Dolichorhynchops: differenze tra le versioni

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==Prede e predatori==
[[ImmagineFile:Dolichorhynchops scale.png|thumb|left|Un esemplare in rapporto a un uomo.]]
I ''Dolychorhynchops'' erano spesso prede di mosasauri, come il ''[[Tylosaurus]]'', o di squali, come il ''[[Cretoxyrhina]]''.<br />
Si ritiene che i ''Dolychorhynchops'' vivessero in branchi di cinque o sei individui e attaccassero avventandosi in mezzo a banchi di ''[[Enchodus]]'' e/o di ''[[Caproberyx]]'', che erano il cibo quotidiano di questi animali, la configurazione della mascella dentata, che aveva 30-40 denti affilatissimi che però non erano fatti per lacerare la carne, ma solo per afferrare, perciò si ritiene che ingoiassero la preda intera, lascia supporre che si nutrivano di pesci di piccola taglia, che venivano afferrati con i denti inclinando la testa di lato. La ristrettezza del cranio e le mascelle lunghe e sporgenti limitavano la dimensione degli animali di cui potevano nutrirsi, probabilmente dovevano cibarsi di un gran numero di piccole prede per accumulare tutta l'energia di cui avevano bisogno. I ''Dolychorhynchops'', come anche altri plesiosauri, avevano occhi grandi che li aiutavano a localizzare la preda in acque debolmente illuminate. A parte questo, conosciamo relativamente poco dei loro sensi. Non ci sono prove che avessero orecchie esterne, mentre quelle interne, che assicuravano al ''Dolychorhynchops'' un senso di equilibrio, dovevano essere ben sviluppate per permettere di nuotare e cacciare nell'ambiente sottomarino.
 
==Una forma aerodinamica==
[[ImmagineFile:Dolichorhynchops osborni.jpg|thumb|Scheletro di ''D. osborni''.]]
Tutto lascia intendere che i ''Dolychorhynchops'' si muovessero nell'acqua usando gli arti come ali di un uccello, volando così nell'acqua. In una sezione trasversale, gli arti del ''Dolychorhynchops'' assomigliavano fortemente alle ali di un aeroplano, con un bordo sovrastante spesso, una superficie curva, e un bordo posteriore sottile. Le punte di questi arti forse si flettevano leggermente mentre l'animale nuotava nell'acqua, riducendo la turbolenza e migliorando l'efficienza, un po' come le alette di un moderno jet. I quattro arti si muovevano insieme per generare la spinta, spostando in avanti il corpo del plesiosauro e permettendogli effettivamente di librarsi nell'acqua. Qualche vogata e qualche deviazione permetteva all'animale di cambiare direzione o svoltare velocemente, come possiamo osservare nel volo acquatico dei pinguini.
Il ''Dolychorhynchops'' aveva, molto probabilmente, una pelle lisca e non squamosa. L'animale aveva solamente venti vertebre cervicali. Spalla e cinture pelviche erano connesse alla spina dorsale e servivano da punti di attacco per gli ampi fasci di muscoli con cui muovevano gli arti. Ognuna delle quattro natatoie del ''Dolychorhynchops'' era costituita da centinaia di ossa che si combinavano a puzzle, questo forniva una perfetta forma aerodinamica per la vita sottomarina. Era l' equivalente Cretaceo dei delfini.
 
==Bibliografia==
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*Everhart, M. J. 2003. First records of plesiosaur remains in the lower Smoky Hill Chalk Member (Upper Coniacian) of the Niobrara Formation in western Kansas. Kansas Academy of Science, Transactions 106(3-4):139-148.
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*Everhart, M. J. 2004b. New data regarding the skull of ''Dolichorhynchops osborni'' (Plesiosauroidea: Polycotylidae) from rediscovered photos of the Harvard Museum of Comparative Zoology specimen. Paludicola 4(3):74-80.
*Everhart, M. J. 2005. ''Oceans of Kansas - A Natural History of the Western Interior Sea.'' Indiana University Press, 322 pp.
*Everhart, M.J., R. Decker and P. Decker. 2006. Earliest remains of ''Dolichorhynchops osborni'' (Plesiosauria: Polycotylidae) from the basal Fort Hays Limestone, Jewell County, Kansas. Kansas Academy of Science, Transactions 109(3-4): 261 (abstract).
*Everhart, M. J. 2007. ''Sea Monsters: Prehistoric Creatures of the Deep.'' National Geographic, 192 p. ISBN 978-1426200854
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*Sato, T., 2005. A new Polycotylid Plesiosaur (Reptilia: Sauropterygia) from the Upper Cretaceous Bearpaw Formation in Saskatchewan, Canada. Journal of Paleontology, 79: 969-980.