Vittoriano: differenze tra le versioni
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[[File:Piazza Venezia - Il Vittoriano.jpg|thumb|Il Vittoriano visto dal centro di [[Piazza Venezia]].|392x392px]]
Il '''Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II''', meglio conosciuto con il nome di '''Vittoriano''' o '''Altare della Patria'''<ref name=DeLuca>Pasquale De Luca, ''La Primavera della Patria, edizione speciale de "La Patria degli Italiani", Buenos Aires 1911</ref><ref>Guida rossa del TCI, volume ''Roma'', edizione del 2004 (pagina 200)</ref>, è un [[monumento nazionale]] situato a [[Roma]], sul [[Campidoglio]], opera dell'architetto [[Giuseppe Sacconi]].
Il nome "Vittoriano" deriva da [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], primo [[Regno d'Italia (1861-1946)|Re d'Italia]]. Da quando, nel 1921, accolse le spoglie del [[Milite Ignoto#Il Milite Ignoto italiano|Milite Ignoto]], il monumento assunse una nuova valenza simbolica, e quello che era stato pensato inizialmente come monumento dinastico, divenne definitivamente una celebrazione dell'Italia unita e della sua libertà<ref>Romano Ugolini, ''Cento anni del Vittoriano 1911-2011. Atti della Giornata di studi'', Gangemi Editore spa4 giugno 2011 (pag. 22) consultabile su Google libri aprendo [http://books.google.it/books?id=qXfotzVwjfoC&printsec=frontcover&dq=vittoriano&hl=it&sa=X&ei=IZ--U-r1H6TQygOdtYKABw&ved=0CDQQuwUwBA#v=onepage&q=vittoriano&f=false questo collegamento]</ref>.
L'idea di base del Sacconi, d'altra parte, era proprio questa: rappresentare allegoricamente, ma anche geograficamente, tutta l'Italia, per mezzo di raffigurazioni simboliche<ref>[http://www.romaspqr.it/roma/Altri%20Monumenti/Vittoriano.htm Sito SPQR]</ref>. Basti pensare ai gruppi scultorei del ''Pensiero'', dell<nowiki>'</nowiki>''Azione'', della ''Concordia'', della ''Forza'', del ''Diritto'', ai bassorilievi del ''Lavoro che edifica e feconda'', dell<nowiki>'</nowiki>''Amor Patrio che combatte e che vince'', alle fontane dell<nowiki>'</nowiki>''Adriatico'' e del ''Tirreno'', alle statue delle ''Regioni d'Italia'', ai mosaici della ''Fede'', della ''Sapienza'', della ''Pace'' e soprattutto alle quadrighe dell'''Unità della Patria'' e della ''Libertà dei cittadini''. L'unica raffigurazione non simbolica è la statua di Vittorio Emanuele.
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== Il nome ==
[[File:Book mentioning Altare della Patria in 1911.jpg|thumb|upright=1.8|Volume del 1911, nel [[cinquantenario dell'Unità d'Italia]], in cui il Monumento è già chiamato "Altare della Patria"]]
Sin dall'epoca della sua inaugurazione il Monumento, chiamato ufficialmente "Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II", era indicato anche con due sinonimi: "Vittoriano" ed "Altare della Patria"<ref name=DeLuca/>, che allora come oggi sono i nomi più usati per l'edificio. Dal 1921, quando il [[Milite Ignoto]] fu tumulato sotto la statua della [[dea Roma]], l'idea che il Vittoriano sia l'"Altare della Patria" si è rafforzata e nello stesso tempo l'espressione ha cominciato ad indicare non solo tutto il monumento, ma anche il luogo della sepoltura del soldato simbolo di tutti i caduti della [[Prima guerra mondiale]]; per [[metonimia]] l'espressione indica ancor oggi l'intera costruzione.
