Codex Manesse: differenze tra le versioni
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[[File:Codex Manesse Markgraf Heinrich von Meißen.jpg|thumb|rigth|200px|Il [[marchese|margravio]] [[Enrico III di Meissen|Enrico di Meißen]]<div style="text-align:left;"
Il '''Codex Manesse''' o '''codice manessiano''', anche conosciuto come ''Grosse Heidelberger Liederhandschrift'', è il più ricco e famoso [[canzoniere]] medievale in lingua tedesca. Questo [[codice (filologia)|codice]] di grande formato (35.5x25cm) consiste in 426 fogli di [[pergamena]] e contiene su ambedue i lati testi e preziose [[miniature]]. Viene conservato nella biblioteca universitaria di [[Heidelberg]].
La raccolta contiene opere poetiche in [[lingua alto-tedesca media]]. Il suo nucleo è stato composto intorno al 1300 a [[Zurigo]], probabilmente in correlazione con il collezionismo della famiglia patrizia zurighese dei Manesse. Fino circa al 1340 vi sono state inserite varie aggiunte (vedi bibliografia). Il codice raccoglie testi fino allora tramandati solo oralmente, trascritti su fogli singoli o conosciuti attraverso repertori limitati. Con il [[florilegio]] di 140 poeti e le circa 6000 strofe, il codice risulta una ''summa'' rappresentativa di canzoni profane medievali e costituisce una delle fonti principali della poesia d’amor cortese tedesca, il cosiddetto [[Minnesang]].<ref
Il [[manoscritto]] è divenuto famoso soprattutto grazie alle sue 137 miniature policrome a pagina intera che precedono le liriche dei rispettivi Minnesänger. Esse raffigurano i poeti in scene idealizzate di corte, di festività e di tornei, e costituiscono il documento più importante della miniatura gotica alto-renana. Queste miniature hanno influenzato in modo durevole l'immagine moderna del [[Medioevo]] cavalleresco.
== Contenuto e struttura ==
[[File:Codex Manesse Walther von der Vogelweide.jpg|thumb|rigth|200px|Ritratto di Walther von der Vogelweide <div style="text-align:left;"
[[File:Codex Manesse Sängerkrieg auf der Wartburg.jpg|thumb|rigth|200px|Gara poetica al castello di Wartburg <div style="text-align:left;"
Il Codice Manesse, redatto in [[scrittura gotica]] da diverse mani, tramanda la [[lirica]] alto-tedesca media nell’intera varietà di generi e delle forme (canzoni dette ''Lieder'', sequenze affini al [[Lai (poesia)|lai]] dette ''Leichs'', poesia sentenziosa didascalica chiamata ''Sangsprüche'') dagli inizi dell’arte lirica profana (con il poeta di Kürenberg, attivo intorno al 1150/60) fino al momento della redazione del manoscritto ([[Johannes Hadloub]] attestato attorno al 1300).<ref
Il manoscritto contiene 140 raccolte poetiche, quasi tutte introdotte da un’immagine a pagina intera dell’autore (spesso raffigurato con stemmi e altri attributi caratterizzanti). È ordinato secondo le forme metriche e comprende complessivamente 6000 strofe. Si tratta soprattutto di Minnesang, canzoni d’amor cortese, ma anche di liriche didattiche e religiose. La successione delle singole raccolte si basa sull’estrazione sociale degli autori. Aprono il codice i poeti più nobili, i [[Hohenstaufen|sovrani svevi]] - l’Imperatore [[Enrico VI di Svevia|Enrico VI]] e suo nipote Re [[Corrado IV di Svevia|Corrado IV]]-, seguiti da principi, duchi e baroni – tra cui [[Walther von der Vogelweide]] -, fino a giungere ai ''meister'', i cantori di origini non nobili.
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Si distinguono il nucleo di base (redatto verso l’inizio del '300) che comprende le liriche di 110 autori e vari strati successivi, aggiunti fino verso la metà del secolo, con opere di altri trenta autori. Le miniature sono state eseguite da quattro artisti. Il pittore del nucleo di base ne ha dipinte 110, il pittore successivo ne ha approntate venti, il terzo quattro e il quarto tre (più uno schizzo).
