|
[[File:Priamo chiede ad Achille il corpo di Ettore di Antonio Giaccarelli, 1819-25 ca. (particolare).JPG|thumb|400px|Priamo chiede ad Achille il corpo di Ettore di Antonio Giaccarelli, 1819-25]]
La crudeltà e la malvagità, invece, nascono spesso dalla negligenza e dalla leggerezza delle nostre azioni, piuttosto che dalla ''pessima qualità morale'' degli uomini. Spesso però, nella piccola economia dei rapporti umani, è meno grave ricevere un'offesa manifesta (per maleducazione o per malvagità) che un ''piccolo'' riconoscimento per ununa ''grande'' beneficioazione elargitodi cui si è artefici; perché da un lato, questo secondo caso, si priva il benefattore della ''nuda e infruttuosa gratitudine dell'animo'' (il fare qualcosa per la gloria, ecc.); dall'altro si impedisce diuna lamentarsigiusta giustamentelamentela delper il torto ricevuto. Allo stesso modo, siamo portati a non riconoscere le buone qualità deglinegli altri quando non sono a nostro vantaggio. <ref>''Quando non siano a nostro vantaggio, le buone qualità degli altri, se pure le scorgiamo, vogliamo celare a noi stessi di scorgerle''. Porena, ''Operette Morali, Milano Hoepli, 1921</ref>.
'''Capitolo quarto'''<br />
Ha per argomento i ''generi'' di persone.
Gli ''indecisi'' sono sempre quelli più determinati nel perseguire i loro propositi perché temono, a causa dell'ansia e dell'incertezza in cui vivono quotidianamente, di tornare in quella condizione di “perplessità''perplessità e sospensione d'animo”animo'' che alimenta le loro esistenze: la vera sfida non è l'oggetto dell'impresa, ma vincere sé stessi. Negli uomini, sia antichi che moderni, la ''grandezza'' è frutto dell'eccesso di una loro particolare ''qualità'', tanto che la ''straordinarietà'' non si acquisisce se le qualità di un uomo, seppur grande,importante siano ''bilanciate'' tra loro.
Nelle nazioni civili esistono tre generi di persone:
1) I mediocri, la cui natura è trasformata dall'arte e dagli abiti della vita ''cittadinesca'';
2)# I mediocri, la cui natura è trasformata dall'arte e dagli abiti della vita ''cittadinesca''; # Il volgo, composto da persone che per ragioni varie non sono riuscite a ricevere e conservare “le''le impressioni e gli effetti dell'arte, della pratica e dell'esempio”esempio'', fermandosi al primo stadio della condizione naturale.
3)# I sommiSommi, pochissimi, la cui sovrabbondanza di forza ha resistito alla natura del viver presente. Essi sono di due specie:
:::a. i ''disprezzatori'' forti e gagliardi che rifiutano il commercio degli uomini e vivono solitari in mezzo alla città.
:::b. i ''timidi'', uguali in forza ai primi, ma più deboli e riservati nell'addestrarsi all'uso pratico della vita. Molti esempi antichi portati a testimonianza: Rousseau, grande filosofo ma noto misantropo; o Virgilio che nelle Georgiche esalta la vita solitaria e oscura contro l'uso romano dell'epoca.
In conclusione, si riceve tanta stima e attenzione più ci si allontana dall'essere ''naturale'': ''Volgo'' e ''Sommi'' sono tenuti in scarsissima o nessuna considerazione, mentre il “maneggio''maneggio e la podestà”podestà'' delle cose sono in mano ai “mediocri”''mediocri''.
Esistono poi tre tipi di ''vecchiezza'':
1) ''venerabile'': quando la società era giusta e virtuosa nella vecchiaia si trovava SENNO e PRUDENZA;
2)# ''venerabile'': quando la società era giusta e virtuosa nella vecchiaia l'uomo trovava SENNO e PRUDENZA; # ''abbominabile'': quando la società diventò più incline al MALE, l'età avanzata non era altro che la ''prova'' di una lunga ''consuetudine'' con la malvagità; in molti casi produceva comportamenti ''abiettissimi'';
3)# ''tollerabile'': quando la corruzione superò ogni limite e fin da giovane l'uomo imparò a disprezzare la virtù ancor prima di scopriree edad avere esperienza dell'arido vero, la vecchiaia divenne tollerabile a causa del ''decadere fisico del corpo'', che mitigava, con il raffreddarsi del cuore e con la debolezza dei sensi, l'inclinazione alla malvagità.
'''Capitolo quinto'''<br />
Capitolo dedicato interamente all'egoismo.
Oggi lodare qualcuno significa misurare la soddisfazione “nel''nel bene o nel male”male'' che si ha di lui. Non si può amare senza un rivale: chiedere un piacere a qualcuno produce odio da parte di un terzo e alla fine i nostri desideri non saranno esauditi perché si teme maggiormente l'odio e l'ira degli uomini. Oggi se servi qualcuno nella speranza di essere ricompensato non otterrai nessun risultato: le persone sono facili a ricevere e difficili a rendere. MODA: ha un potere grandissimo, capace di far cambiare idea e costumi anche a persone radicali, tanto da convincerle del contrario delle loro precedenti convinzioni. (rif. Dialogo della Moda e della Morte). RISO: si ride di tutto tranne delle cose veramente ridicole. Ciascuna generazione crede la precedente migliore della successiva: eppure si crede che i popoli migliorino più ci si allontana da una condizione ''primitiva'' e che fare un passo indietro significherebbe peggiorare. Il VERO non è bello. Ma quando manca il BELLO è da preferire a ogni altra cosa. Le città grandi sono luoghi di infelicità e miseria, dove si respira solo falsità perché ogni cosa è finta e vana. Per gli spiriti ''delicati'' sono il posto peggiore del mondo. OCCUPARE la vita è un bisogno maggiore del vivere stesso: il vivere per sé stesso non è BISOGNO perché separato dalla felicità non è BENE. Sul finale un curioso riferimento all'innesto del vaiolo e una battuta sulla retorica: fatta promessa di non ladare nessuno, torna su i suoi passi per non dimenticare l'arte della retorica.
'''Capitolo sesto'''<br />[[File:JulianusII-antioch(360-363)-CNG.jpg|thumb|upright=0.7|[[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano l'Apostata]] raffigurato su di una moneta.]]
|