzioni, revisioni e commenti dell'autore, emerge ''l'unitarietà del registro retorico delle Operette''<ref name="LC">Liana Celerino, ''Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana – Le Opere vol. III'', Torino, UTET, 1995.</ref> che giustifica l'assenza di un'introduzione che spieghi il suo disegno programmatico. Nello spostamento del ''Timandro'' a chiusura del libro, la critica ha letto una sorta di ''apologia'' dell'opera contro i filosofi moderni:<ref name="Critica Moroncini">Vedi ''Giacomo Leopardi, ''Operette morali'', edizione critica a cura di F. Moroncini, Bologna, 1928.</ref> evidentemente la composizione del ''Frammento apocrifo'', che con il ''Cantico'' andrà a formare il pilastro del concetto leopardiano del ''tutto è male'', ha condizionato il cambiamento del finale. Lo spostamento del ''Dialogo della Natura e di un Islandese'', inserito tra il ''Tasso'' e il ''Parini'', è dettato da ''variatio'' letteraria: l'autore evita la successione di due operette che hanno per protagonisti due storici poeti e letterati.
 
=== Edizione del '34 ===
[[File:Niccolo Tommaseo.png|thumb|left|upright=0.7|[[Niccolò Tommaseo]]]]
La seconda edizione delle ''Operette'' fu pubblicata sei anni dopo, nel 1834 (inviata tra giugno e luglio 1833) perché la prima era letteralmente introvabile.<ref>Scansioni disponibili su Google Books [http://books.google.it/books?vid=IBNR:CR035082875] e [http://books.google.it/books?vid=IBNN:BNDON000960542].</ref> In quel periodo Leopardi soffriva di un fastidioso male agli occhi e a causa del problema alla vista, fu [[Antonio Ranieri]] ad occuparsi materialmente della stampa, presso l'editore Guielmo Piatti di [[Firenze]], che nel 1831 aveva già pubblicato i ''Canti''. Sono pubblicate per la prima volta due nuove operette: nel 1832, il poeta aveva composto: ''Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere'' e ''Dialogo di Tristano e di un amico'', quest'ultimo, posto a conclusione, è un testo polemico legato alla rottura col gruppo fiorentino dell'''Antologia''.<ref name="Antologia">Le posizioni estreme di Leopardi si scontrarono con gli aspetti più moderati dei pensieri politici e culturali di [[Gian Pietro Vieusseux]] e [[Niccolò Tommaseo]].</ref>
 
La nuova edizione è una risposta alle opinioni ostili mosse nei suoi confronti e un'occasione per riprendere in modo più radicale le riflessioni in essa contenute. Delle operette del '25-'27 ancora nessun segno, tuttavia il contenuto del ''Frammento'' si fa sentire in una nota posta al ''Cantico'' in cui l'autore dichiara: ''Questa è conclusione poetica non filosofica''; il passo successivo sarà quello di approfondire questa conclusione in un testo più ampio e articolato.
 
Da segnalare ancora una volta problemi legati alla censura. Nella ''Storia del genere umano'' compare una nota posta dal censore fiorentino ''Mauro Bernardini'':
{{citazione|L'autore protesta [...] che non ha fatta alcuna allusione [...] a veruna delle tradizioni e dottrine del [[Cristianesimo]]''.
}}
Cassate per il momento anche ''Porfirio'' e il ''Copernico'', probabilmente più per indecisione dell'autore che per paura della censura.<ref name="De Sinner">Leopardi le aveva promesse a Luigi De Sinner nell'estate del 1832: ''Non vi mando le due prose, perché avendole rivedute, ne sono stato pochissimo contento, e credo che le sopprimerò tutte e due o almeno l'una di esse''. Lettera a [[Luigi De Sinner]] del 31 luglio, 1832.</ref>
 
=== Edizione del '35 ===
[[File:Leopardi Opere Napoli 1835.jpg|thumb|Prima edizione delle opere leopardiane pubblicata a [[Napoli]] per i tipi di Saverio Starita nel 1835.]]
La terza edizione delle ''Operette'' presso l'editore Saverio Starita di Napoli, ''corretta e accresciuta'',<ref name="Starita">Vedi [[#Notizia intorno a queste Operette|Notizia intorno a queste Operette]].</ref> fa parte di un progetto per la stampa completa delle opere poetiche e in prosa di Giacomo Leopardi in tre volumi: il primo per i ''Canti'' e il secondo, diviso in due tomi, per le ''Operette''. Sfortunatamente la pubblicazione fu interrotta dalla [[censura]] e solo le prime tredici videro la luce. Leopardi aveva finalmente risolto di pubblicare ''Il Copernico ovvero della gloria'' e il ''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco''.<ref name="editore Baudry">La testimonianza si trova nei carteggi preparatori per un'edizione francese presso l'editore ''Baudry'' di cui si sarebbe occupato L. De Sinner e che solo la morte dell'autore impedì di realizzare. I materiali pronti per la [[tipografia]] sono stati conservati e usati, pur con numerose sviste, da Antonio Ranieri per la successiva edizione [[Le Monnier]].</ref>
 
{{citazione|L'edizione delle mie opere è sospesa, e più probabilmente abolita, dal secondo volume in qua, il quale ancora non si è potuto vedere a Napoli pubblicamente, non avendo ottenuto il publicetur. La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui e in tutto il mondo, sotto un nome e sotto un altro, possono ancora e potranno eternamente tutto.|Giacomo Leopardi, lettera a ''Luigi De Sinner'' del 22 dicembre, [[1836]].}}
 
Nonostante la soppressione molte copie del primo volume furono vendute con uno stratagemma: il [[frontespizio]] originale fu sostituito con il seguente: ''Prose'' di ''Giacomo Leopardi'',
Edizione corretta, accresciuta e sola approvata dall'autore, Napoli, Italia 1835.
 
=== Edizione del '45 ===
[[File:Antonioranieri1.jpg|thumb|left|upright=0.5|[[Antonio Ranieri]]]]
 
Nel 1845 uscì la prima edizione postuma presso l'editore di [[Firenze]], [[Le Monnier]] curata gelosamente da Antonio Ranieri che, sebbene piena di errori, fu costruita sull'autografo dell'autore e su i suoi appunti preparatori per l'edizione Starita e per quella parigina.<ref name="editore Baudry"/> Ranieri aggiunse alcune note al testo ma non sempre in modo puntuale.<ref name="Sviste">Numerose le sviste e gli errori, corretti nelle successive edizioni critiche, a partire dai primi del '900.</ref>
 
Il ''Frammento'' trova posto dopo il ''Cantico''.<ref name="Inserimenti">Leopardi ne discute ancora col De Sinner per l'edizione parigina nel 1835.</ref> Il ''Copernico'' e il ''Porfirio'' sono interposti a Timandro e alle operette composte per ultime. La [[palinodia]] del ''Tristano'' si conferma a conclusione dell'opera.
 
Escluso il ''Dialogo di un lettore di umanità e di Sallustio'', «per volontà dell'autore», ma nessun documento ne spiega i motivi.
 
