Italia (nave ospedale): differenze tra le versioni

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L<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu una delle poche navi ospedale italiane a rimanere in servizio per tutto il conflitto, venendo derequisita e restituita alla NGI (che dal 1917 l’aveva trasferita alla Transoceanica Società Italiana di Navigazione, nella quale era confluita la Italia Società di Navigazione Vapore<ref name="theshipslist"/><ref name="agenziabozzo"/>) nel 1919<ref name="naviospedale"/><ref name="naviearmatori"/><ref>[http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/navi_ospedale.aspx Almanacco storico navale – Navi ospedale]</ref>. Con 80 missioni effettuate e 48.426 infermi trasportati, l’unità fu la seconda nave ospedale italiana del conflitto per missioni svolte (la prima fu l<nowiki>'</nowiki>''Albaro'', con 90 missioni) e la prima per numero complessivo di degenti trasportati<ref name="naviospedale"/>.
 
Nel 1923 il piroscafo fu [[Compravendita|venduto]] alla Società Italiana di Servizi Marittimi (SITMAR, con sede a [[Napoli]])<ref name="theshipslist"/>, che lo impiegò sulle [[rotta navale|rotte]] [[Mar Mediterraneo|mediterranee]] verso l’[[Africa settentrionale]]<ref name="agenziabozzo"/>. Nel 1931-1932 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' passò alla [[Società anonima]] di Navigazione [[Lloyd Triestino]], avente sede a [[Trieste]], che lo iscrisse, con matricola 319, al [[Compartimento marittimo]] di Trieste<ref name="theshipslist"/><ref name="agenziabozzo"/><ref name="nmp">Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, ''Navi mercantili perdute'', p. 252</ref><ref name="theshipslist"/><ref name="agenziabozzo"/>.
 
Nel corso del suo servizio come nave passeggeri il piroscafo svolse anche numerosi viaggi in [[Mar Rosso]], trasportando [[Hajj|pellegrini musulmani]] diretti a [[La Mecca]]<ref name="deffenu">[http://www.naviearmatori.net/ita/foto-6621-4.html Naviearmatori]</ref>.
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Il 18 agosto 1940, poco più di due mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella [[seconda guerra mondiale]], il piroscafo fu requisito a Trieste dalla Regia Marina, che lo derequisì l’8 ottobre 1940 per poi requisirlo nuovamente, sempre a Trieste, dal 15 ottobre 1940 al 10 novembre 1941, dopo di che la nave fu requisita dal [[Ministero delle Comunicazioni]]<ref name="nmp"/>. L<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu utilizzato come trasporto truppe, sia, in prevalenza, sulle rotte per l’Albania<ref name="nmp"/> che su quelle della Libia, effettuando numerosi viaggi senza subire alcun danno<ref name="cn"/>.
 
Il 29 dicembre 1940 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' lasciò [[Valona]] alla volta di [[Brindisi]], in [[convoglio navale|convoglio]] con i grossi trasporti truppe ''Piemonte'' e ''Sardegna'' e con la scorta della [[torpediniera]] ''[[Antares (torpediniera 1936)|Antares]]''<ref name="nh1">[http://www.naval-history.net/xDKWW2-4012-25DEC02.htm Naval History – December 1940]</ref>. Alle 10.55<ref>[http://www.historisches-marinearchiv.de/projekte/asa/ausgabe.php?where_value=1761 Historisches Marinearchiv - ASA<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> del mattino del giorno stesso il convoglio venne attaccato 11 miglia a levante di [[Saseno]] dal [[sommergibile]] greco ''Proteus'', che silurò il ''Sardegna'': mentre il [[piroscafo]] colpito si appruava e si piegava sul fianco sinistro, per poi inabissarsi in [[posizione]] 40°31’ N e 19°02’ E<ref>Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, ''Navi mercantili perdute'', p. 465</ref>, l<nowiki>’</nowiki>''Antares'' passò immediatamente al [[contrattacco]]: dapprima gettando undici [[bomba di profondità|bombe di profondità]] e costringendo il sommergibile ad emergere, poi, mentre il ''Proteus'' affiorava, speronandolo ed affondandolo con l’intero [[equipaggio]]<ref>[http://worldwar2daybyday.blogspot.com/2010/12/day-486-december-29-1940.html World War II Day-By-Day: Day 486 December 29, 1940<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, una quarantina di miglia ad est di Brindisi<ref name="nh1"/><ref>[http://greek-war-equipment.blogspot.com/2010/04/1927-1940-submarine-y-3-proteus.html A history of military equipment of Modern Greece (1821 - today): (1927-1940) Submarine Y-3 "Proteus"<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=323 I Sommergibili britannici<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.uboat.net/allies/warships/ship/9904.html RHS Proteus (Y 3) of the Royal Hellenic Navy - Submarine of the Proteus class - Allied Warships of WWII - uboat.net<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref name="nh1"/>. Dopo aver tratto in salvo i superstiti del ''Sardegna'', il convoglio proseguì per Brindisi<ref name="nh1"/>.
 
