Frida Misul: differenze tra le versioni
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Frida Misul nasce a [[Livorno]] da una famiglia ebraica, la figlia di Gino Misul e Zaira Samaia.<ref>Liliana Picciotto, ''Il libro della memoria'' (II ed.; Milano: Mursia, 2001), p.447.</ref>
Studia canto e dopo l'introduzione delle [[leggi razziali fasciste]] del 1938 continua talora ad esibirsi sotto la pseudonimo di Frida Masoni. Il periodo dopo l'8 settembre 1943 è segnato dalla morte per malattia della madre e dalle continua preoccupazione per le sorti dei familiari: il padre e le due sorelle minori.
Arrestata a Ardenza (LI) il 1 aprile 1944 dalla polizia italiana, è detenuta alle carceri di Livorno e di li' inviata al [[campo di transito di Fossoli]]. Qui è sottoposta a brutali interrogatori perché riveli il nascondiglio dei familiari e del cugino, Umberto Misul, unitosi ai partigiani. Frida non cede ed è quindi deportata a Auschwitz il 16 maggio 1944. All'arrivo al campo, il 22 maggio, è immatricolata con il n. A-5383. Sottoposta ai lavori forzati, è stremata nel fisico finché ammalata è ricoverata nell'ospedale del campo. Qui scampa la morte grazie alla sua voce di cantante; è da allora adibita nel Kanada a condizioni di lavoro meno brutali e la domenica canta per le SS. La stessa storia si ripete al campo di Villistat, in Germania, dove è trasferita il 16 novembre 1944.
L'ultimo trasferimento la conduce al [[campo di concentramento di Theresienstadt]], pochi giorni prima della Liberazione il 9 maggio 1945.
Trascorsi tre mesi in un ospedale sovietico e un mese in un campo di raccolta americano, Frida Misul intraprende il viaggio di ritorno che la riporta a Livorno, dove ritrova la famiglia, scampata alle deportazioni.
Nel 1946 Frida Misul pubblica a Livorno uno dei primissimi memoriali di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Sette furono i deportati ebrei autori di racconti autobiografici pubblicati in Italia nei primi anni del dopoguerra: Lazzaro Levi alla fine del 1945, [[Luciana Nissim Momigliano]], [[Giuliana Fiorentino Tedeschi]], [[Alba Valech Capozzi]] e appunto Frida Misul nel 1946, e infine nel 1947 [[Primo Levi]] e [[Liana Millu]]. Ad essi vanno aggiunti: [[Luigi Ferri (deportato)|Luigi Ferri]], la cui deposizione (in tedesco) è resa nell'aprile 1945 di fronte ad uno dei primi tribunali d'inchiesta sui crimini nazisti, [[Sofia Schafranov]], la cui testimonianza è raccolta nel 1945 in un libro-intervista di [[Alberto Cavaliere]], e [[Bruno Piazza]], il cui memoriale, scritto negli stessi anni, sarà però pubblicato solo nel 1956.<ref>Anna Baldini (2012), "La memoria italiana della Shoah (1944-2009)", in ''Atlante della letteratura italiana'', Torino, Einaudi, Vol.3, pag. 758-763.</ref>
L'opera di Frida Misul è un volumetto di 47 pagine (''Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi''), scritto di impeto in cui si esprime tutta la rabbia e l'orrore dell'esperienza vissuta.<ref>Frida Misul, ''Fra gli artigli del mostro nazista: la più romanzesca delle realtà, il più realistico dei romanzi'' (Livorno: Stabilimento Poligrafico Belforte, 1946).</ref>
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==Collegamenti esterni==
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{{Portale|biografie|Ebraismo|nazismo}}
[[Categoria:Superstiti italiani dell'Olocausto]]
[[Categoria:Persone legate ad Auschwitz]]
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