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[[File:Sacconi.jpg|thumb|upright=0.7|Giuseppe Sacconi]]
La prima pietra del monumento fu posta solennemente da [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] nel 1885. Per erigerlo fu necessario, fra il 1885 e il 1888, procedere a numerosi espropri e demolizioni nella zona adiacente il Campidoglio, effettuati grazie a un preciso programma stabilito dal primo ministro [[Agostino Depretis]]. Si procedette così alla demolizione di un vasta area di origine medioevale abbattendo la Torre di [[Paolo III]], il cavalcavia di collegamento con [[palazzo Venezia]] (''l'arco di S. Marco''), i tre chiostri del convento dell'Ara Coeli e tutta l'edilizia minore presente sulle pendici del colle. In questo modo cambiò radicalmente l'assetto urbanistico della zona con il sacrificio di via dell'Ara Coeli, che pur essendo oggi ancora esistente, non è più la strada principale che collega il [[Campidoglio]] con il quartiere adiacente.
Durante gli scavi, nel 1887, al posto del tufo compatto che tutti si aspettavano, si trovarono argille fluviali, banchi di sabbia, caverne, cunicoli e cave<ref>[http://www.proctorspa.it/customizing/downloads/AtlanteConsolidamentoEdificiStorici_schedaVittoriano.pdf MONUMENTO NAZIONALE A VITTORIO EMANUELE II, Roma]"</ref>. La leggenda narra che in tre giorni [[Giuseppe Sacconi]] riuscì a redigere un progetto di rinforzamento della cava. A causa di questo imprevisto, il costo del progetto passò dai 9 milioni di lire dell'epoca preventivati inizialmente ai 27-30 milioni finali. Così rinforzata la cava fu poi utilizzata durante la [[Seconda guerra mondiale]] come rifugio antiaereo. Durante gli scavi vennero alla luce un tratto delle [[mura serviane]] e, addirittura, i resti di un [[mastodonte]].
La statua equestre di Vittorio Emanuele II, fulcro dell'intero monumento, fu affidata ad [[Enrico Chiaradia]] (1851-1901) già nel [[1889]]; fu poi completata da [[Emilio Gallori]] ed inaugurata nel [[1911]]. Le altre sculture e opere d'arte hanno impegnato i maggiori artisti allora attivi in Italia<ref>Guida rossa del TCI, volume Roma, edizione del 2004 (pagina 203).</ref>.
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Con la realizzazione delle [[quadriga|quadrighe]] dell'Unità e della Libertà, che vennero poste sui [[propileo|propilei]] fra il [[1924]] e il [[1927]], il monumento poté dirsi completato negli spazi esterni. Il completamento degli spazi interni, compresa la cripta del Milite Ignoto (con mosaici di [[Giulio Bargellini]]) è dovuto ad [[Armando Brasini]]<ref name=TCI>Guida rossa del TCI, volume Roma (pag. 203) edizione del 2004</ref>. Lo stesso architetto progettò anche il prospetto laterizio a contrafforti su via di San Pietro in Carcere<ref name=TCI/>. Gli ultimi lavori di completamento dell'opera ebbero fine nel [[1935]], con l'inaugurazione del Museo del Risorgimento.
Nel [[1928]] si decise di sistemare l'area adiacente al monumento e di aprire via del Teatro di Marcello; ciò comportò lo smantellamento della [[XVII secolo|seicentesca]] [[Chiesa di Santa Rita da Cascia in Campitelli|chiesa di Santa Rita]], che sorgeva alle pendici della scalinata dell'[[Basilica di Santa Maria in Aracoeli|Ara Coeli]], ed il suo spostamento, dieci anni più tardi, nell'attuale posizione, nei pressi del [[teatro di Marcello]]. I lavori di scavo portarono alla luce l'[[insula dell'Ara Coeli]], risalente al [[II secolo|II secolo d.C.]], ancora oggi visibile sul lato sinistro del monumento. La sistemazione dell'area intorno al monumento fu completata nel 1931-32 dall'architetto [[Raffaele De Vico]], che progettò le due esedre alberate a gradoni di travertino<ref name=TCI/>.
