Toni Negri: differenze tra le versioni
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Perse il padre (fondatore del [[partito comunista]] di [[Padova]]) nel giugno del [[1938]], giustiziato a [[Venezia]] dai fascisti, e il fratello nell'inverno del [[1943]] nella regione dell'[[Isonzo]], giustiziato dai [[partigiani]] delle [[Brigate Garibaldi]] a causa del suo passaggio al battaglione [[Benito Mussolini|Mussolini]] della [[Repubblica Sociale Italiana]]: quest'episodio ebbe gravi ripercussioni sulla famiglia e forse su Negri stesso.
Toni Negri, già in gioventù, fu sempre elogiato dagli insegnanti per il suo rendimento e per la sua precocità. Dopo la maturità si iscrisse alla facoltà di [[filosofia]] dell'[[Università di Padova]], inserito negli ambienti della goliardia; diresse fra l'altro il giornale universitario ''Bò'', dal nome del palazzo dell'ateneo. Incontrò la politica per la prima volta in parrocchia: grazie ad [[Antonio Sartorato]] entrò nella ''Gioventù Italiana Azione Cattolica'' (GIAC). Negri divenne dirigente dell'[[Azione Cattolica]], di cui facevano parte anche [[Vincenzo Scotti]] e [[Gianni Vattimo]]. Grazie al suo iperattivismo, ottenne in quel periodo il plauso dell'allora giovane [[Camera dei Deputati|deputato]] [[veneto]] [[Mariano Rumor]].
Dopo aver abbandonato la carica di delegato, Negri entrò nella DC con [[Luigi Carraro]]. Subito dopo attraversò un periodo di forte crisi personale, così si trasferì in [[Sicilia]] a lavorare con il [[sociologo]] [[Danilo Dolci]], dopodiché mise fine all'esperienza per [[Laurea|laurearsi]].
Nel [[1955]] discusse la sua tesi di laurea con [[Umberto Padovani]], docente di filosofia morale. Successivamente il [[rettore]] lo nominò suo assistente. Toni Negri era in quel periodo sostenuto dal filosofo [[Socialismo|socialista]] [[Norberto Bobbio]].
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