Standard Ethics: differenze tra le versioni

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Standard Ethics, unitamente al rating, collega anche una valutazione sul [[rischio reputazionale]], dell'impresa.
 
La metodologia ed il sistema di valutazione di Standard Ethics, sotto forma di un Rating ad 8 livelli, fu introdotto da Standard Ethics, nel 2002<ref> Spiegato in una pubblicazione economica di quello stesso anno: Jacopo Schettini Gherardini, "Introduzione" in "Etica, futuro e finanza", Schettini G. J. e Schettini G. L. (a cura di), Il Sole 24Ore, marzo 2002, Milano, Pag.9</ref>: EEE; EEE-; EE+ ; EE; EE-; E+; E; E- ; dove “EEE” rappresenta il modello, “EE” la media, la singola “E” sotto la media. Le nazioni o società quotate che si discostano in modo eccessivo dai valori delle Nazioni Unite non ricevono il Rating e vengono incluse tra gli emittenti “sospesi”. La misurazione è ora adottata anche da altre case e rimane il più lungo studio statistico pubblico sulla [[responsabilità sociale d'impresa|CSR]] delle grandi aziende quotate.<ref>{{cita web|url= http://www.iseing.org/egov/eGOV05/Source%20Files/Papers/CameraReady-14-P.pdf
| opera= Massimo Pollifroni, "The “S-EPI MODEL”: A Theoretical Model that Links the E-Government Processes to the Instruments of the PSSR", eGovernment Workshop ’05 (eGOV05), September 13, 2005|accesso=4 luglio 2011}}</ref><ref> Da notarsi anche in taluni casi, i giudizi furono anticipatori di eventi successivi. Infatti fu l’unica Agenzia di Rating che nel 2002 sospese [[Parmalat]] prima del crac (per poi lentamente portarla ai vertici con la gestione Bondi, almeno fino all’OPA Lactalis).
Intravide problemi di governo d’impresa della gestione Juventus sin dal 2004, portando poi il Rating della società calcistica ai minimi in prossimità del noto scandalo. Oppure, tra il 2004 ed il 2005 uscì con delle ricerche sul sistema bancario denunciando proprio quei rischi di governo d’impresa e conflitti di interessi che portarono successivamente alla crisi bancaria del 2008.</ref>