Dopo la Seconda guerra mondiale si segnalano i seguenti eventi che riguardarono il monumento:
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[[File:ArcoDiSanMarcoByRoeslerFranz.jpg|thumb|L'arco di [[Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio|San Marco]], demolito con il quartiere circostante per la costruzione del monumento]]
L'edificio ha suscitato nel tempo reazioni diverse; fino agli anni quaranta del Novecento era apprezzato come simbolo nazionale e come esempio di arte "moderna", che si affiancava ai monumenti della Roma imperiale e a quelli della Roma papale; [[Primo Levi]] già nei primi anni del Novecento spiegò la scelta, poi criticata, di elevare il monumento proprio sul Colle del Campidoglio: ''L'Italia era nell'obbligo ... di elevare la terza Roma vicino alle due prime''<ref>Primo Levi, ''La Lettura'', aprile 1904, pagine 113-114</ref>.
Negli anni settanta e ottanta del Novecento il monumento sollevò parecchie polemiche nella critica d'arte, che vedeva nell'edificio un tentativo anacronistico e "mal riuscito" di riportare a [[Roma]] la classicità dell'età imperiale. Giornalisti e scrittori polemicamente soprannominarono il monumento "torta nuziale" o "macchina per scrivere".<ref>Matteo Troilo, ''I 100 anni del Vittoriano. Da luogo della memoria a luogo turistico'', in «Storicamente», 7 (2011), art. 43, DOI 10.1473/stor120, [http://www.storicamente.org/05_studi_ricerche/troilo_museo_vittoriano.htm Testo online]</ref>. Inoltre si criticava aspramente la scelta, compiuta dalla commissione del secondo concorso, di demolire gli edifici medievali, anche monumentali, che sorgevano sul Campidoglio, al fine di erigere il nuovo monumento in un luogo altamente simbolico. Si criticava anche la scelta di usare il marmo botticino (che non fu però del Sacconi), ritenuto di colore troppo chiaro rispetto ad altri monumenti di Roma.
La riscoperta del monumento è legata alla figura del presidente [[Carlo Azeglio Ciampi]], che spinse per la sua riapertura, avvenuta il 20 settembre 2000 dopo decenni di chiusura al pubblico<ref>Paolo Peluffo, ''La riscoperta della Patria: Perché il 150° dell'Unità d'Italia è stato un successo'', Biblioteca Universale Rizzoli ([http://books.google.it/books?id=xV7tmxEnsYoC&pg=PT84&lpg=PT84&dq=ciampi+riscoperta+del+vittoriano&source=bl&ots=QEOMHyYKoN&sig=hRoS9QqJ5B0Vfbcag1L0fJmOeo4&hl=it&sa=X&ei=JTx8U-yAGKnM0AWcoYDgCg&ved=0CGUQ6AEwBQ#v=onepage&q=ciampi%20riscoperta%20del%20vittoriano&f=false consultabile su Google Libri]).</ref>, proponendolo come nuovo foro di Roma: il "foro della Repubblica". In quella occasione così si espresse: «...questa straordinaria terrazza di Roma, della nostra capitale, su un monumento che sta diventando uno dei punti centrali dell'incontro di ogni italiano con la città eterna»<ref>[http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=20304 Sito del Quirinale, discorso del 2000]; [http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=15768 Sito del Quirinale, discorso del 2001]</ref>.
