Gassificatore: differenze tra le versioni

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I gassificatori (da non confondersi coi [[Rigassificatore|rigassificatori]]) sfruttano la dissociazione molecolare, definita [[pirolisi]].
In un ambiente chiuso con temperature inferiori ai 400°C e in quasi totale assenza di ossigeno, i [[Composto organico|rifiuti organici]], cioè contenenti carbonio (precedentemente separati dagli altri componenti riciclabili degli RSU, che possono però anche essere introdotti senza alcun trattamento), possono essere completamente distrutti scindendone le molecole in molecole più semplici di monossido di carbonio, idrogeno e metano, che formano un "gas di sintesi" abbastanza puro da essere usato tal quale.
L'energia imprigionata attraverso la [[fotosintesi clorofilliana]] in tali sostanze organiche può così essere liberata o bruciando il gas di sintesi (''syngas'') in una [[Caldaia (riscaldamento)|caldaia]] per sfruttarne il calore o alimentare una [[Centrale termoelettrica|turbina elettricaa vapore]], o usandolo come combustibile per [[Motore a combustione interna|motori a scoppio]], o ricavandone idrogeno da usare poi in [[Pila a combustibile|pile a combustibile]] per produrre elettricità.
 
Alla fine del processo rimangono ceneri per il 3% della massa immessa. Rispetto ai normali inceneritori, per via delle particolari condizioni in cui avviene il processo: la bassa temperatura riduce di oltre cento volte l'emissione di polveri sottili (e in particolare è ridotta la produzione di nanopolveri); la produzione di acido cloridrico, anidride solforosa e monossido di carbonio è ridotta a meno della metà; gli ossidi di azoto sono ridotti a un terzo; i metalli pesanti di 20-50 volte; la concentrazione di diossine e furani è inferiore ai livelli misurabili.