Attentato di Sarajevo: differenze tra le versioni
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== Antefatti ==
=== La corte asburgica ===
Nel [[1878]], dopo molti secoli di dominazione, i turchi furono cacciati dalla Bosnia, e in base al [[Trattato di Berlino (1878)|trattato di Berlino]] l'Austria-Ungheria ricevette il mandato di amministrare le province ottomane della [[Bosnia ed Erzegovina]], mentre l'[[Impero ottomano]] ne manteneva la sovranità ufficiale. Questo accordo portò a una serie di dispute territoriali e politiche che nel corso di diversi decenni coinvolsero l'[[Impero russo]], l'Austria, Bosnia e Serbia, finché nel 1908, l'Impero Austro-Ungarico procedette alla definitiva [[crisi bosniaca|annessione della Bosnia e dell'Erzegovina]] mortificando completamente le ambizioni nazionali serbe<ref name="G32"/>.
Nonostante il diniego dell'imperatore, nel 1900 Francesco Ferdinando sposò comunque Sofia, costretto però a contrarre un [[matrimonio morganatico]] che privò per sempre i futuri figli al diritto di successione al trono e la moglie, contessa Chotek (in seguito duchessa di Hohenberg), del diritto di stargli a fianco nelle cerimonie ufficiali. L'imperatore Francesco Giuseppe temeva che, una volta sceso al trono, Francesco Ferdinando si sarebbe rimangiato la parola, forse grazie ad una dispensa papale, e avrebbe nominato Sofia legittima imperatrice, elevando così il rango dei tre figli e inserendoli nella [[linea di successione al trono d'Austria-Ungheria]]<ref name="F133-134">{{cita|Fromkin|pp. 133-134}}.</ref>. ▼
Nel 1913 l'ottuagenario imperatore Francesco Giuseppe, che dal 1848 governava l'impero asburgico incarnando in sé la continuità con il passato e i valori di rigidità e militarismo del regime, dopo la morte del suo unico figlio, il principe Rudolf, si apprestava a lasciare il trono al cinquantenne Francesco Ferdinando, un cugino succeduto a Rudolf, che fin dall'inizio fu una figura reale poco apprezzata a corte e penalizzato dalla moglie Sofia, la quale proveniva da una famiglia slava e di basso rango<ref>{{cita|Fromkin|p. 133}}.</ref>.
▲Nonostante
{{Doppia immagine|left|Franz ferdinand.jpg|135|Sophiechotek1868-2 (cropped).jpg|136|L'arciduca Francesco Ferdinando e l'arciduchessa Sofia}}
Francesco Ferdinando aveva nel tempo acquisito un vivo interesse per le forze armate, ma nelle molte crisi internazionali aveva sempre assunto un atteggiamento favorevole alla pace, come peraltro fece in molte occasioni Francesco Giuseppe. Allo stesso tempo però Francesco Ferdinando istituì una propria cancelleria militare
[[File:Franz Ferdinand at Sarajevo Station.jpg|miniatura|L'arciduca Francesco Ferdinando scende alla stazione di Sarajevo il 25 giugno 1914]]
L'erede al trono peraltro non era un uomo piacevole né molto amato, e pochi dei suoi contemporanei ebbero parole d'ammirazione nei suoi confronti nonostante fosse considerato intelligente, l'unico tratto piacevole sembrava essere l'amore incondizionato per la moglie e i figli. L'opportunità di poter comparire ufficialmente a fianco della moglie fu probabilmente il motivo principale che lo spinse, nel giugno 1914, ad ispezionare le forze armate in Bosnia-Erzegovina in vista di alcune manovre militari, sfruttando una sorta di limbo giuridico per il quale la Bosnia-Erzegovina godeva, in attesa che il contenzioso di proprietà tra Austria e Ungheria fosse appianato<ref name="F133-134"/>. Sofia sarebbe potuta apparire al suo fianco, e per questo iniziarono i preparativi per organizzare delle celebrazioni della capitale provinciale, Sarajevo, per il 28 giugno, anniversario del loro matrimonio, lontano dalla corte di Vienna dove Sofia veniva trattata con sufficienza. Ma il 28 giugno, corrispondeva anche al 15 giugno del [[calendario giuliano]], festa di [[San Vito]], che in Serbia viene chiamato ''[[Vidovdan]]'', e dove vi si commemora la [[battaglia della Piana dei Merli]] del [[1389]] contro gli ottomani, durante la quale pare che la Serbia avesse perso la propria indipendenza. I funzionari asburgici responsabili del viaggio non tennero conto di questo avvenimento, che fu da sempre un'occasione per le cerimonie patriottiche serbe<ref>{{cita|Fromkin|p. 134}}.</ref>.
L'arciduca e consorte partirono in treno la mattina del 24 giugno, lasciando Vienna separatamente: Sofia giunse per prima alla stazione termale di Bad Ilidze, alle porte di Sarajevo, mentre Francesco Ferdinando arrivò nel tardo pomeriggio di giovedì 25 giugno. I due alloggiarono all'Hotel Bosna, interamente requisito per l'occasione, e quella sera stessa la coppia decise di recarsi in città a fare acquisti, accolti in modo amichevole dai cittadini. Nei giorni seguenti Sofia visitò scuole, orfanotrofi e chiese mentre Francesco Ferdinando, in qualità di ispettore generale, presenziò sotto una pioggia battente una simulazione di guerra<ref>{{cita|Fromkin|pp. 134-135}}.</ref>.
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