Alla riscoperta del valore simbolico, si accompagnò anche una più serena valutazione degli aspetti architettonici: il Vittoriano è oggi visto dalla più aggiornata critica d'arte come un importante passo nella ricerca di uno stile nazionale, che doveva caratterizzare il Regno d'Italia da poco costituito<ref>Fabio Mariano, ''L'età dell'Eclettismo'', edizioni Nerbini 2004, pagina 115</ref>. [[Camillo Boito]] già nel 1884 domandava agli artisti di allora: ''Quale sarà l'impronta artistica speciale che debba farci distinguere dalle altre epoche nella grande rassegna dei secoli?''<ref>Conferenza tenuta in occasione dell'Esposizione universale di Torino il 7 giugno 1884. Testo riportato in: ''L'età dell'Eclettismo'', di Fabio Mariano, edizioni Nerbini 2004, pagina 115</ref>. Il Vittoriano appare dunque oggi come un ottimo esempio dell'arte del primo periodo dell'unità nazionale, fusione di [[Liberty]], [[Eclettismo]] e [[Neoclassicismo]], sia di per sé stesso, sia per le numerosissime opere d'arte che accoglie.
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=== Scalinata ===
[[File:Rome-Italy, Vittoriano - Il Pensiero, G.Monteverde.JPG|thumb|''Il Pensiero'', [[Giulio Monteverde]]]]
Elemento fondamentale del monumento, conduce all'Altare della Patria, ai due ingressi che si aprono sotto a ciascun propileo e infine alla terrazza delle città redente.
L'artistica cancellata d'accesso è opera di [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] ed ha la particolarità di essere "a scomparsa", ossia di poter scorrere nel sottosuolo rendendo il monumento direttamente collegato alla città. Ai lati si trovano due gruppi scultorei in bronzo dorato, con soggetti ispirati al pensiero di [[Giuseppe Mazzini]].
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==== Terrazza delle città redente ====
Dopo il ripiano su cui è posto l'Altare della Patria, la scalinata si divide in due rampe simmetriche; entrambe conducono ai due ripiani ove si aprono i grandi portoni che conducono agli spazi interni. Da questi ripiani partono due ulteriori rampe che convergono verso il basamento della statua di Vittorio Emanuele e alla terrazza delle [[Irredentismo#L'irredentismo italiano|città redente]], ossia le città unite all'Italia in seguito alla [[Prima guerra mondiale]] o negli anni immediatamente successivi. Esse sono [[Trieste]], [[Trento]], [[Gorizia]], [[Pola]], [[Zara]] e [[Fiume]]<ref>La città di Fiume divenne italiana sei anni dopo la fine della guerra, in seguito al [[Trattato di Roma (1924)|Trattato di Roma del 1924]].</ref>; queste ultime tre, dopo la Seconda guerra mondiale, passarono alla [[Jugoslavia]] e, in seguito alla dissoluzione di questo paese, alla [[Croazia]]. Ogni città è rappresentata da un altare recante lo stemma corrispondente, addossato alla parete di fondo.
Al centro della fila degli altari, incisa sulla parete, è la monumentale iscrizione che riporta il testo del [[Bollettino della Vittoria]]; alla base di essa si trovano due altari simili a quelli delle città redente, ma che, in luogo dello scudo araldico, hanno due elmetti. I due altari recano il motto: "<small>ET FACERE FORTIA</small>" (a sinistra) "<small>ET PATI FORTIA</small>" (a destra).
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[[File:Inaugurazione del Vittoriano nel 1911.jpg|thumb|upright=1.4|left|Cerimonia di inaugurazione del Vittoriano]]
Alla sommità della scalinata d'accesso si trova l'Altare della Patria, che è la parte più nota del monumento e con la quale esso viene identificato. L'Altare venne disegnato dallo scultore [[brescia]]no [[Angelo Zanelli]], che vinse il concorso appositamente indetto nel [[1906]]. Si tratta dunque dell'unica parte architettonica del Vittoriano i cui lavori, per motivi cronologici, non furono diretti dal Sacconi, che era morto l'anno precedente. Alla redazione del progetto partecipò anche lo scultore [[Mistretta|amastratino]] [[Noè Marullo]]. Comprende l'altare vero e proprio e i due rilievi marmorei laterali, che verso esso convergono.
