Utente:Truthful eye/Sandbox2: differenze tra le versioni
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Gli studi controllati sulle diete devono equiparare rigorosamente anche l'apporto calorico (le cosiddette diete isocaloriche) per evitare che tra i gruppi analizzati il fattore confondente sia rappresentato da una disparità nelle calorie assunte. L'unica modalità in grado di monitorare ed equiparare in maniera strettamente precisa e controllata l'apporto calorico è quella che viene chiamata 'metabolic ward' o 'metabolic unit', un'area confinata, spesso una struttura ospedaliera o un’Università, in cui i soggetti vengono monitorati durante tutto il periodo di studio dal personale per assicurarsi che assumano esattamente il cibo nelle quantità a loro assegnate. Le diete somministrate tramite i diari alimentari e l'auto-monitoraggio hanno dimostrato di portare a delle rilevanti sottostime delle calorie assunte<ref>Mertz W et al. What are people really eating? The relation between energy intake derived from estimated diet records and intake determined to maintain body weight. Am J Clin Nutr. 1991 Aug;54(2):291-5.</ref><ref>Naukkarinen J et al. Causes and consequences of obesity: the contribution of recent twin studies. Int J Obes (Lond). 2012 Aug;36(8):1017-24.</ref>.
==Criteri di esclusione==
Il meal timing è stato studiato da diverse ricerche sull'uomo, anche se molte di queste più spesso non sono state organizzate per analizzare l’impatto causale di questo parametro. Molti sono gli studi epidemiologici
Per quanto riguarda le ricerche controllate sull'uomo, alcune di esse verificavano semplicemente le differenze tra alimentazione 'normale' e Ramadan<ref name="Al-Hourani">Al-Hourani HM, Atoum MF. Body composition, nutrient intake and physical activity patterns in young women during Ramadan. Singapore Med J. 2007 Oct;48(10):906-10.</ref>, le differenze tra monopasto giornaliero e pasti frequenti<ref>Gwinup G et al. Effect of nibbling versus gorging on serum lipids in man. Am J Clin Nutr. 1963 Oct;13:209-13.</ref><ref name="Nonino-Borges" /><ref name="Stote">Stote KS et al. A controlled trial of reduced meal frequency without caloric restriction in healthy, normal-weight, middle-aged adults. Am J Clin Nutr. 2007 Apr; 85(4): 981–988.</ref>, o le differenze tra lo stesso monopasto giornaliero consumato in diverse ore della giornata<ref name="Hirsh" /><ref name="Sensi">Sensi S, Capani F. Chronobiological aspects of weight loss in obesity: effects of different meal timing regimens. Chronobiol Int. 1987;4(2):251-61.</ref><ref name="Nonino-Borges">Nonino-Borges CB et al. Influence of meal time on salivary circadian cortisol rhythms and weight loss in obese women. Nutrition. 2007 May;23(5):385-91.</ref>. Tuttavia, le modalità in monopasto giornaliero e il Ramadan possono risultare dei fattori confondenti, e non riflettono le abitudini del soggetto medio, pertanto questo tipo di analisi rischia non rispondere precisamente alla domanda sull’effetto causale del meal timing in un contesto realistico. Tra queste, alcune duravano troppo poco per poter verificare delle rilevanti variazioni della composizione corporea<ref name="Hirsh" /><ref name="Sensi" /><ref name="Nonino-Borges" />. Alcune di queste ricerche verificavano semplicemente le differenze nella frequenza dei pasti, e, anche se questo può alterare il meal timing, risulta impossibile isolare l’effetto della frequenza pasti da quello della distribuzione calorica di per sé.
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