Anomala è la raccolta attribuita al mago d'Ungheria „Klingesor von vngerlant“ (autore fittizio non esistito in realtà), poiché non vi figurano solo le sue poesie ma anche, in forma antologica, testi poetici di cinque altri Minnesänger, a ciascuno dei quali nel codice è dedicato pure un florilegio specifico. L’anomalia è dovuta all’intento di rappresentare la gara poetica che si svolse al [[Castello di Wartburg]]. I coniugi ospitanti, il langravio [[Ermanno I di Turingia]] e sua moglie [[Sofia di Wittelsbach]], troneggiano sui sei cantori rappresentati nell'atto della recita.
== Composizione ==
[[File:Codex Manesse Johannes Hadlaub.jpg|thumb|rigth|200px|Ritratto di Johannes Hadloub <div style="text-align:left;"
Preziose informazioni sull'origine del manoscritto sono offerte dallo zurighese [[Johannes Handloub]], che visse nella prima metà del Trecento e faceva parte della cerchia della famiglia nobiliare dei Manesse, la quale aveva una forte propensione per il collezionismo ed era appassionata al Minnesang svevo.
Nell'“Elogio dei Manesse”, contenuto nel folio 372r del manoscritto, Johannes Hadloub loda la completezza della raccolta impostata dall'illustre membro del consiglio zurighese [[Rüdiger Manesse]] il Vecchio (maggiorenne nel 1252, morto nel 1304) e da suo figlio Johannes, tesoriere capitolare morto nel 1297. Anche se la partecipazione diretta di Rüdiger Manesse alla produzione dell’omonimo manoscritto non è provata, è verosimile supporre che i libri di canzoni della famiglia Manesse, citati da Handloub, rappresentino il fondamento a partire da cui è stato allestito il famoso codice.
Hadloub menziona in altre canzoni alcuni illustri cittadini zurighesi, così la badessa imperiale Elisabeth da [[Wetzikon]], il conte del [[Toggenburg]], il vescovo di Costanza come pure gli abati di [[Einsiedeln]] e di Peterhausen. Hadloub mette in scena delle situazioni liriche stereotipate e utilizza i nomi illustri di politici dell’epoca per conferire al contenuto delle proprie canzoni una parvenza di realtà.
== Storia movimentata del manoscritto ==
La frase latina secondo la quale i libri hanno tutti un proprio destino, si addice perfettamente alla storia movimentata del codice Manesse.
Non è noto a chi appartenesse inizialmente, comunque, già nella seconda metà del XV secolo, verosimilmente non si trovava più a Zurigo. Intorno al 1575-1580 appartenne quasi certamente a un mercante fiammingo, interessato per motivi professionali agli [[stemmi]] nobiliari. Poco dopo è documentato nuovamente in Svizzera, nel lascito del barone [[Johann Philipp von Hohensax]], che molto probabilmente lo aveva acquistato nelle Fiandre. Certo è che, dopo la morte del barone, il [[conte palatino]] di [[Zweibrücken]] e l’erudito [[Marquard Freher]] di Heidelberg tentarono in vario modo di entrare in possesso del codice. Nel 1604 l’[[umanista]] svizzero [[Melchior Goldast]] fu il primo studioso del manoscritto, di cui pubblicò diverse poesie didascaliche. Fu lui stesso a favorire il ritorno del manoscritto a Heidelberg, dove dal 1607 fece parte per quindici anni della famosa collezione della [[Biblioteca Palatina (Heidelberg)|Biblioteca Palatina]]. Durante la [[Guerra dei Trent’Anni]], nel 1622, il codice fu portato in salvo nei [[Paesi Bassi]], forse proprio dallo stesso [[Federico V del Palatinato]]. Qualche decennio più tardi, però, si trovava nella biblioteca privata dell’erudito francese [[Jacques Dupuy]], il quale lasciò la sua collezione in eredità al re di Francia. Pertanto il codice entrò a far parte della [[Bibliothèque nationale de France|Biblioteca Reale francese]].