Dopo la [[Prima guerra mondiale]], l'Altare della Patria venne scelto per ospitare la tomba del [[Milite Ignoto]]; si tratta di un soldato italiano morto durante la [[Prima guerra mondiale]], che a causa delle gravi ferite non fu possibile riconoscere; proprio per questo motivo egli rappresenta tutti i soldati che morirono durante la guerra. La scelta della salma tra undici altre analoghe fu compiuta ad [[Aquileia]] da [[Maria Bergamas]], madre del volontario [[Irredentismo|irredento]] Antonio Bergamas che aveva disertato dall'esercito austriaco per unirsi a quello italiano ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato. Il milite ignoto fu tumulato nel monumento il 4 novembre del [[1921]]<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/17/Milite_Ignoto_che_riunifico_Italia_co_0_031117007.shtml|titolo=Il Milite Ignoto che riunificò l'Italia nel 1921|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|autore=Edgardo Bartoli|data=17 novembre 2003|pagina=2}}</ref> e da allora la sua tomba è sempre vigilata da un [[Compagnia d'onore|picchetto d'onore]] e da due fiamme che ardono perennemente.
[[File:VittorianoMiliteIgnoto2-SteO153.jpg|thumb|La tomba del Milite Ignoto]]
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*l<nowiki>'</nowiki>''Agricoltura'', rappresentata dall<nowiki>'</nowiki>''Allevamento'', dalla ''Mietitura'', dalla ''Vendemmia'' e dall<nowiki>'</nowiki>''Irrigazione'';
*il ''Genio alato del Lavoro'' che sale su un grande aratro trionfale;
*l<nowiki>'</nowiki>''Industria'', con una trave da cui pende una pesante incudine, su di cui una mano femminile posa una corona di quercia, simbolo della forza.
Il secondo bassorilievo, a destra dell'Altare, simboleggia il ''Trionfo dell'amor patrio''; è composto dalle seguenti allegorie (da sinistra a destra):
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[[File:Statua Equestre di Vittorio Emanuele II.jpeg|thumb|left|Statua equestre di Vittorio Emanuele II]]
Il giorno stesso della chiusura concorso del Monumento, la commissione reale ne bandì un altro per la statua equestre, vinto da [[Enrico Chiaradia]] il 18 luglio 1905. La statua fu terminata nel 1910; in occasione della visita di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], le autorità decisero di offrire un rinfresco a un ristretto gruppo di invitati tra coloro che parteciparono al progetto; l’evento fu allestito all'interno del ventre del gigantesco cavallo di bronzo, che fu in grado di ospitare più di venti persone, come testimoniano le fotografie d'epoca, le cui copie sono esposte nella terrazza posteriore del monumento<ref>Aldo Alessandro Mola, ''Storia della monarchia in Italia'', Bompiani, 2002, ISBN 9788845252945 (pagina 79)</ref><ref>Si riportano i collegamenti ad un sito che ha pubblicato le foto dello strano ricevimento:
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*[http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Maestranze.jpg I più di venti rappresentanti delle maestranze all'interno del ventre del cavallo]</ref>.
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[[File:Roma Vittoriano - Vittoria alata con palma e serpente - N.Cantalamessa (esterna destra).jpg|thumb|La Vittoria con palma e serpente, di N. Cantalamessa]]
La scalinata che conduce alla terrazza delle città redente è il miglior punto di osservazione delle statue delle [[regioni italiane|regioni]], elementi centrali di tutto il complesso monumentale; esse si trovano sopra al sommoportico, ognuna in corrispondenza di una colonna. Esse traggono ispirazione dalle raffigurazioni allegoriche delle province, che si usavano porre sui monumenti celebrativi durante l'epoca dell'Impero Romano.
All'epoca di costruzione del monumento le regioni italiane erano sedici e tante sono dunque le statue; ognuna venne affidata ad uno scultore diverso, quasi sempre nativo della regione di cui avrebbe scolpito l'immagine, alta cinque metri.
