Étienne Bonnot de Condillac: differenze tra le versioni
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=== Corso di studi ===<!-- Descrizione fantasiosa, delirante e priva di fonti. Il corso di studi è un testo fondamentale per le ricerche fisiche, metafisiche, pedagogiche e letterarie, come dimostrato, per esempio, nella premessa degli Elementi di Chimica di Lavoisier, dalle svariate citazioni di Giacomo Leopardi e dalla presenza dell'opera nei cataloghi delle biblioteche dei detti. Sarebbe interessante sapere in che modo la logica di Condillac abbia avuto poco successo e in che modo la storia, scritta dal fratello Mably, sia di poco interesse. -->
<s>I lavori di Condillac sulla politica e sulla storia, contenuti perlopiù nel suo ''Corso di studi'', offrono pochi spunti di interesse, eccetto per la dimostrazione della sua vicinanza al pensiero inglese: egli non ha avuto il calore e l'immaginazione per essere un buono storico. Nella [[logica]], argomento sul quale scrisse molto, ebbe meno successo che nel campo della psicologia. Procede con molte ripetizioni, ma con pochi esempi concreti, con la supremazia del metodo analitico; sostiene che il ragionamento consiste nella sostituzione di un'affermazione con un'altra che sia identica; espone la scienza come un linguaggio ben costruito, un'affermazione che nel suo ''Linguaggio dei calcoli'' cerca di dimostrare con l'esempio dell'aritmetica. La sua logica ha in effetti buoni e cattivi punti che noi ci potremmo aspettare di trovare in un sensista che non conosce la scienza ma la matematica. Egli rigetta l'impianto medievale del [[sillogismo]]; ma si preclude dal suo punto di vista dal capire il carattere attivo e spirituale del pensiero; né ha avuto quell'interesse nella scienza naturale e nell'apprezzamento del ragionamento induttivo che fu la base del principale merito di [[John Stuart Mill|J.S. Mill]]. È abbastanza evidente che la psicologia anti-spiritualistica di Condillac, con la sua spiegazione della personalità come un aggregato di sensazioni, conduce direttamente all'[[ateismo]] e al [[determinismo]]. Non c'è, tuttavia, motivo di interrogarsi sulla sincerità con cui ripudiò entrambe le conseguenze. Quello che dice sulla religione è sempre in armonia con la sua professione; e ha rivendicato la libertà di esserlo nella dissertazione che ha poco in comune con il ''Trattato sulle sensazioni'' con il quale è collegato. Il comune rimprovero del [[materialismo]] dovrebbe certamente non essere fatto contro di lui. Lui ha sempre asserito la sostanziale realtà dell'anima; e nelle parole iniziali del suo ''Saggio'', «Comunque se noi saliamo in paradiso, o se scendiamo all'inferno, noi non usciremo mai da noi stessi – è sempre nostra la possibilità di percepire», noi ritroviamo quel [[soggettivismo]] che costituisce l'elemento centrale della filosofia di [[George Berkeley|Berkeley]].</s>
== La sua eredità ==
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