Ad avvalorare il lavoro, che testimonia sia stata attuata la volontà di Leopardi e non quella di Ranieri, un esemplare del primo volume della Starita e un'edizione della Piatti corretta dall'autore, più alcuni autografi e bozze.<ref name="Moroncini">Gli stessi testi serviranno a F. Moroncini per fissare l'edizione critica definitiva delle [[:s:Operette morali|Operette morali]] di Giacomo Leopardi.</ref>
 
Nella stampa era presente un'avvertenza, imposta a varie operette dal censore fiorentino, padre Amerigo Barsi, per proteggere il lettore, in nome del sistema [[cattolico]], dagli errori del poeta.
 
=== Edizioni postume ===
Le basi per la prima edizione critica furono gettate dal Mestica che concentrò la maggior parte del suo lavoro sulla carte napoletane. Nonostante la morte prematura del curatore, avvenuta prima del compimento dell'opera, la casa editrice Le Monnier, approntò una nuova edizione che si basava su i suoi studi nel 1906. Ad essa seguì l'edizione di [[Giovanni Gentile]], per la Zanichelli, a [[Bologna]] nel [[1918]]<ref>Vedi l'[[s:Indice:Operette morali.djvu|edizione del 1918 di Gentile su Wikisource]].</ref> che si rifaceva all'ultima edizione curata da Leopardi, più l'autografo napoletano.
 
A questo punto [[:s:Operette morali|l'edizione critica ufficiale]] fu portata a termine da [[Francesco Moroncini]], e ad esse si rifanno tutte le successive edizioni. Il Moroncini, come il Ranieri ma perfezionandolo, si basò su una copia del primo volume della ''Starita'' corretta da Leopardi stesso e sulla ''Piatti'' con correzioni a mano del Ranieri dettate dal poeta. Per ''Copernico'' utilizzò una bozza corretta per il terzo volume delle ''Opere'' edizione ''Starita'' che non uscì mai, mentre per ''Porfirio'' l'edizione del '45 più riscontri con autografi.
 
=== Anteprima in riviste e giornali ===
[[File:Giovan Pietro Vieusseux.jpg|thumb|[[Giovan Pietro Vieusseux]]]]
Le ''predilette'' Operette sono state pubblicate da Leopardi anche su riviste e giornali e hanno preceduto l'edizione in volume. Queste anticipazioni autorizzate più di una volta sono state motivo di grande frustrazione. Molti gli errori e le sviste. Nella prima edizione dell'''Antologia'', contenente solo tre dialoghi<ref name="Antologia '26">''Dialogo di Timandro e di Eleandro'', ''Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez'', ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare'', scelti e curati da Pietro Giordani.</ref> e apparsi sul numero LXI del gennaio 1826, l'ultima operetta è stata inserita come prima, stravolgendo il significato del libro.
 
{{citazione|I miei Dialoghi stampati nell'Antologia, non avevano ad essere altro che un Saggio,<ref name="Operette Saggio">''Delle operette morali del conte Giacomo Leopardi / Primo Saggio'', Antologia, LXI, gennaio 1826.</ref> e però furono così pochi e brevi. La scelta fu fatta dal Giordani, che senza mia saputa mise l'ultimo per primo.|Lettera a ''Francesco Puccinotti'' del 22 giugno [[1826]], n. 454.}}
 
{{citazione|[...] Vi ringrazio dell'onore che avete fatto ai miei dialoghi di pubblicarli nel vostro Giornale, benché io m'avvegga di non aver saputo spiegare a Giordani il mio desiderio in questo proposito, e benché mi abbiano un poco umiliato i molti e tremendi errori che sono corsi nella stampa (tali che spesso nel leggerla non m'intendeva io stesso), e l'ortografia barbare che vi regna.|Lettera a [[Giovan Pietro Vieusseux|Giampietro Vieusseux]] del 4 marzo, [[1826]], n. 422.}}
 
La seconda edizione, emendata di molti errori, è apparsa sul Nuovo Ricoglitore:<ref name="Stralci di Stella">Dal nuovo Ricoglitore furono tratti nello stesso anno alcuni estratti dall'editore Stella.</ref> la prima operetta sul numero del 15 marzo 1826, le altre due sul numero del 16 aprile 1826.
 
Un'altra preoccupazione per Leopardi era la pubblicazione spezzata: l'esordio con ''La storia del genere umano'' e la chiusura sempre diversa da un'edizione all'altra testimoniano un disegno ben preciso e articolato.
 
{{citazione|L'uscir fuori a pezzi [...] nuocerà sommamente ad un'opera che vorrebb'esser giudicata nell'insieme, e dal complesso sistematico, come accade a ogni cosa filosofica, benché scritta con leggerezza apparente|Giacomo Leopardi, lettera ad Antonio Fortunato Stella del 6 dicembre, [[1826]], n. 494.}}
 
{{citazione|È vero che darà poi tutto il libro in una copia, ma il primo giudizio del pubblico sarà già stato formato sopra quei pezzi usciti a poco a poco, e molto lentamente: e il primo giudizio, è quello che sempre resta|Ibidem, ss.}}
----
 
Il fianco a malintesi, anche da parte degli editori, si presta principalmente ''per l'assenza nella struttura di qualsiasi elemento di sistematicità''.<ref name="LC"/>
{| style="margin-bottom:.5em; border:1px solid #CCC; text-align:left; font-size:95%; background:#ffffff"
|style="padding:0 .5em"| [[File:Exquisite-kfind.png|20px]]
|style="width:100%"| ''Per approfondire, vedi {{#if: {{{sezione|}}}
 
== Modelli e fonti ==
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 280px350px
|titolo = ImagoSatira indexMenippea
|contenuto =
Genere di satira risalente all'opera del polemista greco [[Menippo di Gadara]] (II secolo a.C.), praticato poi da [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]]; ebbe profondi influssi su [[Petronio Arbitro|Petronio]] e soprattutto su [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] (''[[Apokolokyntosis]]'') e [[Luciano di Samosata]]. La menippea è caratterizzata da mescolanze volutamente disarmoniche tra prosa e versi: la forma letteraria da cui deriva è il [[prosimetro]].
[[File:G.-LEOPARDI-002.jpg|center|180px]]<center><small>[[Recanati]]<br><br>
Lo scrittore produce un'alternanza frequente, non episodica, di prosa e versi, (esempi, oltre i classici, sono la ''[[Vita Nuova]]'' di [[Dante Alighieri|Dante]], l<nowiki>'</nowiki>''[[Ameto]]'' di [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], l'''[[Arcadia]]'' di [[Jacopo Sannazaro|Sannazaro]]); di serietà e comicità (il cosiddetto ''spoudogeloion'', lo stile ''serio-comico'' usato dal filosofo greco Menippeo e dalla menippea in generale, in cui è data formulazione scherzosa e trattamento comico ad argomenti filosofici); di realismo popolare e di raffinate citazioni o parodie letterarie.
[[File:G.-LEOPARDI-005.jpg|center|180px]]Torre civica (Recanati)<br><br>
 