Il 30 luglio 1941 il piroscafo, insieme ad un altro trasporto truppe, l<nowiki>'</nowiki>''Aventino'', compì un viaggio trasportando truppe da Brindisi a [[Patrasso]] con la scorta della vecchia torpediniera ''[[Giacomo Medici (torpedinieracacciatorpediniere)|Giacomo Medici]]'' e dell’[[incrociatore ausiliario]] ''[[Attilio Deffenu (incrociatore ausiliario)|Attilio Deffenu]]''<ref name="deffenu">[http://www.marcosieni.it/file/DEFENNU.pdf Da piroscafo passeggeri ad incrociatore ausiliario.]</ref>.
 
Il 7 settembre 1941 la nave, unitamente ad altri due trasporti truppe (la [[motonave]] ''[[Città di Trapani (nave ospedale)|Città di Trapani]]'' ed il piroscafo ''Quirinale''), si trasferì in convoglio da [[Durazzo]] a Bari, con la scorta del ''Deffenu'' e della torpediniera ''Antares''<ref name="deffenu"/>. Tre giorni più tardi, il 10 settembre, il piroscafo, insieme al ''Quirinale'' e con la scorta di ''Antares'' e ''Deffenu'', compì un nuovo viaggio da Bari a Durazzo con truppe a bordo<ref name="deffenu"/>.
 
