Caffè Florian: differenze tra le versioni

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== Cenni storico-artistici ==
 
[[File:Plateatico Caffè Florian.jpg|upright=1.5|thumb|Il plateatico del Caffè Florian in Piazza san Marco]] Il Caffè Florian venne inaugurato nel 1720 da Floriano Francesconi sotto le Procuratie Nuove in piazza san Marco a Venezia. Il caffè ebbe un immediato successo presso l’alta società veneziana, tanto che Francesconi, nel 1750, aggiunse alle originarie due stanze (l’odierno Ingresso e Sala Cinese) altre due stanze (le odierne Sala Orientale e Sala del Senato).<ref name=":0DL35">{{Cita|De Laroche, |p. 35}}</ref>
 
Alla morte del fondatore, nel 1773, il caffè passò al nipote Valentino Francesconi, che verrà soprannominato dai veneziani il “famosissimo sior Valentin”. Sotto la direzione di Valentino il Florian dovette vivere la fine della Repubblica Veneziana e l’occupazione di Venezia da parte dei francesi e degli austriaci. Per questo Francesconi nel 1797 cambiò il nome del caffè da "Alla Venezia Trionfante" a Caffè Florian, con il quale esso era, peraltro, già universalmente noto.<ref name=":0DL25">{{Cita|De Laroche, |p. 25}}</ref>
 
Alla morte di Valentino Francesconi nel 1814 il caffè passò alla moglie Chiaretta e poi al figlio Antonio. Sotto la direzione di Antonio Francesconi il caffè divenne luogo di incontro dei patrioti italiani come [[Niccolò Tommaseo]], [[Daniele Manin]], [[Pietro Buratti]] e [[Silvio Pellico]], che si riunivano nella Sala del Senato. I fermenti patriottici di questi frequentatori portarono alla rivoluzione veneziana del 1848 che vedrà, per un breve periodo, Venezia di nuovo indipendente dall’Austria. Durante la rivoluzione il Florian raccolse i patrioti feriti durante gli scontri, diventando così un ospedale temporaneo.<ref name=":0DL39">{{Cita|De Laroche, |p. 39}}</ref>
 
Nel 1858 la proprietà del Florian passò da Antonio Francesconi ai proprietari di uno dei caffè più in voga del tempo, il Caffè degli Specchi. I nuovi proprietari, Vincenzo Porta, Giovanni Pardelli e Pietro Boccanello, affidarono a Lodovico Cadorin il compito di dirigere i lavori di restauro del Caffè. Gli arredi del Florian non erano stati mai veramente rinnovati dall’ampiamento nel XVIII secolo ed erano in misere condizioni. Cadorin crea, quindi, un progetto di restauro complessivo e radicale degli spazi del caffè. Tra gli artigiani che collaborano ci sono Battistuzzi per le pitture decorative, Dal Tedesco per i rivestimenti lapidei, Monticelli per i tavolini in marmo, Penato per le dorature, Jacer per gli intagli in legno, Bassani per gli specchi e Beaufre e Faido per i putti reggi-lume a gas.<ref>Pastor, Barbara, e Andrea Libralesso, p. 54</ref>
 
Per la Sala Cinese, Cadorin sceglie uno stile {{cn|definito in seguito ''pompadour'' da Tommaso Locatelli}}. Le pitture e i motivi ornamentali sono di Antonio Pascuti, cui si deve la figura del cinese ricordata anche da [[Henri de Régnier]]<ref name=":0DL">{{Cita|De Laroche}}</ref>.
La Sala Orientale (sempre in stile ''pompadour'') è decorata da Giacomo Casa con pitture esotiche di donne amabilmente svestite ma sottilmente velate.
 
La Sala del Senato ha invece un più ambizioso progetto pittorico ad opera dello stesso Giacomo Casa. Il ciclo di quadri raffigura ''Il Secolo Illuminato, o il progresso'', ''La Civiltà che ammaestra le Nazioni o La Venezia Trionfante'' e undici pannelli raffiguranti le Arti e le Scienze. Ne ''Il progresso'' Casa inserisce anche dei simboli massonici, allusione ai rapporti che Venezia intratteneva con alcune società segrete e con l’illuminismo.<ref name=":0DL40">{{Cita|De Laroche, |p. 40}}</ref>
 
[[File:Esterno Caffe Florian.jpg|thumb|left|Entrata del Caffè Florian sotto le Procuratie Nuove]]Nel 1872 e 1891 il Florian subisce dei nuovi interventi di restauro, che vedranno il caffè ampliarsi con altre due grandi sale (la Sala delle Stagioni e la Sala degli Uomini Illustri) che si aggiungono ai lati delle quattro preesistenti. Le nuove sale vedono l’intervento di Giuseppe Ponga per le grottesche e di A. Piazza per le decorazioni in stucco.
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== Note ==
<{{references/>}}
 
== Bibliografia ==