[[File:G.-LEOPARDI-007.jpg|center|180px]]Municipio (Recanati)<br><br>
[[File:Lucian Samosata.warj.png|right|80 px]]
[[File:G.-LEOPARDI-037.jpg|center|180px]]Resti della tomba (Giardino Casa Leopardi)<br><br>
'''Luciano di Samosata''', è stato un retore-narratore dalla ricca vena
[[File:G.-LEOPARDI-047.jpg|center|180px]]Piazzetta del ''Sabato del villaggio (vista dalla stanza privata di Leopardi)<br><br>
umoristica vissuto nel II secolo d.C. Nella sua opera imprime nuove tendenze al dialogo, alla parodia e alla satira ''menippea''. Nel ''corpus'' di Luciano figura (non è suo, ma forse deriva da una sua opera narrativa andata perduta) quel ''Lucio o l'Asino'' che documenta un perduto modello del romanzo di [[Apuleio]].<ref name="Apuleio">Vedi anche '''Lucio di Patre''': presunto autore di un romanzo ''Metamorfosi'': le generalità concordano con il protagonista del Lucio o l'Asino attribuito a Luciano, e la notizia rinvia al complicato problema delle fonti delle ''Metamorfosi'' apuleiane.</ref>
[[File:G.-LEOPARDI-040.jpg|centre|180px]]Il sentiero che conduce al colle de ''L'infinito''</small>
}}
Il modello principale è l'antica [[satira menippea]]. Nelle ''Operette'' domina l'imitazione dei ''[[s:Dialoghi dei morti|Dialoghi dei morti]]'' di Luciano, che per Leopardi è un modello di stile.<ref>[[Zibaldone]] pag. 1394 (27 luglio 1821): ''le armi del ridicolo ne' dialoghi e novelle Lucianee ch'io vo preparando''.</ref> In Italia non è mai esistito niente di simile. Ne imita la comicità e le mosse umoristiche e argute, muovendosi dal sostenuto al dialogo basso e all'imitazione gratuita.<ref>L'orchestrazione di stili diversi si fa maggiormente evidente quando dai dialoghi di Leopardi prende avvio un discorso sul ''vero''.</ref>
Si indicano come i '''sette sapienti greci''' o i ''' sette savi''' alcuni [[filosofia|filosofi]] dell'[[antica Grecia]], in particolare del VI sec. a.C., che venivano dai loro contemporanei riconosciuti come uomini degni di essere ascoltati.
La variazione di numerosi inserti all'interno delle stesse ''Operette'', ''enfatizzano il [[paratesto]] per svuotarlo di significato'':<ref name="LC">L. Celerino, ''Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana ''Le Opere vol. III'', Torino, UTET, 1995.</ref> su tutte ''Federico Ruysch'', in cui troviamo contemporaneamente, novella fantastica, teatro comico, dialogo dei morti e coro finale che ripropone un genere molto antico-, ''Il cantico'', canto ridotto in prosa, temi comici accanto a temi biblici, contrasti che nella scrittura ricordano lo stile ebraico o il moderno francese ecc.
 
{{citazione|Lo scriver francese tutto staccato, dove il periodare non è mai legato col precedente[...], il cui stile non si dispiega mai, [...] è una specie di Gnomologia. In questa qualità, lo scriver francese rassomiglia allo stile orientale il quale anch'esso [...] è tutto spezzato come si vede ne' libri poetici e sapienzali della scrittura.|Giacomo Leopardi, ''[[:s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]], pp. 2615-16.}}
== Storia ==
 
La finzione del manoscritto ha come prototipo il [[Pulci]],<ref name="Pulci">L. Pulci, ''Morgante maggiore'', XIX vv. 153-54</ref> mentre il ''Prometeo'' e l'''Islandese'' sono il miglior esempio di fusione tra narrazione e dialogo. Nel ''Parini'' è sperimentato anche il trattato alla maniera di [[Cicerone]].
Tale riconoscimento non è però unanime, la lista dei nomi varia infatti a seconda dell'autore che la scrive. Sono sempre gli stessi i primi quattro. Essi sono:
 
''La scrittura alla maniera di Luciano'' è una scelta che mira ad innalzare la commedia e il miglior procedimento per assecondare la sua immaginazione, sicuramente non un semplice esercizio retorico, o ''[[#Bazzecole grammaticali|bazzecole grammaticali]]''.
* [[Solone]] da [[Salamina]]
* [[Talete]] di [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]]
[[File:Thales.jpg|thumb|right|160px|Incisione di un busto di Talete]]
* [[Biante]] di [[Priene]]
* [[Pittaco]] da [[Mitilene]]
* [[Cleobulo]] da [[Lindo]]
* [[Chilone]] di [[Sparta]]
* [[Misone]] di [[Chene]]
 
Non si trova nella [[letteratura italiana]] un modello per le ''Operette'' ovvero un ''altro libro di argomento profondo e tutto filosofico e metafisico''.<ref name="Libro profondo">Lettera ad Antonio Fortunato Stella, del 6 dicembre [[1826]].</ref>
[[Platone]], che fu il primo ad enumerare i sette saggi (in), li elenca così:
Per la contaminazione di generi e la varietà di registri stilistici interni Leopardi è stato preceduto dall'Alberti delle ''Intercenales''.<ref name="Alberti">Testo che il Leopardi non conosceva.</ref> L'erudizione, quindi le sterminate fonti e riferimenti culturali, dotti, sono un travestimento letterario ''responsabile del tono ludico e parodico del testo''.<ref name="LC"/>
 
Leopardi si rifà al genere espresso da Luciano e gli autori che ad esso si sono ispirati, come il Machiavelli della Vita di Castruccio Castracani o la Vita di Leon Battista Alberti, in chiave moderna ''Life and Opinions of [[Tristram Shandy]], Gentleman'' (vedi l'Ottonieri<ref name="Detti memorabili">La novella ''Detti memorabili di Filippo Ottonieri'' riprende anche i ''memorabilia'' di [[Socrate]], stesi dai suoi allievi, in particolare [[Senofonte]].</ref>) di [[Laurence Sterne]].<ref name="Foscolo">Modello ripreso già da [[Ugo Foscolo]] con la ''Notizia intorno a Didimo Chierico''.</ref> Per la battuta di Malambruno (''Fammi felice per un momento di tempo'') e il gioco a palla di Ercole e Atlante è stato tirato fuori il [[Faust]] di [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]].<ref name="Marzot">G. Marzot, ''Storia del riso leopardiano'', Messina-Firenze 1966.</ref>
{{Quote|Di questi vi era Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse anche Chilone spartano|''[[Protagora]]'' 343a|<small>Τούτων ἦν καὶ Θαλῆς ὁ Μιλήσιος καὶ Πιττακὸς ὁ Μυτιληναῖος καὶ Βίας ὁ Πριηνεὺς καὶ Σόλων ὁ ἡμέτερος καὶ Κλεόβουλος ὁ Λίνδιος καὶ Μύσων ὁ Χηνεύς, καὶ ἕβδομος ἐν τούτοις ἐλέγετο Λακεδαιμόνιος Χίλων.</small>|lingua=grc}}
 