Da sinistra a destra le statue sono le seguenti (i nomi non sempre coincidono con quelli delle regioni attuali<ref name= nomiregionali>
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* Per il nome Lucania vedi la pagina [http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=45860&r=5660 Lucania e Basilicata dal dizionario della RAI] ed anche [http://www.lucaniamia.altervista.org/origininome.html Proposta di modifica della denominazione regionale da Basilicata a Lucania]
* Per ciò che riguarda il Piemonte e la Valle d'Aosta, si ricorda che nel 1927 l'attuale territorio regionale, che faceva parte del Piemonte, va a formare la provincia di Aosta; nel 1945 la provincia di Aosta cambia denominazione e divine la provincia piemontese della Valle d'Aosta; nel 1948, infine, la provincia della Valle d'Aosta viene soppressa e viene istituita la regione a statuto speciale "Valle d'Aosta"</ref>):
* [[Piemonte]]. La statua rappresenta le attuali regioni del [[Piemonte]] e della [[Valle d'Aosta]]. È rappresentata con la corazza, il gladio ed un elmo coronato da un'aquila, a rappresentare il ruolo fondamentale giocato nelle [[Guerre di indipendenza italiane|Guerre di Indipendenza]] e nel [[Risorgimento]]. La statua è opera dello scultore piacentino [[Pier Enrico Astorri]].
* [[Lombardia]]. Porta in capo la [[Corona Ferrea]] e sta per sguainare la spada, per ricordare sia Milano capitale dell'Impero Romano d'Occidente sia l'antico regno italico medievale, anticipazione del nuovo [[Regno d'Italia]] per il quale i Lombardi tanto combatterono. La statua è opera dello scultore milanese [[Emilio Bisi]].
* [[Veneto]]. La statua rappresenta le tre regioni attuali del [[Veneto]], del [[Trentino-Alto Adige]] e del [[Friuli Venezia Giulia]]. All'epoca di costruzione del monumento, infatti, solo il Veneto e la gran parte del Friuli erano già italiane, mentre il Trentino, l'Alto Adige, la Venezia Giulia e una piccola parte del Friuli facevano parte dell'Impero austro-ungarico. La statua veste gli abiti del Doge e porta lo scudo con il Leone di S. Marco e lo scettro della Serenissima Repubblica. Ricorda la potenza marinara di [[Repubblica di Venezia|Venezia]] e le gloriose pagine di storia risorgimentale scritte da tutti gli abitanti del Nord Est d'Italia. La statua è opera dello scultore romano [[Paolo Bartolini]].
* [[Liguria]]. La statua porta la corona ducale e al suo fianco è presente la [[rostri|prua rostrata]] di una nave, a simboleggiare la potenza marinara di [[Repubblica di Genova|Genova]] e lo spirito intraprendente ed avventuroso dei Liguri, primo tra tutti [[Cristoforo Colombo]]. La statua è opera dello scultore genovese [[Antonio Orazio Quinzio]].
* [[Emilia]]. La statua rappresenta l'attuale regione [[Emilia-Romagna]]. La statua porta in capo il [[cappello frigio]], simbolo dell'amore per la libertà; la scritta “Libertas” posta sullo scudo ricorda il [[Liber Paradisus]], con il quale nel 1256 il Comune di Bologna abolì la schiavitù. Il libro con la scritta <small>BONONIA ALMA MATER STUDIORUM</small> e i [[Fascio littorio|fasci littori]] sono simboli invece dell'antichissima [[università di Bologna]], da secoli faro di cultura e di Diritto<ref>I fasci non hanno alcun riferimento al fascismo, naturalmente, che non era ancora sorto all'epoca di costruzione del monumento</ref>. La statua è opera dello scultore cesenate [[Mauro Benini]].