All’una di [[pomeriggio]] del 28 marzo 1942 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' lasciò [[Patrasso]] alla volta di [[Bari]], in convoglio con i trasporti truppe ''Piemonte'', ''[[Francesco Crispi (piroscafo)|Francesco Crispi]]'', ''[[Aventino (piroscafo)|Aventino]]'', ''[[Motonave Viminale|Viminale]]'' e ''[[Galilea (piroscafo)|Galilea]]'' e con la scorta dell’incrociatore ausiliario ''[[Città di Napoli (incrociatore ausiliario)|Città di Napoli]]'' e delle anziane [[torpediniera|torpediniere]] ''[[Angelo Bassini (torpedinieracacciatorpediniere)|Bassini]]'', ''[[Antonio Mosto (torpedinieracacciatorpediniere)|Mosto]]'' e ''[[Castelfidardo (torpedinieracacciatorpediniere)|Castelfidardo]]''<ref name="nmp"/><ref name=nh2>[http://www.naval-history.net/xDKWW2-4203-43MAR02.htm Naval History – March 1942]</ref><ref name="regiamarina">[http://www.regiamarina.net/detail_text.asp?nid=48&lid=2 Affondamento del Galilea<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref name="prevato">[http://www.prevato.it/giornalenautico/19.php Franco Prevato: GIORNALE NAUTICO PARTE PRIMA<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Poco dopo il traverso di San Nicolò d’[[Itaca]], in condizioni di [[mare]] calmo, senza [[vento]], e [[cielo]] coperto (tempo però destinato a peggiorare in tarda serata), si aggregarono alla scorta il [[cacciatorpediniere]] ''[[Sebenico (cacciatorpediniere)|Sebenico]]'' ed alcuni [[dragamine]] (secondo altra fonte il ''Sebenico'' ed anche una quarta torpediniera, la ''[[San Martino (torpedinieracacciatorpediniere)|San Martino]]'', partirono a Patrasso insieme al resto del convoglio, che era inizialmente composto dai soli trasporti ''Crispi'', ''Galilea'' e ''Viminale'', cui si aggiunsero, fuori Patrasso, i [[piroscafo|piroscafi]] ''Piemonte'', ''Ardenza'' ed ''Italia''<ref name="regiamarina"/>), mentre un [[ricognitore]] sorvolava l’area, permanendo nei pressi sino al [[tramonto]]<ref name="prevato"/>. Alle 18.30 venne oltrepassato Capo Dukato ([[Isole Ionie]]) mentre il tempo peggiorava rapidamente, ed alle 19.12 il convoglio si dispose su due file (con ''Galilea'' e ''Viminale'' in testa rispettivamente a sinistra ed a [[dritta]], distanziate di circa 600 metri<ref name="regiamarina"/>) fiancheggiate dalle torpediniere, mentre il ''Città di Napoli'' si portò in testa, procedendo a [[zig zag]]<ref name="prevato"/>. Nella tarda [[serata]] il convoglio venne avvistato dal [[sommergibile]] [[Royal Navy|britannico]] ''Proteus'', che, tra le 22.45 e le 22.50<ref name="nmp"/>, silurò il ''Galilea'': l’unica nave lasciata ad assistere la nave colpita fu la ''Mosto'', mentre il resto del convoglio proseguì alla volta di Bari, giungendovi l’indomani<ref name="prevato"/>. Dopo cinque ore di agonia, tra le 3.40 e le 3.50 del 29 marzo, il ''Galilea'' s’inabissò in [[posizione]] 39°03’ N e 20°06’ E<ref name="nmp"/>: nel disastro scomparvero 995 uomini, a fronte di 319 sopravvissuti<ref name="prevato"/>. La scorta ritenne, a torto, di aver danneggiato un sommergibile<ref name="regiamarina"/>.[[File:Pfo Italia1.jpg|thumb|left|upright=1.4|L<nowiki>'</nowiki>''Italia'', utilizzato come trasporto truppe, in navigazione sulla rotta Brindisi-Durazzo.]]
 
Il 16 luglio 1943 la nave, insieme al trasporto truppe ''Argentina'', era in navigazione da Patrasso a Valona sotto la scorta del cacciatorpediniere ''[[Lubiana (cacciatorpediniere)|Lubiana]]'' e delle torpediniere ''[[Lince (torpediniera)|Lince]]'' e ''[[Rosolino Pilo (torpedinieracacciatorpediniere)|Pilo]]'' quando il convoglio venne attaccato da un sommergibile sconosciuto, circa dodici miglia ad ovest di Capo Dukato: sia l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' che l<nowiki>'</nowiki>''Argentina'' furono tuttavia mancati<ref>[http://www.historisches-marinearchiv.de/projekte/asa/ausgabe.php?where_value=3626 Historisches Marinearchiv]</ref>.
 
Il 10 settembre 1943, due giorni dopo la [[proclamazione]] dell’[[armistizio di Cassibile|armistizio]], l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu catturato dalle truppe tedesche a Durazzo, in seguito all’occupazione della [[città]] albanese<ref name="nmptheshipslist"/><ref name="theshipslistagenziabozzo"/><ref name="agenziabozzonmp"/>.
 
