Battaglia di Kolwezi: differenze tra le versioni
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La mattina del 17 maggio il comandante del 2e REP, [[tenente colonnello]] [[Philippe Erulin]], ricevette istruzione di mobilitare il suo reggimento nell'arco di sei ore; acquartierate nella base di [[Camp Raffali]] vicino [[Calvi (Francia)|Calvi]] in [[Corsica]], le componenti del reggimento erano però sparpagliate in lungo e in largo per svolgere compiti di routine e attività di addestramento: agendo con notevole rapidità, Erulin riuscì a radunare il suo disperso personale e alle 20:00 il reggimento era pronto a muovere e in attesa di nuovi ordini. All'01:30 del 18 maggio giunse l'ordine di movimento: il 2e REP trasferì alla base aerea di [[Sari-Solenzara|Solenzara]] 650 uomini suddivisi tra uno [[stato maggiore]] tattico (''état-major tactique'' o EMT), quattro compagnie di fucilieri paracadutisti, un [[plotone]] di ricognitori e un plotone di [[mortaio|mortai]], che alle 8:00 iniziarono le procedure di imbarco su alcuni DC-8. I primi aerei decollarono quindi alle 15:20 per un volo di 6.000 chilometri alla volta di Kinshasa; i veicoli del reggimento furono poi caricati su aerei da trasporto [[Lockheed C-5 Galaxy|C-5]] e [[Lockheed C-141 Starlifter|C-141]] statunitensi e trasferiti separatamente direttamente a Lubumbashi<ref name=Braby-30 />.
Alle 23:30 del 18 maggio Erulin e i suoi ufficiali erano a terra nella capitale zairese per pianificare l'operazione assegnata al 2e REP; il comando dell'azione era stato affidato al colonnello Yves Gras, capo della missione militare francese in Zaire, che già da diversi giorni stava studiando con il suo staff le migliori opzioni per soccorrere gli ostaggi a Kolwezi: scartato un attacco via terra, si decise di paracadutare i legionari il più vicino possibile alla città perché potessero mettere rapidamente in sicurezza i luoghi dove si presumeva si stessero ammassando gli ostaggi europei. Gras pianificò l'inizio dell'azione (operazione Léopard) per le 06:30 del 20 maggio, ma da Parigi iniziarono ad arrivare pressanti richieste per anticipare il più possibile i tempi: nella mattina del 18 [[Radio France Internationale]] diffuse la notizia che 1.
=== Il piano ===
Uno degli aspetti più impressionanti dell'operazione Léopard fu la velocità e la capacità di improvvisazione messi in campo dagli ufficiali francesi<ref name=Braby-30 />. Il piano fu messo a punto nel corso di un briefing tra Gras, Erulin e i loro ufficiali iniziato alle 03:30 del 19 maggio (solo tre ore e mezzo prima dell'ora prevista per l'avvio): l'EMT e tre compagnie fucilieri si sarebbero paracadutate sulla zona di atterraggio A (''drop zone A'' o DZ A), una distesa di savana erbosa punteggiata di alti [[termitaio|termitai]] duri come cemento nell'angolo nord-est della città vecchia, e avrebbero posto sotto controllo il più rapidamente possibile i luoghi chiave della stessa città vecchia: la scuola Giovanni XXIII e l'Institute Notre-Dames des Lumieres (luoghi in cui si riteneva potessero essere detenuti gli europei fatti prigionieri), l'ospedale della Gécamines, l'ufficio postale, l'Hotel Impala (presunto quartier generale degli insorti) e il sovrappasso che collegava la città vecchia alla città nuova; una seconda ondata, con la quarta compagnia fucilieri e le unità ricognitori e mortai, sarebbe stata lanciata quello stesso giorno o al più tardi la mattina dopo, se necessario su una seconda zona di atterraggio (DZ B) posta a est della città nuova, per completare il rastrellamento del centro abitato e stabilire un collegamento con le truppe zairesi all'aeroporto<ref name=Odom-63>{{cita|Odom 1983|pp. 60-63}}.</ref>.
