Gaio Giulio Cesare: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 tolgo citazioni e navbox non attinenti  | 
				 Prima di togliere citazioni (che comunque non vanno buttate via) se ne parla al progetto Antica Roma. Grazie  | 
				||
Riga 47: 
|PostNazionalità =, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della [[storia]]<ref>{{cita|Brizzi 1997|pp. 416-417}}; {{cita|Carcopino 1981|pp. 601-609}}; [[Napoleone III]], ''Histoire de Jules César'', Paris, 1865-1866, vol. I, p. V.</ref> 
}}  
Di lui [[Theodor Mommsen]], [[Theodore Ayrault Dodge]], [[Ronald Syme]], [[Heberhard Horst]] scrissero: 
{{Citazione|Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente ''unico imperatore''.|{{cita|Mommsen 1973|vol.V, p. 1213}}.}} 
{{Citazione|Presi in tutte le loro caratteristiche, Cesare risulta il più grande uomo dell'antichità.|{{cita|Ayrault Dodge 1997|''Caesar'', p. 767}}.}} 
{{Citazione|Una volta morto, Cesare divenne dio e mito, passando dal campo della storia a quello della letteratura e della leggenda, della declamazione e della propaganda.|{{cita|Syme 2002|p. 55}}.}} 
{{Citazione|Quello che sopravvive è il fascino della sua personalità che fu grande anche nelle contraddizioni, che si realizzò nelle altezze e bassezze dell'azione politica e continuò ad esercitare il suo influsso nella storia di Roma e d'Europa. Egli fu il fondatore di un nuovo ordine imperiale che fu realizzato, dopo un periodo di transizione, da suo figlio adottivo [[Ottaviano Augusto]] e conservò come titolo ed espressione del supremo potere il suo nome: [[Cesare (titolo)|Cesare]]|{{cita|Horst 1982|''Cesare'', p. 290}}.}} 
Ebbe un ruolo cruciale nella transizione del sistema di governo dalla forma [[Repubblica Romana|repubblicana]] a quella [[Impero romano|imperiale]].  
Fu ''[[dictator]]'' di Roma alla fine del [[49 a.C.]], nel [[47 a.C.]], nel [[46 a.C.]] con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da [[Svetonio]] il primo dei [[vite dei dodici Cesari|''dodici Cesari'']], in seguito sinonimo di [[imperatore romano]].<ref>{{cita|Svetonio|''Vite dei dodici Cesari'', ''Cesare''}}.</ref> 
{{Citazione|Cesare in pochi anni aveva posto i principi del [[principato (storia romana)|principato]] [[Ottaviano Augusto|augusteo]]. Lo si può considerare come il vero fondatore del [[Impero romano|regime imperiale]]. Svetonio non si è sbagliato iniziando con la sua, le ''[[Vite dei dodici Cesari]]''.|{{cita|Le Glay, Voisin & Le Bohec 2002|p. 149}}.}} 
Con la [[conquista della Gallia]] estese il dominio della ''res publica'' romana fino all'[[oceano Atlantico]] e al [[Reno]]; portò gli [[Esercito romano|eserciti romani]] a invadere per la prima volta la [[Britannia (provincia romana)|Britannia]] e la [[Germania (provincia romana)|Germania]] e a combattere in [[Spagna romana|Spagna]], [[Grecia romana|Grecia]], [[Egitto (provincia romana)|Egitto]], [[Ponto (geografia)|Ponto]] e [[Africa (provincia)|Africa]]. 
Riga 56 ⟶ 62: 
Con l'assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e del governo, riorganizzando e centralizzando la burocrazia repubblicana. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da [[Marco Giunio Bruto]], [[Gaio Cassio Longino]] e [[Decimo Bruto]], cospirò contro di lui uccidendolo, alle [[Idi di marzo]] del [[44 a.C.]] (15 marzo 44). Nel [[42 a.C.]], appena due anni dopo il suo assassinio, il [[Senato romano|Senato]] lo [[apoteosi|deificò]] ufficialmente, elevandolo a [[Religione romana|divinità]]. L'eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da [[Augusto (imperatore romano)|Ottaviano Augusto]], suo pronipote e [[adozione (storia romana)|figlio adottivo]].<ref>{{cita|Nardi 2009|pp. 59-60}}; {{cita|Southern 2001|pp. 22-44}}.</ref> 
{{Citazione|L'uomo che compì questa [[principato (storia romana)|grandiosa costruzione politico-costituzionale]], era [Ottaviano Augusto] il figlio (adottivo) di Cesare; si muoveva nel segno e nel solco di Cesare, ma con fredda tenacia, che Cesare non aveva.|{{cita|Mazzarino 1976|vol.1, p. 37}}.}} 
{{Citazione|Però sussistono elementi cesariani che si continuano in Ottaviano Augusto [...] Per non parlare del fatto, non certo trascurabile, che si era proclamato ''divi filius'' [...], Ottaviano rivestiva la ''[[tribunicia potestas]]'', i cui elementi erano già, uno per uno, presenti nei poteri di Cesare, e assumeva, a suo tempo e in modo regolare, quel [[pontefice massimo (storia romana)|pontificato massimo]] che era stato uno dei punti di forza di Cesare.|{{cita|Levi 1994|pp. 270-271}}.}} 
Le campagne militari e le azioni politiche di Cesare sono da lui stesso dettagliatamente raccontate nei ''[[De bello Gallico|Commentarii de bello Gallico]]'' e nei ''[[De bello civili|Commentarii de bello civili]]''. Numerose notizie sulla sua vita sono presenti negli scritti di [[Appiano di Alessandria]], [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], [[Plutarco]], [[Cassio Dione Cocceiano|Cassio Dione]] e [[Strabone]]. Altre informazioni possono essere rintracciate nelle opere di autori suoi contemporanei, come nelle lettere e nelle orazioni del suo rivale politico [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], nelle poesie di [[Gaio Valerio Catullo|Catullo]] e negli scritti storici di [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]]. 
Riga 666 ⟶ 674: 
{{Gaio Giulio Cesare}} 
{{Marco Tullio Cicerone}} 
{{Ottaviano Augusto}} 
{{Giulio-Claudi}} 
{{Plutarco}} 
{{Controllo di autorità}} 
{{Portale|Antica Roma|biografie|Età augustea|Letteratura|Lingua latina|Storia}} 
 | |||