[[Socrate]] rappresenta un modello di filosofia, fondatore della morale della cultura occidentale: Leopardi riteneva proprio l'[[etica]] la parte più importante della filosofia in generale. Tuttavia in alcuni momenti dell'Ottonieri, finisce per costruire un testo di maniera, molto libresco e poco vero.
[[Diogene Laerzio]] nelle sue vite dei filosofi ragguaglia invece le successive elaborazioni di tale lista:
 
Buona parte dei dialoghi leopardiani possiede una natura filosofica di matrice scettica, caratteristica della letteratura moralistica, sia antica (Luciano) che moderna ([[Illuminismo]]). Per difendere le sue convinzioni dall'attacco del [[Niccolò Tommaseo|Tommaseo]], il poeta si rifà, per esempio, al pirronismo di [[Pierre Bayle|Bayle]]:
{{Quote|Questi erano ritenuti i (sette) saggi: Talete, Solone, Periandro, Cleobulo, Chilone, Biante, Pittaco. A questi aggiungono [[Anacarsi]] lo scita, [[Ferecide di Siro|Ferecide]] il siriaco, [[Epimenide di Creta|Epimenide il Cretese]]. Alcuni poi anche [[Pisistrato]] il tiranno|Vite dei filosofi, I 13|<small>Σοφοὶ δὲ ἐνομίζοντο οἵδε Θαλῆς, Σόλων, Περίανδρος, Κλεόβουλος, Χείλων, Βίας, Πίττακος. Τούτοις προσαριθμοῦσιν Ἀνάχαρσιν τὸν Σκύθην, Μύσωνα τὸν Χηνέα, Φερεκύδην τόν Σύριον, Ἐπιμενίδην τὸν Κρῆτα. ἔνιοι δὲ καὶ Πεισίστρατον τὸν τύραννον</small>|lingua=grc}}
 
{{citazione|Che i miei principi sieno tutti negativi, io non me ne avveggo; ma ciò non mi farebbe gran meraviglia, perché mi ricordo di quel detto di Bayle; che in metafisica e in morale, la ragione non può edificar, ma solo distruggere|Giacomo Leopardi, lettera ad Antonio Fortunato Stella del 23 agosto [[1827]], n°541.}}
Vale a dire che [[Periandro]] di [[Corinto]] era in questo caso inserito al posto di Misone.
 
Tolto Luciano, i modelli più significativi da un punto di vista di gusto meramente letterario sono principalmente [[illuminismo|illuministi]]. Di [[Bernard le Bovier de Fontenelle|Fontenelle]] apprezza la ''superficialità'' e la ''leggerezza''; il cinismo di [[Voltaire]] nel suo Candido si affaccia sullo stato d'animo dell'Islandese. La battuta di un personaggio di Christoph Martin Wieland sono all'origine della [[misantropia]] di Eleandro. Sul fronte italiano Ariosto è un autore particolarmente caro al nostro che nel Dialogo terra Luna esprime al meglio il suo ''stile comico''. Vastissima invece la mole di fonti letterarie citate più o meno direttamente dall'autore e che appartengono al suo bagaglio culturale,<ref name="BC">Spesso Leopardi riporta studi e teorie di lavori precedenti come il ''Saggio sugli errori popolari degli antichi'', ''Storia dell'Astronomia'', ''[[:s:Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani|Discorso sullo stato presente dei costumi degli italiani]]'', ''[[:s:Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica|Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica]]''.</ref> sono informazioni importanti funzionali alla creazione di un'atmosfera di divertita erudizione all'interno del testo, uno sfoggio di cultura ironica perché volutamente frivola.<ref name="Studio delle fonti">Non è stato ancora svolto, come nei lavori filologici per lo Zibaldone e i Canti, uno studio comparato degli autori e dei testi che hanno influenzato la stesura delle ''Operette''.</ref> Non semplice è il lavoro stesso di ricerca data l'alta frequenza di informazioni puntuali e dottrine in cui s'inseriscono, secondo il gusto tipico dell'autore, notizie curiose e bizzarre. Difficile quindi, distinguere, all'interno del testo, «l'ironia allusiva da ciò che è riuso poetico, memoria (volontaria o involontaria). Resta che la scrittura di Leopardi comporta sempre un fitto dialogo [[intertestualità|intertestuale]]».<ref name="LC">L. Celerino, ''Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana, ''Le Opere vol. III'', Torino, UTET, 1995.</ref>
== Pensiero ==
 
Quest'opera assume dunque un'importanza come momento necessario nell'evoluzione della spiritualità leopardiana ed i dialoghi hanno un intrinseco valore lirico e poetico.<ref>Come ben evidenziato dal critico [[Mario Fubini]], sono presenti dei ''concetti-miti'': ''Felicità'', ''Piacere'', ''Amore'', ''Speranza'', ''Natura''. [...] La ''Felicità'' appare assurda ed impossibile, ma vagheggiata e vista con affetto nelle sue effimere ed illusorie apparizioni; il ''Piacere'' è un fantasma ingannevole e vano, a noi spesso vicino; la ''Speranza'' è irragionevole e mai completamente vinta, ma suscita piacevoli immaginazioni; ''Amore'' è raro e miracoloso e ci concede l'unica vera beatitudine; la Natura è indifferente ed ostile, ma egualmente invocata e desiderata.[...]. [[Mario Fubini]], ''Introduzione a G. Leopardi'', ''Operette Morali'', Loescher, Torino, 1966, p.15 e segg.</ref>
Del pensiero dei sette sapienti non ci è giunta alcuna opera, né è possibile identificarne alcun tratto comune. Ci sono giunte tuttavia alcune massime, che si caratterizzano per la loro lapidaria laconicità.
Fra queste, ricordiamo:
* ''Conosci te stesso'' (Talete)
* ''Nulla di troppo'' (Solone)
* ''Ottima è la misura'' (Cleobulo)
* ''Non desiderare l'impossibile'' (Chilone)
 
=== Bazzecole grammaticali ===
Da questi brevi frammenti, che in pratica inaugurano la storia del pensiero occidentale, ci è possibile intravedere la formazione di un sapere di tipo etico, che si distacca dalla religione omerica tradizionale per assumere i connotati propri di un sapere oggettivo e razionale, tipicamente filosofico.
[[File:VincenzoMonti.jpg|thumb|left|upright=0.7|Vincenzo Monti]]
Le Operette morali si presentano come una raccolta di testi apparentemente slegati, senza una cornice o espliciti collegamenti tematici. Formalmente mostrano l'impiego di un elevato registro espressivo; le tecniche paratestuali coinvolgono testi fittizi, manoscritti ritrovati o volgarizzati, apocrifi. Il lettore è spinto a seguire il ragionamento da angolazioni sempre diverse.
 
Questa sistematica variazione fornisce ai testi un'inconfondibile originalità filosofica, morale e poetica. Il pensiero dell'autore non appare circostritto ad un determinato testo, ma sconfina volutamente in altre parti del libro senza soluzione di continuità. La curiosità del lettore su tematiche sensibili troverà soddisfazione proprio procedendo con la lettura.
 