I legionari dovevano stabilire il più velocemente possibile delle postazioni di blocco sulle principali vie di uscita dalla città entro il calare del sole, in modo che i guerriglieri non potessero allontanarsi insieme agli ostaggi con il favore del buio
Le difficoltà erano notevoli: i 405 uomini della prima ondata si sarebbero trovati ad affrontare un numero di miliziani del FNLC stimato tra i 1.000 e i 2.000, ben equipaggiati con [[fucile d'assalto|fucili d'assalto]] [[AK-47]] e [[Heckler & Koch G3|G3]] e dotati anche di armi pesanti e veicoli blindati catturati alle FAZ
=== Lancio su Kolwezi ===
Previsto per le 07:00 del 19 maggio, il decollo degli aerei fu ritardato da una fitta nebbia calata su Kinshasa, dagli inconvenienti tecnici ai velivoli e da una serie di istruzioni contraddittorie giunte dall'ambasciata francese che facevano pensare a un annullamento della missione; solo dopo che Gras ebbe conferito telefonicamente con il governo francese poté dare il via all'operazione, e per le 11:04 tutti i velivoli erano decollati. Il volo di quattro ore alla volta di Kolwezi, divenute quasi cinque a causa di un errore di rotta commesso dal C-130 che guidava la formazione, fu un'agonia per i paracadutisti: stanchi dopo due giorni senza poter dormire comodamente, alternativamente congelati dall'[[aria condizionata]] alzata al massimo o sprofondati nel caldo africano quando questa veniva spenta, gli uomini erano talmente ammassati da non poter eseguire i normali controlli delle imbracature dei paracadute prima di doversi lanciare<ref name=Odom-65>{{cita|Odom 1983|p. 65}}.</ref>. Dopo un primo sorvolo di ricognizione della DZ A, alle 15:40 i lanci iniziarono: era il primo lancio in combattimento del 2e REP dalla disastrosa [[battaglia di Dien Bien Phu]], ventiquattro anni prima<ref name=Braby-31>{{cita|Braby 1999|p. 31}}.</ref>.
Il lancio non fu un'operazione da manuale: i piloti delle FAZ non furono in grado di mantenere una velocità e altitudine costante durante il lancio, e il forte vento disperse i paracadutisti su una vasta area facendoli atterrare anche sulle case, nei giardini e sugli alberi della città vecchia (un'intera sezione rimase dispersa per le successive ventiquattr'ore); ciò nonostante, i legionari incontrarono uno scarso fuoco da terra durante il lancio (solo un uomo rimase ucciso e altri sei feriti nell'atterraggio), e furono rapidamente in grado di radunarsi e procedere alla volta degli obiettivi<ref name=Braby-31 /><ref name=Odom-65 />. La 3ª Compagnia del [[capitano]] Gausseres mosse una sezione verso il sovrappasso che connetteva la città vecchia a quella nuova: tre autoblindo [[Panhard AML]] catturate dal FNLC arrivarono dal lato della città nuova, ma due veicoli furono messi fuori uso dalle armi anticarro dei legionari e il terzo si ritirò. Il resto della compagnia si spostò alla volta della strada che connetteva la città vecchia al sobborgo di Manika più a sud incontrando il fuoco di alcuni cecchini che sparavano dal tetto della chiesa di Notre-Dames, neutralizzati dai nuovi fucili [[FR-F1]] in dotazione ai tiratori scelti della Legione; si verificò un duro scontro all'entrata del sobborgo di Manika, e i legionari assaltarono con successo una stazione di polizia dove si trovavano detenuti alcuni ostaggi europei e africani, liberati incolumi<ref>{{cita|Odom 1983|pp. 66-67}}.</ref>.