La riscoperta del manoscritto nel 1815 da parte di [[Jakob Grimm]] segnò l’inizio di una lunga serie di tentativi da parte della Germania di riappropriarsene. Solo nel 1988 il manoscritto da Parigi poté far ritorno nella biblioteca di Heidelberg, dove si trova tutt’oggi.
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== Edizioni e mostre ==
L’erudito svizzero [[Johann Jakob Bodmer]] pubblicò per la prima volta una parte del Codice Manesse nell’anno 1748 con il titolo di ''Manessische Handschrift''.<ref>
Per ragioni di tutela, il manoscritto originale può essere presentato solo di rado al pubblico. Nel 1991 il Codice Manesse è ritornato per poco tempo alle sue radici zurighesi nell'ambito della mostra dedicata a ''Il manoscritto di canzoni Manesse a Zurigo'', allestita al [[Museo nazionale di Zurigo]].
In occasione del 625º anniversario della fondazione dell’Università di Heidelberg ha avuto luogo una mostra nella biblioteca universitaria durante la quale si poteva ammirare il Codice Manesse in forma originale e facsimile.
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* Testo integrale: ''Die Große Heidelberger Liederhandschrift (Codex Manesse)''. In getreuem Textabdruck [ursprünglich in Lieferungen zwischen 1899 und 1909] a cura di Fridrich Pfaff, seconda edizione rivista a cura di Hellmut Salowsky. Universitätsverlag C. Winter, Heidelberg 1984, ISBN 3-533-03525-5.
* Friedrich Heinrich von der Hagen (a c. di.): ''Minnesinger. Deutsche Liederdichter des zwölften, dreizehnten und vierzehnten Jahrhunderts. Theil 1. Manessische Sammlung aus der Pariser Urschrift''. Barth, Leipzig 1838 ([http://books.google.de/books?id=D4u1Ilo4v0kC versione digitale]).
* Gisela Kornrumpf: ''Die Heidelberger Liederhandschrift C''. In: K. Ruh (a c. di): ''Die deutsche Literatur des Mittelalters'', seconda ed., vol. 3 (1981), pp.
* Walter Koschorreck, Wilfried Werne (a c. di.): ''Codex Manesse. Die Große Heidelberger Liederhandschrift. Kommentar zum Faksimile des Cod. Pal. Germ. 848 der Universitätsbibliothek Heidelberg''. Insel, Frankfurt am Main / Graphische Anstalt für Kunst und Wissenschaft Ganymed, Kassel 1981 ([http://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/a/a150152+0002.pdf Documento PDF]; 18,6 MB)
* Elmar Mittler u. a. (a c. di): ''Codex Manesse''. Katalog zur Ausstellung 1988 in der Universitätsbibliothek Heidelberg. Edition Braus, Heidelberg 1988, ISBN 3-925835-20-2.
* Ingo F. Walther: ''Codex Manesse. Die Miniaturen der Großen Heidelberger Liederhandschrift''. Insel, Frankfurt am Main 1988, ISBN 3-458-14385-8.
* Max Schiendorfer: ''Ein regionalpolitisches Zeugnis bei Johannes Hadlaub (SMS 2)''. In: ''Zeitschrift für deutsche Philologie 112'', 1993, pp.
* Eberhard Graf von Zeppelin: ''Zur Frage der großen Heidelberger Liederhandschrift, fälschlich „Manesse-Kodex“ genannt'', in: ''Schriften des Vereins für Geschichte des Bodensees und seiner Umgebung'', XXVIII, 1899, pp.
* ''Der Codex Manesse und die Entdeckung der Liebe'', a cura di Maria Effinger, Carla Meyer und Christian Schneider in collaborazione con Andrea Briechle, Margit Krenn und Karin Zimmermann. Universitätsverlag Winter, Heidelberg 2010, ISBN 978-3-8253-5826-6.
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[[Categoria:Manoscritti miniati del XIV secolo]]
[[Categoria:Università Ruprecht Karl di Heidelberg]]
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