Convento della Santissima Trinità (Baronissi): differenze tra le versioni

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==Storia==
 
[[File:Giulio de S. Barbato Convento di Baronissi.JPG|thumb|upright=0.7| Lastra tombale del 1462 che ricopre la sepoltura del cav. Giulio de S. Barbato.]]
=== La fondazione ===
La data della fondazione resta ancora oggi incerta. Il Padre Niccolò Gasparino da Spinazzola lo vuole fondato dal beato Simone d'Assisi verso il 1212, ma questa affermazione non resiste alla critica storica. Sicuramente però il convento e la chiesa esistevano nella prima metà del secolo XV, poiché in detto convento nel 1449 sicuramente abitavano gli Osservanti, e nel 1451 morirono in concetto di santità il beato fra Paolo da Olevano sul Tusciano<ref>Nato ad Olevano sul Tusciano, visse nella prima metà del Quattrocento. Fu fratello laico nel Convento della Santissima Trinità di Baronissi.
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=== L'incendio del 1532 ===
[[File:Convento Baronissi 2.JPG|thumb| Il Convento della SS.ma Trinità visto dal lato est.]]
Nel 1532 questo convento fu colpito da un forte incendio. Probabilmente la chiesa subì danni soltanto nel soffitto e negli arredamenti. Ciò si deduce dal fatto che in essa, oltre la tomba del cavaliere Giulio de S. Barbato morto nel 1462, si trova anche il magnifico sarcofago del giurista Giacomo de Gayano, morto il 12 luglio 1512 e sepolto nella cappella di Sant'Antonio.[[File:Convento Baronissi 2.JPG|thumb| Il Convento della SS.ma Trinità visto dal lato est.]] Forse più ingenti furono i danni subiti dal convento, tanto che nel 1582 non era stato ancora interamente ricostruito. Probabilmente questo incendio ebbe ripercussioni anche nei secoli successivi, dal momento che nel Settecento fu necessario rinforzare il lato est che minacciava rovina. Tuttavia gran parte dei danni subiti furono riparati dagli Osservanti i quali, però, non poterono godere a lungo il frutto dei loro sacrifici perché il 12 novembre 1594 il convento fu ceduto ai Riformati.
 
 
 
=== Opere di rinnovamento nei secoli XVII e XVIII ===
[[File:SacrestiaConventoBaronissi.jpg|thumb|La sacrestia con gli armadi in noce e l'Assunta dello scultore Nicola Fumo.]]
Verso il 1644 iniziarono i lavori di ampliamento del convento che terminarono dopo il 1660. Questi lavori compresero anche la sacrestia ed il refettorio.
 
La sacrestia, terminata nel 1648, fu commissionata da padre Giammaria da Sanseverino che fece abolire un piccolo corridoio che dal chiostro immetteva nella selva e ne ricavò un ampio locale. Inoltre commissionò a frate Innocenzo da Francavilla gli armadi che presentano intagli ed intarsi di grande qualità. [[File:SacrestiaConventoBaronissi.jpg|thumb|La sacrestia con gli armadi in noce e l'Assunta dello scultore Nicola Fumo.]] I lavori del refettorio, invece, terminarono nel 1681, come si ricava dall'affresco rappresentante Gesù servito dagli angeli nel deserto, mentre l'altro affresco, sulla parete opposta, reca la data 1723 ed il monogramma del [[Michele Ricciardi|Ricciardi]]. Esso rappresenta le Nozze di Cana, ed ha un intento intimistico, comprensibile dalla stessa scena impostata in una semplicità quotidiana.
La sacrestia, terminata nel 1648, fu commissionata da padre Giammaria da Sanseverino che fece abolire un piccolo corridoio che dal chiostro immetteva nella selva e ne ricavò un ampio locale. Inoltre commissionò a frate Innocenzo da Francavilla gli armadi che presentano intagli ed intarsi di grande qualità.
Il Convento ospitava inoltre un'infermeria che con il passare del tempo fu ricovero anche di frati provenienti da molti altri Conventi. Nel 1719 quindi cominciarono i lavori di costruzione di una nuova infermeria, più grande e situata a mezzogiorno. Nel 1722 la costruzione era in stato avanzato, ed era terminata sicuramente nel 1724, come si desume da un'epigrafe<ref>L'infermeria funzionò fino al 1800, rimase chiusa per tutto il secolo e fu riaperta per pochi anni agli inizi del Novecento. In seguito ospitò il Collegio Serafico e la Scuola Media. Oggi vi è la sede della Biblioteca e Mediateca Comunale.</ref>. Un'altra attività presente in questo Convento era l'arte della lana. La prima notizia sull'esistenza del lanificio risale al 1621 e questa attività fu sempre florida. Nel 1841 furono acquistate importanti attrezzature per la filatura e la cardatura in modo da assicurare un rendimento maggiore. In seguito alla soppressione del Convento avvenuta nel 1866 si persero tutti i macchinari e cessò questa antica attività. Infine nella seconda metà del XVIII secolo furono necessari alcuni lavori di rinforzo del complesso, che in alcuni punti minacciava rovina. Furono così costruite le verande sulla facciata sud e su quella est. Insomma, i secoli in cui il Convento ha vissuto il periodo più fiorente sono certamente il XVII e XVIII. Basti pensare, oltre alle numerosissime attività che si svolgevano in esso, anche alle importanti personalità fortemente legate a questo centro spirituale come il [[Diego Campanile|P. Diego Campanile da Sanseverino]], Custode di Terra Santa, o il missionario e martire d'Etiopia, Fra' Felice de Felice da Sanseverino, gli artisti come [[Angelo Solimena]], [[Nicolò Fumo|Niccolò Fumo]], [[Luigi Rodriguez]], [[Michele Ricciardi]], [[Dirk Hendricksz|Teodoro d'Errico]] e moltissimi altri.
 
