Caso Allemandi: differenze tra le versioni

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==La sentenza==
{{Infobox
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|StileValore = text-align:left;
|Valore1 = «Il Direttorio federale, accertato anche per confessione del dottor Nani, consigliere del Torino, che egli ha versato al signor Gaudioso, pure confesso, lire 25.000 destinate a taluno dei giocatori della Juventus per assicurare illegittimamente al Torino la vittoria nella gara dl 5 giugno, delibera di togliere al Torino il titolo di campione assoluto d’Italia, per l’anno sportivo 1926-27.»<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Carlo Caliceti|titolo=Lo scudetto di nessuno|rivista=[[Calcio 2000]]|numero=4 [40]|anno=2001|mese=aprile|pagina=56|ISSN=1122-1712}}</ref><br/><small>(Comunicato ufficiale della [[Federazione Italiana Giuoco Calcio]] (FIGC), 4 novembre 1927.)</small>}}
 
Il Direttorio Federale, riunito nella [[Casa del Fascio]], revocò lo scudetto al Torino e squalificò a vita Allemandi, che nell'estate era passato dalla Juventus all'[[Inter]],<ref name=bac19 /> anche se in seguito alla medaglia di bronzo della Nazionale Italiana alle [[Giochi della IX Olimpiade|Olimpiadi del 1928]], il giocatore godrà di un'amnistia.<ref>{{Cita news|titolo=Allemandi: campione del mondo|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=2 marzo 2000|pagina=49}}</ref> Nessun provvedimento fu invece preso a carico della Juventus, poiché i bianconeri si difesero spiegando che il terzino si era mosso in maniera autonoma e che la società zebrata era dunque vittima, e non protagonista, dell'illecito avvenuto. Tuttavia non vennero sanzionati altri due calciatori della "Vecchia Signora" coinvolti nell'inchiesta, [[Federico Munerati]] e [[Piero Pastore]], accusati rispettivamente di aver ricevuto un non meglio precisato "dono" da parte di un'altra società, e di aver scommesso sulla sconfitta juventina nel derby (tra l'altro, durante l'incontro, lo stesso Pastore si fece espellere per fallo da reazione).<ref name=bac18 /> I due furono giudicati estranei alla vicenda.<ref name=bac18 />
 
Lo scudetto restò invece perpetuamente ''"non assegnato"'',<ref>{{Cita|Brera|p. 69.}}</ref> e non quindi dato al Bologna come i dirigenti della società felsinea reclamavano. Sulle motivazioni di questa mancata riassegnazione, contraria ai regolamenti che invece espressamente, secondo le norme del [[CIO]], prevedevano la vittoria della seconda classificata nel caso di squalifica della prima piazzata, si avanzarono illazioni totalmente opposte. Da un lato c'era chi, credendo nella buona fede e nella probità di Arpinati, sostenne che fu proprio il gerarca a impedire la premiazione dei rossoblù perché ciò gli avrebbe tirato addosso ovvi sospetti di parzialità, dall'altro lato ci fu chi, specie tra i sostenitori granata, portò invece avanti la tesi secondo cui fu proprio Arpinati a ordire, e forse inventare o quantomeno gonfiare, lo scandalo che coinvolse Allemandi, mentre la mancata incoronazione dei felsinei sarebbe stata voluta da alti gerarchi, forse dal [[Benito Mussolini|duce]] in persona, timorosi che le velenose critiche verso Arpinati potessero giungere a screditare l'immagine e l'autorità dello stesso regime fascista.
 
{{Infobox
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|Valore1 = «Il titolo passerà ora al Bologna? Assolutamente no. Il risultato dell’inchiesta è tale che ha riportato l’impressione precisa che talune partite di campionato abbiano falsato l’esito del campionato stesso. Il Bologna non avrà perciò il titolo tolto al Torino; il campionato 1926-27 non avrà il suo vincitore.»<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Carlo Caliceti|titolo=Lo scudetto di nessuno|rivista=[[Calcio 2000]]|numero=4 [40]|anno=2001|mese=aprile|pagina=56|ISSN=1122-1712}}</ref><br/><small>([[La Gazzetta dello Sport]], 7 novembre 1927.)</small>}}
 
Lo scudetto di quell'anno rimase dunque inaggiudicato, unico caso fino al ripetersi di un [[Calciopoli|secondo episodio]] nel [[2005]]. Nel [[1949]], durante i funerali del Grande Torino, la [[FIGC]] promise di riaprire il caso, ma tale assicurazione non ha finora mai avuto seguito.