Nel frattempo, la 1ª Compagnia del capitano Poulet e la 2ª Compagnia del capitano Dubos penetrarono all'interno della città vecchia; la resistenza incontrata fu meno pesante del previsto: la maggior parte dei regolari del FNLC aveva lasciato il centro abitato il 18 maggio, e i gruppi di miliziani locali delle "tigri" lasciati indietro erano piuttosto disorganizzati. Muovendosi in un intrico di vicoli, case e macchie di verde, gli uomini del capitano Poulet misero in sicurezza la scuola Giovanni XXIII e l'Institute Notre-Dames des Lumieres mentre la 2ª Compagnia prendeva l'ospedale e il parco veicoli della sede della Gécamines, incontrando una resistenza dura ma molto sparsa da parte degli insorti. Entro sera il 2e REP aveva raggiunto i suoi obiettivi: sparsi ovunque vi erano i corpi in decomposizione di vari civili uccisi dai miliziani del FNLC, ma furono rinvenuti anche gruppi di ostaggi ancora in vita che si erano nascosti in vari luoghi della città e che furono progressivamente scortati alla scuola Giovanni XXIII, dove il tenente colonnello Erulin aveva posto il suo comando; i legionari si attestarono a difesa e, mandando giù compresse di esedrina per tenersi svegli, respinsero per tutta la notte attacchi casuali portati da gruppi di "tigri" senza controllo<ref name=Braby-31 /><ref>{{cita|Odom 1983|p. 69}}.</ref>.
Mentre la prima ondata era ancora in volo, i 250 uomini della seconda ondata erano stati trasferiti dai DC-8 alla base di Kamina, distante solo un'ora di volo da Kolwezi; ritardi e contrattempi impedirono però il lancio della seconda ondata quello stesso 19 maggio, e per comune accordo tra Gras ed Erulin l'azione fu rimandata alla mattina seguente rimandando i paracadutisti all'aeroporto di Lubumbashi. A Kamina giunsero anche i 1.180 paracommando belgi del colonnello Rik Depoorter, arrivati nel pomeriggio del 19 maggio insieme a un distaccamento di dieci C-130 dell'Aviazione belga e un ospedale da campo mobile: Depoorter rimase sorpreso dalla notizia che i francesi si erano già lanciati su Kolwezi con solo tre compagnie, ma la sua richiesta di inviare subito un distaccamento belga in rinforzo ai legionari fu respinta da Bruxelles, che gli ordinò di concentrarsi unicamente sul soccorso e sull'evacuazione dei civili ignorando l'andamento dell'azione dei francesi; visto che l'aeroporto di Kolewzi era ancora in mano agli zairesi, Depoorter scartò l'idea di un lancio di paracadutisti in favore di uno sbarco di truppe dai C-130 direttamente sulla pista, per poi muovere sulla città con le jeep in dotazione al reparto<ref>{{cita|Odom 1983|pp. 74-77}}.</ref>.
=== Azioni finali ===
Gli uomini di Erulin ripresero l'azione all'alba del 20 maggio. La 3ª Compagnia mosse sul sobborgo di Manika, dove il FNLC aveva sfruttato il momento di pausa per trincerarsi: i legionari dovettero aprirsi la via attraverso un dedalo di strette stradine, ingaggiando una serie di scontri a fuoco a distanza ravvicinata; la 1ª e la 2ª Compagnia completarono invece il rastrellamento dei quartieri meridionali e occidentali della città vecchia<ref name=Braby-31 />. Alle 06:28 il primo C-130 belga arrivò all'aeroporto di Kolwezi con il suo carico di paracommando: gli uomini scesero dall'aereo in fase di rullaggio che poi decollò nuovamente alla volta di Kamina; entro pochi minuti Depoorter aveva 500 uomini a terra e, dopo aver consolidato le difese dello scalo, mosse subito un battaglione alla volta della città vecchia più a nord. Più o meno contemporaneamente, giunse in volo da Lubumbashi la seconda ondata francese: il plotone ricognitori e il plotone mortai si lanciarono sulla DZ A, muovendo poi su un accampamento abbandonato della gendarmeria zairese a nord della città vecchia che fu preso senza alcun combattimento; la 4ª Compagnia del capitano Grail si lanciò senza grossi problemi sulla DZ B per poi attaccare da dietro la città nuova, dove fu incontrata solo una debole resistenza<ref>{{cita|Odom 1983|pp. 79-80}}.</ref>.