Si può considerare un'opera aperta proprio per quel ''trionfo dell'immaginazione e dell'estro che governa l'invenzione in conflitto con l'attesa di una sistematicità che il titolo promette''.<ref name="LC"/>
 
L'unico esempio disponibile al tempo erano delle prosette alla ''maniera di Luciano'' di [[Vincenzo Monti]].<ref name=" bazzecole grammaticali ">Definite dall'autore ''bazzecole grammaticali'' in un passo dello Zibaldone (p. 1393, e in un lettera a Pietro Giordani del 4 agosto [[1823]], n°202.</ref> Il poeta [[Emilia-Romagna|romagnolo]] aveva rispolverato il genere, evitando l'abusato dialogo dei morti, e aveva inserito alcuni componimenti nei quattro volumi della ''Proposta di alcune correzioni e aggiunte al vocabolario della Crusca'', editi tra il [[1817]] e il [[1824]]. Leopardi analizzò con cura nel marzo del [[1821]] gli esemplari montiani prima di cominciare a lavorare al suo progetto già concepito da tempo. Nonostante l'illustre precedente, le operette resteranno un'opera originale e senza seguito nella storia della letteratura italiana.<ref>Provocazione di AsorRosa su Calvino - Palomar e le Lezioni americane ecc.</ref>
 
== Tematiche e contenuti ==
{{vedi anche|Analisi delle Operette morali}}
 
=== Il titolo ===
[[File:Plutarch at delphi.jpg|left|90px|thumb|[[Plutarco]]]]
Il titolo lega insieme i due aspetti principali dell'opera leopardiana: il carattere satirico e il fine morale.<ref name="Palumbo">[[Romano Luperini|R. Luperini]], P. Cataldi, L. Marchiani, ''La scrittura e l'interpretazione: storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea, ed. blu, vol. 2'', [[Palumbo (editore)|Palumbo Editore]], Palermo.</ref>
 
''Operette'' è un diminutivo di umiltà: si tratta di componimenti brevi, considerati piccoli in mole e in valore dall'autore.
 
La loro minuzia contribuisce a renderli, però, di un'efficacia filosofica e poetica lucida, programmatica e chiara. Il termine ''morali'' segna il contenuto filosofico: i ''mores'', i costumi, indicano la volontà di individuare nuovi modelli di comportamento, mettendo a confronto l'antichità e la modernità: implicito il richiamo agli ''[[Opuscula Moralia]]'' di [[Plutarco]].
 
L'attenuazione canonica del genere morale antico e umanistico, riporta a [[Isocrate]], di cui Leopardi volgarizza alcune ''Operette morali''<ref name="Isocrate">Tra il '24 e il '25 Leopardi s'era imbarcato in un progetto editoriale che prevedeva la traduzione di una ''Scelta di Moralisti greci'' ([[Luciano di Samosata]], [[Isocrate]], [[Plutarco]], ecc.), per l'editore Stella, che non fu mai realizzata a causa della censura milanese. Faceva parte della raccolta anche il volgarizzamento del ''Manuale di Epitteto'', l'unico completato del tutto nel dicembre del [[1825]].</ref> e [[Plutarco]], fino a [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] e al moralismo illuministico.
 
Le ''Operette'' prendono il titolo anche dal messaggio pratico, non solo teoretico che danno: proponendo un umile rimedio agli effetti funesti della filosofia moderna o della verità, recuperano l'inesperienza, le passioni e l'immaginazione dell'antichità (fondate sul falso), unico rimedio per migliorare la qualità della vita umana, e, in alternativa, suggeriscono delle tattiche di narcotizzazione per alleviare il dolore.
 
Un impegno simile sarà profuso in un altro scritto del [[1826]], il ''[[:s:Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani|Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani]]'', in cui sono evidenti le finalità politiche, morali e storiche.
 
=== Fase materialista ===
Alla fine del '24 il pensiero di Leopardi è orientato verso il [[materialismo]], come attestano le letture del [[barone]] [[Paul Henri Thiry d'Holbach|d'Holbach]] annotate nello Zibaldone. L'aspetto pessimistico, usato da una parte della critica per riferirsi alla sua filosofia è da riconsiderare perché non accettata dall'autore:
 
{{citazione|Tutto è male. [...] ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; il fine dell'universo è il male; [...] Non v'è altro bene che il non essere: non v'ha altro di buono che quel che non è; [...] tutte le cose sono cattive. [...] L'esistenza per sua natura ed essenza propria e generale, è un'imperfezione, un'irregolarità, una mostruosità. Ma questa imperfezione è una piccolissima cosa, [...] perché tutti i mondi che esistono, [...] non essendo però certamente infiniti, né di numero né di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che l'universo potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente è infinitamente piccolo a paragone della infinità vera, [...] del non esistente, del nulla. Questo sistema, benché urti le nostre idee, [...] sarebbe forse più sostenibile di quello del Leibnitz, del Pope ecc. ''che tutto è bene''. Non ardirei però estenderlo a dire che l'universo esistente è il peggiore degli universi possibili, sostituendo così all'ottimismo il pessimismo. Chi può conoscere i limiti della possibilità?|Giacomo Leopardi, ''[[:s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]]'', p. 4174, 22 aprile [[1826]].}}
 
[[File:Paul Heinrich Dietrich Baron d'Holbach Roslin.jpg|thumb|upright=0.7|[[Paul Henri Thiry d'Holbach|Barone d'Holbach]]]]
 
Il ''[[Operette morali#Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]]'' è il culmine filosofico del libro. Insieme con l'''Islandese'' e il ''Metafisico'' formano il gruppo di operette che definisce più compiutamente il materialismo leopardiano. Il fine della natura non è il bene ma la conservazione in vita degli esseri (''[[#Dialogo della Natura e di un Islandese|Natura e Islandese]]''). La vita è infelice: meglio un'esistenza breve ma intensa e ricca di forti illusioni, che una lunga, piena di emozioni dilatate e narcotizzanti.
 
''A chi piace e a chi giova questa infelicissima vita dell'universo?'' Nessun filosofo sa rispondere alla domanda. È una sconfitta del pensiero filosofico e in generale la rappresentazione dell'inadeguatezza della filosofia a spiegare la condizione del genere umano nell'universo. Il ''Cantico del gallo silvestre'', con il suo andamento lirico, snocciola monolitiche sentenze mettendo il lettore nell'attesa di una soluzione filosofica, ''Così questo arcano mirabile e spaventoso dell'esistenza universale, innanzi di essere dichiarato né inteso, si dileguerà e perderassi'', fornita nel Frammento:
 
{{citazione|I diversi modi di essere della materia [...] sono caduchi e passeggeri; ma nessun segno di caducità né di mortalità si scuopre nella materia universalmente, e però niun segno che ella sia cominciata, né che ad essere le bisognasse o pur le bisogni alcuna causa o forza fuori di sé. |Giacomo Leopardi, ''[[:s:Operette morali/Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco/Preambolo|Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco]]''}}
 
Malgrado le apparenze, resta un non finale e sarà il punto modificato più spesso dall'autore.
 