I lavori del refettorio, invece, terminarono nel 1681, come indica la data dell'affresco di Angelo e [[Francesco Solimena]] raffigurante Gesù servito dagli angeli nel deserto. Sulla parete opposta, all'ingresso del refettorio, un altro affresco reca la data 1723 ed il monogramma del [[Michele Ricciardi|Ricciardi]]. Esso rappresenta le Nozze di Cana, ed ha un intento intimistico, comprensibile dalla stessa scena impostata in una semplicità quotidiana. [[File:Gesù servito dagli angeli nel deserto, Angelo e Francesco Solimena.JPG|thumb|Gesù servito dagli angeli nel deserto, affresco datato 1681, Angelo e Francesco Solimena]]
Il Convento in quegli anni ospitava inoltre un'infermeria che con il passare del tempo fu ricovero di frati provenienti anche da molti altri Conventi. Si rese necessaria dunque la costruzione di una nuova infermeria, più grande e situata a mezzogiorno. Nel 1719 presero l'avvio i lavori e nel 1722 la costruzione era in stato avanzato, ed era terminata sicuramente nel 1724, come si desume da un'epigrafe<ref>L'infermeria funzionò fino al 1800, rimase chiusa per tutto il secolo e fu riaperta per pochi anni agli inizi del Novecento. In seguito ospitò il Collegio Serafico e la Scuola Media. Oggi vi è la sede della Biblioteca e Mediateca Comunale.</ref>.
 
Altra attività praticata in questo Convento era l'arte della lana. La prima notizia sull'esistenza del lanificio risale al 1621 e questa attività fu sempre florida. Nel 1841 furono acquistate importanti attrezzature per la filatura e la cardatura in modo da assicurare un rendimento maggiore. Purtroppo in seguito alla soppressione del Convento avvenuta nel 1866 si persero tutti i macchinari e cessò questa antica attività.
 
Il Convento ospitava inoltre un'infermeria che con il passare del tempo fu ricovero anche di frati provenienti da molti altri Conventi. Nel 1719 quindi cominciarono i lavori di costruzione di una nuova infermeria, più grande e situata a mezzogiorno. Nel 1722 la costruzione era in stato avanzato, ed era terminata sicuramente nel 1724, come si desume da un'epigrafe<ref>L'infermeria funzionò fino al 1800, rimase chiusa per tutto il secolo e fu riaperta per pochi anni agli inizi del Novecento. In seguito ospitò il Collegio Serafico e la Scuola Media. Oggi vi è la sede della Biblioteca e Mediateca Comunale.</ref>. Un'altra attività presente in questo Convento era l'arte della lana. La prima notizia sull'esistenza del lanificio risale al 1621 e questa attività fu sempre florida. Nel 1841 furono acquistate importanti attrezzature per la filatura e la cardatura in modo da assicurare un rendimento maggiore. In seguito alla soppressione del Convento avvenuta nel 1866 si persero tutti i macchinari e cessò questa antica attività. InfineAncora nella seconda metà del XVIII secolo furono necessari alcuni lavori di rinforzo del complesso, che in alcuni punti minacciava rovina. Furono così costruite le verande sulla facciata sud e su quella est. InsommaSenza dubbio, i secoli in cui il Convento ha vissuto il periodo più fiorente sono certamente il XVII e XVIII. Basti pensare, oltre alle numerosissime attività sopracitate che vi si svolgevano in esso, anche alle importanti personalità fortemente legate a questo centro spirituale come il [[Diego Campanile|P. Diego Campanile da Sanseverino]], Custode di Terra Santa, o il missionario e martire d'Etiopia, Fra' Felice de Felice da Sanseverino, gli artisti come [[Angelo Solimena|Angelo]] e [[Francesco Solimena]], [[Nicolò Fumo|Niccolò Fumo]], [[Luigi Rodriguez]], [[Michele Ricciardi]], [[Dirk Hendricksz|Teodoro d'Errico]] e moltissimi altri.
 