Più tardi quella stessa mattina gli avamposti dei legionari entrarono in contatto con le avanguardie belghe: entrambe le forze erano sporadicamente oggetto di colpi da parte degli insorti, e senza conoscere le proprie rispettive posizioni o essere in contatto tra di loro belgi e francesi aprirono brevemente il fuoco gli uni contro gli altri, senza tuttavia causare vittime. Visto lo scampato pericolo, il colonnello Gras atterrò all'aeroporto con il suo C-160 per conferire con Depoorter: si convenne di lasciare ai belgi la città nuova e la maggior parte della città vecchia, mentre il 2e REP avrebbe continuato le operazioni a Manika e nella zona centrale della città vecchia; questo fu in pratica l'unico tentativo di coordinamento tra le operazioni dei francesi e dei belgi, che per il resto si svolsero praticamente in maniera autonoma l'una dall'altra non senza una certa tensione tra le opposte forze<ref>{{cita|Odom 1983|pp. 80-81}}.</ref>.
Completato il rastrellamento di Manika, verso le 15:30 Erulin inviò la 4ª Compagnia a controllare il sobborgo di Metal-Shaba a nord-ovest della città vecchia: imbattutisi in una colonna di africani in uniforme scambiati inizialmente per soldati zairesi, i legionari si ritrovarono coinvolti in un duro scontro a fuoco con circa 200 o 300 miliziani del FNLC appoggiati da mitragliatrici pesanti; Erulin inviò in rinforzo la 2ª Compagnia e il plotone ricognitori, e con il supporto dei mortai i legionari ebbero ben presto ragione della forza nemica che si ritirò lasciando sul terreno almeno 80 morti<ref name=Braby-31 />. Mentre i francesi completavano il rastrellamento, i belgi iniziarono ad avviare i gruppi di europei da evacuare alla volta dell'aeroporto: furono rinvenuti i corpi di circa 160 civili bianchi assassinati dal FNLC insieme a un numero imprecisato di civili zairesi, ma già alle 12:30 il primo gruppo di 500 civili veniva evacuato dai C-130 belgi, cui si unirono poi un [[Vickers VC10|VC10]] della [[Royal Air Force]] britannica attrezzato come ospedale volante, un C-130 dell'[[Aeronautica Militare]] italiana per il trasporto di pezzi di ricambio e un C-141 statunitense per il rifornimento di carburante. Entro la fine del 20 maggio circa 2.300 civili europei erano stati evacuati con successo da Kolwezi<ref>{{cita|Odom 1983|p. 84}}.</ref>.
Il 21 maggio i combattimenti nella città erano ormai più che sporadici, con solo alcuni scontri a fuoco registrati con elementi dispersi nel sobborgo di Manika, e l'ambasciatore belga Rittweger de Moore e quello francese Ross arrivarono da Kinshasa per conferire con i rispettivi comandanti militari, visitati anche da Mobutu in persona; aerei statunitensi trasportarono i veicoli del 2e REP da Lubumbashi e i legionari iniziarono a perlustrare i dintorni della città, dichiarata ufficialmente sicura quella sera stessa. Mobutu conferì al colonnello Gras il comando di tutte le forze amiche nella zona di Kolewzi, e gli uomini di Erulin iniziarono una serie di intensi pattugliamenti motorizzati fino a un raggio di 300 chilometri dall'abitato per verificare una serie di voci che davano altri ostaggi europei in mano al FNLC: il 22 maggio vi fu un duro scontro tra legionari e insorti nei pressi della cittadina di Kapata a 10 chilometri da Kolwezi, e scontri minori si verificarono il 23, 25 e 26 maggio con perdite reciproche ma senza che altri ostaggi venissero localizzati<ref name=Braby-31 /><ref>{{cita|Odom 1983|pp. 85-86}}.</ref>.
Il 27 giugno il 2e REP fu fatto ritirare a Lubumbashi, e gli ultimi reparti francesi lasciarono lo Shaba entro il 6 giugno.
== Note ==
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