=== Leggerezza apparente ===
[[File:Giuseppe Parini pastel on paper.jpg|thumb|left|upright=0.7|Giuseppe Parini]]
All'interno delle operette si rincorrono e si sovrastano diversi temi, particolarmente cari al poeta. Un argomento spesso presente è la ''perfezione naturale''. Tale condizione implica uno stato di felicità che per natura agli uomini è impossibile conseguire (''Scommessa di Prometeo'', ''Dialogo di un Fisico e un Metafisico''), mentre è concessa ad altre specie, come gli uccelli (''Elogio degli uccelli''), simbolo del movimento continuo e armonico, rapido ed elegante. L'assenza della felicità nel mondo è la prova della sua imperfezione e la miserabile condizione umana verificata da Prometeo una verità inoppugnabile, simbolicamente costata una scommessa.
Impossibilitato a raggiungere una perfezione naturale, l'uomo può conseguire uno stato di eccellenza attraverso l'[[intelletto]] e la [[ragione]]: il ''[[Genio (filosofia)|genio]]''. È la tematica del ''Parini'' chiamato a rinnegare la gloria a causa della sproporzione esistente tra il progresso del sapere e la condizione infelice del genio. Situazione toccata anche nel ''Dialogo della Natura e di un'Anima'' dove la gloria è associata ad una condizione umana miserevole in cui grandezza e infelicità sono due aspetti inseparabili e i grandi ingegni mal si relazionano col resto del mondo (vedi anche l<nowiki>'</nowiki>''Ottonieri''). L'Anima pertanto chiederà d'essere ''alluogata'' nell'essere umano più imperfetto e stupido.
 
Altro tema che ricorre attraverso più operette è il [[suicidio]] indicata nella ''Storia del genere umano'' come ''morte preposta o preponibile alla vita''. È un desiderio proprio dell'essere umano, estraneo a tutti gli altri esseri viventi. Nel ''Fisico e Metafisico'', Leopardi spiega come ''non la vita ma la felicità è amata dall'uomo''.
 
L'analisi tra antichi e moderni è esplorata nel ''Timandro'', nel ''Tristano'', nel ''Dialogo d'Ercole e Atlante'', e ''Moda e Morte''. La vitalità antica si oppone all'inerzia moderna: Ercole e Atlante giocano a palla con la terra, leggera e senza vita; la Moda ha fatto sparire gli esercizi e le fatiche che fanno bene al corpo e spento nell'uomo il desiderio di gloria e d'immortalità, proprio degli antichi; nel ''Parini'' si svolge l'argomentazione della superiorità dell'azione sul pensare e lo scrivere.<ref name="Vittorio alfieri">Il ripiego dell'uomo sulle lettere e la filosofia è pensiero alfieriano che il ''Parini'' cita esplicitamente.</ref>
 
La teoria del piacere derivante dall'idea di ''vastità'' e ''indefinito'' è l'argomento più famoso e conosciuto dell'autore, ampiamente esplorato nelle altre opere maggiori, Zibaldone<ref name="Zibaldone piacere">[[s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]] pp. 51, 77, 105, 157-158, '''teoria del piacere 165-189''', 230, 246, 271, 384, 400-401, 532-535, 646-650, 826-829, 1025, 1044, 1382, 1456-1457, 1464-1465, 1507-1508, 1574-1575, 1580-1581, 1583, 1746, 1758-1759, 1777-1778, 1779, 1826-1827, 1916, 2017-2018, 2157-2159, 2526-2527, 2528-2529, 2549-2555, 2599-2602, 2629, 2685, 2702-2703, 2883-2884, 3315-3316, 3501-3502, 3514, 3525, 3550-3552, 3622, 3713-3715, 3745-3747, 3814, 3823-3824, 3835, 3876-3878, 3895, 3909-3910, 3921, 4043, 4061, 4074, 4087, 4095, 4126, 4127-4132, 4175, 4180-4181, 4250, 4266-4267, 4273-4274, 4283-4284, 4288, 4305, 4415, 4418, 4472.</ref> e Canti. Ad essa si ricollegano diversi temi minori: la [[noia]], che deriva dall<nowiki>'</nowiki>''assuefazione'' e da una vita priva di grandi azioni (''Tasso'', ''Porfirio''); il ''rischio'' e la ''distrazione'', che allontanano l'uomo dal tedio e per pochi attimi catturano l'essenza della vita, tanto più la si mette in gioco (''Colombo'', ''Elogio degli uccelli'', ''Storia del genere umano''); i grandi sentimenti, gli unici in grado di ''mover il core a grandi azioni''; e infine lo ''stupore'', vissuto nel sogno, attraverso la meraviglia degli antichi, nei fanciulli, nei non civilizzati e nei solitari.
[[File:Torquato Tasso.jpg|thumb|upright=0.7|Torquato Tasso]]
 
Per Leopardi la vita è dolore, mentre la morte è cessazione del dolore. È un tema molto ricorrente, quasi il pilastro del suo pensiero. Il poeta propone vari modi per combattere il dolore. Lo stesso sonno (''Dialogo Malambruno e Farfarello'') aiuta quando rende la realtà vaga e incerta, mai ben definita (secondo la teoria del piacere), oppure attraverso l'assunzione di sostanze narcotiche come gli alcolici (''Tasso''). La morte non è ''molto dissimile dal diletto che è cagionato agli uomini dal languore del sonno, nel tempo che si vengono addormentando'' (Ruysch).
 
{{citazione|Pare che l'essere delle cose abbia per suo proprio e unico obbietto il morire [...] le creature animate [...] in tutta la loro vita, ingegnandosi adoperandosi e penando sempre, non patiscono veramente per altro, e non si affaticano, se non per giungere a questo solo intento della natura, che è la morte|Giacomo Leopardi, ''[[#Cantico del gallo silvestre|Cantico del gallo silvestre]]''}}
 
La noia può essere combattuta con ''il sonno'' (effetto narcotizzante: ''l'oppio'') ma è il ''dolore'', il rimedio (''Tasso''). È il sentimento più potente di tutti, ''perché l'uomo mentre patisce, non si annoia per niuna maniera''. Per Leopardi è impossibile la felicità, mentre il patimento è necessario alla vita.
 
== Lingua e stile ==
[[File:Francesco Hayez 040.jpg|thumb|upright=0.8|[[Alessandro Manzoni]]]]
La scelta della lingua va inquadrata all'interno di un ambizioso progetto letterario:
 
{{citazione|Chiunque vorrà far bene all'Italia, prima di tutto dovrà mostrarle una lingua filosofica, senza la quale io credo ch'ella non avrà mai letteratura moderna sua propria, e non avendo letteratura moderna propria, non sarà mai più nazione.|Lettera a Pietro Giordani del 13 luglio [[1821]], n°201.}}
 
Lo stile delle ''Operette'' è incisivo, ironico e serrato, caratterizzato da un linguaggio chiaro e puntuale, con l'effetto di trattare con estrema lucidità le tematiche fondamentali.
 
