Egisto Perino: differenze tra le versioni
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Il velivolo di Balbo, ripetutamente colpito, precipitò al suolo<ref name=S0p396/> causando la morte di tutti i passeggeri,<ref>Oltre a Balbo si trattava del maggiore pilota Ottavio Frailich, del capitano motorista Gino Capannini, del maresciallo marconista Giuseppe Berti, del giornalista [[Nello Quilici]], del segretario federale di [[Tripoli]] e console della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] Enrico Caretti, Claudio Brunelli dell'Ente Turistico Alberghiero della Libia, del tenente Lino Balbo nipote del Maresciallo, e del tenente Francesco Florio, cognato di Balbo.</ref> mentre quello di Porro<ref>A bordo di esso si trovavano oltre al generale Porro, il generale Perino, il capitano pilota Leardi, il capo di stato maggiore del Comando Superiore Forze Armate Africa Settentrionale generale [[Giuseppe Tellera]], il capo ufficio operazioni del Comando Supremo tenente colonnello Rosario Sorrentino, e il capitano fotografo Goldoni. Quest'ultimo doveva imbarcarsi inizialmente sul velivolo di Balbo, ma fu sostituito da Caretti.</ref> riuscì ad atterrare in emergenza sull'aeroporto T.2.<ref name=S0p397>{{Cita|Segrè 1990|p. 397}}</ref> Subito dopo la morte di Balbo fu incaricato dal Capo di Stato Maggiore della [[Regia Aeronautica]], generale [[Francesco Pricolo]], di stendere una ampia e circostanziata relazione<ref>Probabilmente tale relazione venne richiesta da [[Benito Mussolini]], e un'altra fu preparata dal generale [[Giuseppe Tellera]] per il Capo di Stato Maggiore Generale, [[Maresciallo d'Italia]] [[Pietro Badoglio]].</ref> sull'incidente. Tale relazione venne scritta il 1º luglio dello stesso anno a [[Roma]], presso lo Stato Maggiore dell'Aeronautica, ma rimase segreta per volere dello stesso Mussolini. Nel corso del mese di luglio divenne Capo di Stato Maggiore della neocostituita [[5ª Squadra aerea]]<ref>''Gazzetta del Popolo'', 12 settembre 1942.</ref> subentrando brevemente nel comando della grande unità al generale [[Felice Porro]], in attesa dell'arrivo del generale [[Mario Ajmone Cat]].
All'arrivo di quest'ultimo fu sostituito nel proprio ruolo dal generale [[Fernando Silvestri]]. Nel gennaio [[1941]] fu elevato al rango di [[Generale di divisione aerea]], divenendo nel contempo Vicecomandante della 3ª Squadra aerea.<ref>''Gazzetta del Popolo'', 12 settembre 1942.</ref> Si spense a Roma - il decesso avvenne a Roma, nella sua casa di Via [[Pilo Albertelli]], al civico 1, situata di fronte alla locale Caserma della Regia Aeronautica - a causa di una grave malattia contratta in servizio, il 12 novembre [[1942]], lasciando la moglie Maria Falco (la coppia non aveva avuto figli). La sua salma riposa presso il [[Sacrario dell'Aeronautica Militare]] presso il [[cimitero del Verano]], Roma.<ref name="Sacrario">{{Cita|Il Sacrario dell'Aeronautica Militare|p. 41}}</ref>
== Onorificenze ==
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