Ludwig van Beethoven: differenze tra le versioni
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L'influenza esercitata da Haydn – soprattutto in rapporto a quella di [[Muzio Clementi|Clementi]] – impregna fortemente la concezione beethoveniana della musica. In effetti, il modello del maestro viennese non si manifesta tanto, come troppo spesso si crede, nelle opere "del primo periodo", quanto in quelle degli anni seguenti: la stessa ''[[Sinfonia n. 3 (Beethoven)|Eroica]]'', in spirito e proporzioni, ha che fare con Haydn ben più delle due sinfonie precedenti; analogamente, Beethoven si avvicina al suo predecessore più nell'[[Quartetto n. 16 (Beethoven)|ultimo quartetto]], terminato nel [[1826]], che nel [[Quartetto n. 1 (Beethoven)|primo]], composto una trentina d'anni addietro.
Nello stile haydniano si distinguono pure gli aspetti che diverranno essenziali nello spirito di Beethoven: soprattutto, è il senso haydniano del motivo che influenza profondamente e durevolmente l'opera di Beethoven, come nel primo movimento della [[Sinfonia n. 5 (Beethoven)|
[[File:FuenfteDeckblatt.png|thumb|left|upright=1.6|Beethoven raccoglie da Haydn il senso del motivo: in questo modo, una cellula ritmica di due [[Misura (musica)|misure]] serve da materiale per tutto il primo movimento della
Talora l'influenza di Haydn si estende anche all'organizzazione interna di un intero movimento di [[sonata]]. Per il maestro [[Musica classica|classico]]
Haydn è il primo compositore ad avere fatto uso più o meno sistematicamente della tecnica di iniziare il brano in una falsa tonalità, mimetizzando la tonica. Questo principio illustra bene la propensione tipicamente haydniana a suscitare sorpresa nell'ascoltatore, tendenza che si ritrova ampiamente in Beethoven: l'ultimo movimento del [[Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 (Beethoven)|
==== L'influenza di Mozart ====
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