Leopardi rifiuta le due soluzioni moderne: ''puristica'' da un lato, ''francesizzante'' dall'altro. Scartato anche il modello ''[[ipotassi|ipotattico]]'', latineggiante, caro all'amico Giordani. La scelta è per il recupero nell'italiano, a tutti i suoi livelli (popolare incluso), di tutto quello che c'era di analogo al greco attico.
 
La ricchissima varietà della lingua italiana,<ref name="Varietà lingua italiana">Scrive Leopardi: {{citazione|[...] quella sua immensa facoltà di dare ad una stessa parola, diverse forme, costruzioni, modi [...].|[[s:Zibaldone|Zibaldone di pensieri]], pp. 1332-34, 17 luglio [[1821]].}}</ref> avrebbe permesso di recuperare un linguaggio antico ma funzionale, col quale l'autore avrebbe ottenuto principalmente una semplificazione sintattica: meno ricorso all'[[ipotassi]], alle figure retoriche e all'inversione dell'ordine delle parole.
 
Importanti sono i procedimenti che individuano l'intensificazione emozionale: moltiplicazione verbale e accumulo di proposizioni; uso di elativi e di voci perplesse e indefinite.
 
Molte Operette hanno la struttura del dialogo, sulla base dello stile della trattazione filosofica dell'antica [[Grecia]] o del settecento [[illuminismo|illuminista]]; le narrative mostrano l'impronta di [[Cicerone]], [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]], [[Miguel de Cervantes|Cervantes]], [[Ugo Foscolo|Foscolo]], [[Goethe]], [[Laurence Sterne|Sterne]] e l'[[Vittorio Alfieri|Alfieri]].
 
=== Il paradosso ===
[[File:G.-LEOPARDI-047.jpg|thumb|left|upright=1.4|La Piazzetta de "Il Sabato del Villaggio", vista dalla stanza di Giacomo.]]
La tecnica usata dall'autore viaggia come anche altre soluzioni su due piani: uno strutturale: lo scrivere un libro di filosofia morale per vivere meglio, consapevole dell'impossibilità di arrecare qualche bene; l'altro microstrutturale: mettere insieme all'interno dei dialoghi sentenze antiche e motti moderni.<ref name="Paradosso">Uno di D'Alambert: {{citazione|Va figliuola mia prediletta, che tale sarai tenuta e chiamata per lungo ordine di secoli. Vivi e sii grande e infelice.|[[#Dialogo della Natura e di un'Anima|Dialogo della Natura e di un'Anima]]}} e uno di [[Pirrone]]: {{citazione|[...] (La vita) dà luogo a creder vera quella sentenza di Pirrone, che dalla vita alla morte non è divario. Il che se io credessi, ti giuro che la morte mi spaventerebbe non poco. Ma in fine, la vita debb'essere viva, cioè vera vita; o la morte la supera incomparabilmente di pregio''.|[[#Dialogo di un fisico e di un metafisico|Dialogo di un fisico e di un metafisico]]}}</ref>
 
Lo strumento del paradosso è parte necessaria del pensiero filosofico e insieme con l'ironia non può essere scisso dal discorso leopardiano. Nelle ''Operette'' predomina un intento ludico studiato per far [[Riso (ridere)|sorridere]] il lettore. La presenza di una volontà di ''distruggere'' i costumi del tempo, implica un continuo ricorso ''all'azione ironica'', strumento necessario per costruire una fitta trama di relazioni che hanno come scopo ultimo il rifiuto dell'oggetto deriso e, allo stesso tempo, la proposta di un differente modello di vita:<ref name="Palumbo"/> ciò permette all'autore di giocare e scherzare con i comportamenti umani contemporanei e allo stesso tempo mantenere la finalità ''morale'' dell'opera.
 
Il riso ha poi una funzione medicamentosa, che allevia i dolori dell'essere umano causati dalla nuda verità. Secondo Leopardi è uno dei pochi mezzi con cui l'uomo può accrescere la propria vitalità ([[#Elogio degli uccelli|Elogio degli uccelli]]).
 
=== Prosopopea ===
Il continuo ricorso di Leopardi ad esseri immaginari, (gnomi, folletti, mummie, ecc.), storici ([[Torquato Tasso]], [[Cristoforo Colombo]], [[Giuseppe Parini]], ecc.), mitologici ([[Ercole]], [[Atlante (mitologia)|Atlante]], [[Giove (divinità)|Giove]]...), filosofici ([[Plotino]], [[Porfirio]], Amelio), letterari ([[Malambruno]], [[Farfarello]]...), comuni (passeggeri, islandesi, venditori ambulanti...), inanimati (la Terra, la Luna...), simbolici (la Natura, l'Anima, la Morte, la Moda...) sono una satira dell'antropocentrismo, la derisione del progresso moderno e di una società in cui prevale un odio distruttore. Tutti i protagonisti possiedono una forte rappresentatività simbolica, ottenuta attraverso la tecnica dello straniamento e della [[prosopopea]] che rende animati elementi che non lo sono.
 
Leopardi non ha mai voluto comparire nel testo. Nega la sua realtà di personaggio ideologico.
 
{{citazione|Avrei voluto fare una prefazione alle Operette morali, ma mi è paruto che quel tuono ironico che regna in esse, e tutto lo spirito delle medesime escluda assolutamente un preambolo; e forse Ella, pensandovi, converrà con me che se mai opere dovette essere senza prefazione, questa lo debba in particolar modo.|Giacomo Leopardi, lettera ad Antonio Fortunato Stella del 10 giugno, [[1826]].}}
 
Nessun protagonista è Giacomo, tutti sono complici, portavoci del suo pensiero e degli affetti più riposti: il ricorso alla citazione continua, all'argomentazione discorsiva da un lato, le preoccupazioni didascaliche, il paradosso e l'ironia dall'altro, provocano nel lettore un senso di straniamento e sorpresa; una condizione, fortemente cercata dall'autore, che la personificazione, a qualsiasi livello, finirebbe per annullare.
 
== ''Appendice'' delle Operette morali ==
[[File:G.-LEOPARDI-040.jpg|thumb|upright=0.8|Il sentiero che conduce al Colle de "L'infinito", nei pressi di casa Leopardi.]]
{{vedi anche|Appendice alle Operette morali}}
L'''Appendice'' delle Operette morali è stata messa insieme per la prima volta in un'edizione critica da Francesco Moroncini, raccogliendo testi di provenienza diversa, ma riconducibili al disegno programmatico dell'autore, in particolar modo il nucleo primordiale dell'opera, costituito da quei testi che Leopardi aveva definito, in una lettera al Giordani, ''Prosette satiriche''.<ref name="Prosette satiriche"/>
 
== Le ''Note'' delle Operette ==
Le ''Note'' delle ''Operette morali'', in totale sessantadue,<ref name="numero note">Dagli autografi emerge un gran numero di appunti e annotazioni marginali, lasciati successivamente cadere dall'autore.</ref> sono state scritte da Leopardi tra l'ottobre e il dicembre del [[1824]].
 