Alcune [[settimana|settimane]] dopo i comandi tedeschi decisero di utilizzare l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' e le altre navi italiane catturate a Durazzo per trasportare a [[Trieste]] i reparti della [[Divisione (unità militare)|Divisione]] «Brennero», i cui comandanti si erano accordati con i comandi tedeschi per il disarmo e trasferimento della Divisione in Italia<ref name="biblink">[http://www.biblink.it/download%20PDF/Annali__2_06.pdf Annali del Dipartimento di Storia – La Resistenza dei militari]</ref><ref name="secondorisorgimento">[http://secondorisorgimento.blogspot.com/2010/01/una-ricerca-in-corso-il-caso-della.html Secondo Risorgimento<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Le operazioni d’imbarco si svolsero a Durazzo il 25 settembre<ref name="biblink"/>. Tali operazioni terminarono su tutte le navi (nel trasferimento vennero coinvolte le vecchie [[torpediniera|torpediniere]] ''[[Rosolino Pilo (torpedinieracacciatorpediniere)|Pilo]]'' e ''[[Giuseppe Missori (torpedinieracacciatorpediniere)|Missori]]'' e cinque mercantili, tra cui, oltre all<nowiki>'</nowiki>''Italia'', l’incrociatore ausiliario ''[[Arborea (incrociatore ausiliario)|Arborea]]'', il trasporto truppe ''Argentina'' e probabilmente anche i piroscafi ''Marco'' e ''Brumer''<ref name="secondorisorgimento"/>) alle sei di [[sera]] del giorno stesso (l’ultimo reparto ad essere imbarcato fu il 558º [[Gruppo (unità militare)|Gruppo]] Semovente, i cui 400-500 uomini, che inizialmente si pensava di lasciare a terra per mancanza di posto, vennero infine distribuiti a bordo delle navi in procinto di partire), ed un’ora dopo le sette navi lasciarono il porto [[Albania|albanese]] alla volta di Trieste<ref name="biblink"/>. Tutte le navi – l<nowiki>'</nowiki>''Arborea'', carico di truppe della «Brennero» ma con funzione anche di nave scorta, procedeva in testa, mentre le torpediniere erano ai lati del convoglio, la ''Pilo'' verso il [[mare]] e la ''Missori'' verso [[terra]]<ref name="secondorisorgimento"/> – erano condotte dai loro [[equipaggio|equipaggi]] italiani, disarmati e sorvegliati da picchetti della [[Wehrmacht]] o da reparti della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] unitisi alle truppe tedesche<ref name="biblink"/>. Alle 23.45 dello stesso 25 settembre, durante la navigazione, l’equipaggio e gli uomini della «Brennero» imbarcati sulla ''Pilo'' assalirono il picchetto tedesco e, dopo averlo sopraffatto (il [[sottufficiale]] comandante venne ucciso, tre uomini furono gettati in mare e quattro catturati<ref name="secondorisorgimento"/>), riassunsero il controllo della nave, conducendola a [[Brindisi]] il 27 settembre<ref name="biblink"/>. Non vi furono altri tentativi in tale senso, così che il convoglio, dopo aver sostato brevemente a Trieste, proseguì alla volta di [[Venezia]], dove arrivò il 29 settembre, sbarcando gli uomini della «Brennero» allo [[scalo ferroviario]] della [[città]]<ref name="biblink"/>.
 
L<nowiki>'</nowiki>''Italia'' rimase poi sotto il controllo delle [[Wehrmacht|forze tedesche]]. Il 6 luglio 1944 il piroscafo, attaccato da aerei, fu colpito da alcune [[bomba (ordigno)|bombe]], inabissandosi nel [[golfo]] di [[Arsia]], in [[Istria]]<ref name="nmpcn"/><ref name="cnnmp"/>. Secondo altre fonti, il 6 luglio 1944 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu affondato da aerei alleati, ma a [[Trieste]], dove nel 1950 venne recuperato e [[demolizione|demolito]]<ref name="theshipslist"/><ref name="agenziabozzo"/>.
 
== Note ==
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<references/>
 
{{Portale|Marinamarina}}
 
[[Categoria:Navi ospedale della Regia Marina]]