=== Dalla soppressione ai giorni nostri ===
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== La biblioteca ==
[[File:Capoletteraminiatobaronissi.jpg|thumb|Capolettera miniato dal P. Bernardo da Rometta in un libro corale del 1720.]]
Attualmente la biblioteca conserva oltre 10.000 volumi. In seguito alla soppressione del 1866 la biblioteca del Convento fu spogliata quasi del tutto ed i preziosi volumi furono portati alla biblioteca provinciale di Salerno, che ospita un intero fondo di libri che recano all'interno l'indicazione "SS. Trinitatis S. Severini". Tuttavia si conservano ancora preziosissimi esemplari: tra questi spiccano 9 Corali liturgici pergamenacei scritti nel 1717 dai padri Bernardino da Borgo San Lorenzo e Giovanni Pietro da Radicoforo della Provincia Riformata Toscana e miniati dal P. Bernardo da Rometta, 50 incunaboli, 350 cinquecentine di Aldo e Paolo Manuzio, dei Giunta fiorentini, degli editori veneziani del cinquecento e del seicento, 25 manoscritti. Questi volumi inoltre per l'elevatissimo valore artistico, furono esposte nel 1961 alla Mostra dei manoscritti con motivi natalizi presso il Palazzo Reale di Napoli. Fanno parte della stessa biblioteca i numerosi volumi del soppresso Collegio Serafico, raccolti da fra Generoso di Muro negli anni difficilissimi del secondo dopoguerra. Negli ultimi anni la biblioteca dei frati sta accogliendo importanti fondi librari antichi provenienti da biblioteche francescane della Provincia. Attualmente è in corso la catalogazione.
 
 
 
== Il chiostro ==
[[File:Chiostro_del_Convento_della_SS._Trinità_di_Baronissi.JPG|thumb| Il quattrocentesco chiostro del convento.]]
Il chiostro, a pianta quadrata, risale al XV secolo e presenta il caratteristico pozzo centrale. Lungo la fascia perimetrale corre un ampio ambulacro, delimitato da sedici archi a tutto sesto, poggianti su altrettante colonne di spoglio di epoca romana-medievale con capitelli compositi. Nelle lunette delle pareti interne si sviluppa un ciclo di affreschi della prima metà del XVII secolo, raffiguranti scene della vita di San Francesco. Al di sotto di questi affreschi si presenta una serie di medaglioni di Santi Francescani<ref>L'Avino, in op. cit., attribuisce questa serie di medaglioni a [[Michele Ricciardi]]</ref>, ed ancora, in due grandi lunette, si possono ammirare due affreschi attribuibili alla mano di [[Michele Ricciardi]] raffiguranti l'uno la Vergine Immacolata e, l'altro, il martrio dei missionari francescani fra Felice de Felice da Sanseverino, padre Antonio de Martino da Pescopagano e fra Giuseppe d'Atina, avvenuto il 25 marzo 1648 a Suakin, in Etiopia. Forse però l'opera di maggior valore artistico presente nel chiostro è un affresco del XVI secolo raffigurante una Deposizione entro un arcosolio. Altro elemento caratteristico del chiostro è il campanile, che termina con una cuspide, per certi versi arabizzante. Prima dei restauri del 2002 il chiostro era profondamente snaturato rispetto all'assetto originario. Questo intervento di restauro ha restituito lo stile puramente francescano che il tempo aveva deturpato.
 
 
== Il Museo dell'Opera del Convento ==