Nelle varie edizioni hanno subito poche modifiche: si ricordano alcune integrazioni di mano del Ranieri, espunte nell'edizione critica dal Moroncini.
 
Nel complesso si tratta di informazioni puntuali circa alcuni argomenti trattati o curiosità di ordine storico, filosofico, filologico, ma anche cronaca dell'epoca. Sarà lo stesso poeta a spiegarne il senso e la collocazione:
 
{{citazione|Avverto che le note, non dovranno esser collocate a piè di pagina, ma appiè del volume, o di ciascun volume per la sua parte. È vero che io altre volte ho insistito che le note si ponessero appiè di pagina; ma qui il caso è diverso: esse non servono né all'intelligenza né ad illustrazione del testo; sono un lusso di erudizioncella, che imbarazzerebbe il lettore se si trovasse nel corso dell'opera appiè di pagina.|Lettera ad Antonio Fortunato Stella del 19 gennaio, [[1827]].}}
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
=== Testo critico ===
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Francesco Moroncini (edizione critica a cura di)|titolo=Operette morali|città=Bologna|anno=1928}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Ottavio Besomi (edizione critica a cura di)|titolo=Operette morali|città=Milano|anno=1979|isbn=978-88-04-16818-8}}
 
=== Testo commentato ===
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|titolo=Operette morali|coautori=a cura di [[Giuseppe Chiarini]] e [[Pietro Giordani]] (introduzione)|editore=|città=Livorno|anno=1870}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Giovanni Gentile]] (a cura di)|titolo=Operette morali|città=Bologna|anno=1918}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Manfredi Porena]] (a cura di)|titolo=Operette morali|città= Milano|anno=1921}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Francesco Flora]] (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]|città= Milano|anno=1949}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori= Mario Oliveri (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Rizzoli]]|città= Milano|anno=1951}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Ildebrando Della Giovanna (a cura di); [[Giuseppe De Robertis]] (introduzione)|titolo=Operette morali|città=Firenze|anno=1957}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Mario Fubini]] (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Vallecchi]]|città=Torino|anno=1966|isbn=978-88-201-1160-1}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori= Cesare Galimberti (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=Guida|città=Napoli|anno=1977|isbn=978-88-7188-292-5}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=[[Giovanni Getto]], [[Edoardo Sanguineti]] (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Mursia]]|città=Milano|anno=1982|isbn=978-88-425-0422-1}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Marco Antonio Bazzocchi (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1991|isbn=978-88-247-0077-1}}
* {{cita libro|autore=Giacomo Leopardi|coautori=Laura Melosi (a cura di)|titolo=Operette morali|editore=[[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]]|città=Milano|anno=2008|isbn=978-88-17-02643-7}}
 
=== Critica ===
* {{cita libro|autore=[[Walter Binni]]|titolo=La nuova poetica leopardiana|editore=[[Sansoni]]|città=Firenze|anno=1947|isbn=978-88-383-1753-8}}
* {{cita libro|autore=Giulio Marzot|titolo=Storia del riso leopardiano|editore=[[Casa Editrice D'Anna|D'Anna]]|città=Messina-Firenze|anno=1966|isbn=978-88-8321-176-8}}
* {{cita libro|autore=Walter Binni|titolo=La protesta di Leopardi|editore=[[Sansoni]]|città=Firenze|anno=1973|isbn=978-88-383-0841-3}}
* {{cita libro|autore=Cesare Galimberti|titolo=Linguaggio del vero in Leopardi|editore=[[Leo S. Olschki|Olschki]]|città=Firenze|anno=1973|isbn=978-88-222-1675-5}}
* {{cita libro|autore=Aldo Borlenghi|titolo=Leopardi. Dalle "Operette morali", ai "Paralipomeni"|editore=Cisalpino-Goliardica|città=Milano|anno=1973}}
* {{cita libro|autore=[[Sergio Campailla]]|titolo=La vocazione di Tristano. Storia interiore delle "Operette morali"|editore=[[Pàtron]]|città=Bologna|anno=1977|isbn=978-88-555-1411-8}}
* {{cita libro|autore=Viviana Melani|titolo=Leopardi e la poesia del Cinquecento|editore=[[Casa Editrice D'Anna|D'Anna]]|città=Messina-Firenze|anno=1979}}
* {{cita libro|autore=[[Achille Tartaro]]|titolo=Leopardi|editore=[[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]|città=Bari, Laterza|anno=1978|isbn=978-88-420-0946-7}}
* {{cita libro|autore=Walter Binni|titolo=Lettura delle "Operette morali"|editore=[[Lampi di stampa]]|città=Genova|anno=1987|isbn=978-88-488-0020-4}}
* {{cita libro|autore=Luigi Blasucci|titolo=I tempi della satira leopardiana|città=Napoli|anno=1989}}
* {{cita libro|autore=Angiola Ferraris|titolo=La vita imperfetta. Le "Operette morali" di Giacomo Leopardi|editore=[[Marietti]]|città=Genova|anno=1991|isbn=978-88-211-9564-8}}
* {{cita libro|autore=Alberto Frattini|titolo=Leopardi. Il problema delle fonti alla radice della sua opera|editore=Coletti|città=Roma|anno=1990|isbn=978-88-7826-702-2}}
* {{cita libro|autore=Alvaro Valentini|titolo=Leopardi. Idillio metafisico e poesia copernicana|editore=[[Bulzoni]]|città=Roma|anno=1991|isbn=978-88-7119-369-4}}
* {{cita libro|autore=Filippo Secchieri|titolo=Con leggerezza apparente. Etica e ironia nelle "Operette morali"|editore=Mucchi|città=Modena|anno=1992|isbn=978-88-7000-201-0}}
* {{cita libro|autore=Walter Binni|titolo=Lezioni leopardiane|editore=[[La Nuova Italia]]|città=Firenze|anno=1994|isbn=978-88-221-1494-5}}
* {{cita libro|autore=Liana Cellerino|titolo=Giacomo Leopardi, Operette morali, Letteratura italiana – Le Opere vol. III|editore=[[UTET]]|città=Torino|anno=1995}}
* {{cita libro|autore=Gariella Macciocca|titolo=Letteratura Italiana, Dizionario delle opere M-Z|editore=[[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]]|città=Torino|anno=2000|isbn=978-88-06-15395-3}}
 
== Voci correlate ==
== Altri progetti ==
== Collegamenti esterni ==
 
* [[Niccolò Machiavelli]]
{{Portale|Filosofia}}
* [[Monaldo Leopardi]]
* [[Torquato Tasso]]
* [[Cristoforo Colombo]]
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* [[Pietro Giordani]]
* [[Vincenzo Monti]]
* [[Niccolò Tommaseo]]
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* [[Alessandro Manzoni]]
* [[Antonio Ranieri]]
 
== Altri progetti ==
[[:ar:حكماء الإغريق السبعة]]
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== Collegamenti esterni ==
==Scacchi==
* [http://digilander.libero.it/il_leopardi/index.html I testi delle Operette Morali in ordine cronologico]
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