* [[Toscana]]. La statua di questa regione è incoronata di alloro come [[Dante Alighieri]], per ricordare il celebre fiorentino fu il padre della lingua italiana. La fiaccola simboleggia la cultura toscana, che portò luce nell'intera Europa, specie durante il Quattrocento. Lo scudo con il leone di [[Firenze]] (detto il [[Marzocco (simbolo)|marzocco]]) ricorda il coraggio dei patrioti toscani. La statua è opera dello scultore [[Italo Griselli]], natio delle colline pisane.
* [[Marche]]. Con la mano sinistra regge una lira, sacra ad [[Apollo]] dio delle arti, per ricordare che le [[Marche]] sono una terra di amatissimi poeti, pittori, musicisti come [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], [[Raffaello]], [[Gioachino Rossini|Rossini]], [[Giovanni Battista Pergolesi|Pergolesi]] e il [[Bramante]]. La mano destra poggia su un timone di nave, per ricordare gli avventurosi pescatori marchigiani e l'antica potenza marinara di [[Repubblica di Ancona|Ancona]]. La statua è opera dello scultore loretano [[Giuseppe Tonnini]].
* [[Umbria]]. La statua, opera dello scultore [[Città di Castello|tifernate]] [[Elmo Palazzi]], è caratterizzata da una spada, dal capo velato come i sacerdoti dell'età classica e dalla [[patera (archeologia)|patera]] inclinata nel gesto della [[libagione]], per ricordare lo spirito mistico dell'Umbria e i grandi santi di questa regione che illuminarono l'Italia e l'Europa. Sono umbri infatti il patrono d'Italia San [[Francesco d'Assisi]], [[Santa Chiara]] e il patrono d'Europa [[San Benedetto]].
* [[Lazio]]. La statua della Vittoria in mano simboleggia la responsabilità della regione in cui si trova [[Roma]] di conservare e proteggere l'Unità d'Italia con tanti sacrifici conquistata nel [[Risorgimento]]. La statua è opera dello scultore romano [[Adolfo Pantaresi]].
* [[Abruzzi e Molise]]. La statua rappresenta le due regioni attuali dell'[[Abruzzo]] e del [[Molise]]<ref name= nomiregionali/>. È vestita con pelle di leone che le copre anche la testa. In una mano porta un ramo di quercia e nell'altra il bastone da viaggio, per rappresentare la natura aspra delle splendide montagne, il carattere forte e gentile degli abitanti e l'antica pratica della [[transumanza]]. La statua è opera dello scultore [[Silvio Sbricoli]].
* [[Campania]]. La statua porta una cornucopia ricolma di frutta, antico simbolo di abbondanza e di fortuna, per ricordare l'antico epiteto di [[Campania antica|Campania Felix]], dovuto alla fertilità del suolo vulcanico, e legato alla celebre mitezza del clima, con cieli azzurri e sole splendente. La statua è opera dello scultore salernitano [[Gaetano Chiaromonte]].
* [[Puglia]]. La statua ha un abito semplice e capelli sciolti, offre grappoli d'uva e si appoggia su un aratro. Tutto ciò ricorda la fertilità del [[Tavoliere delle Puglie|Tavoliere]] e di tutto il suolo pugliese, che rifornisce di uva, di grano e di tanti altri saporiti prodotti le altre regioni d'Italia. La statua è opera dello scultore [[Francesco Pifferetti]].
* [[Lucania]]. La statua, che rappresenta l'attuale [[Basilicata]]<ref name= nomiregionali/>, è vestita con una toga e stringe una spada ed un bastone. Ciò serve a ricordare il carattere forte e temprato dei Lucani e l'antica civiltà di questa terra, risalente alla colonizzazione greca e fiorente sotto l'[[Impero Romano]]. La statua è opera dello scultore [[Luigi Casadio]].
* [[Calabria]]. Rivestita di una pelle di animale selvatico, regge una spada e lo [[egida|scudo della dea Atena]]. Ciò ricorda la splendida civiltà greca che allignò sulle coste calabre, ma anche l'aspetto selvaggio delle foreste e delle montagne che si trovano al suo interno, in vista dello [[Ionio]] e del [[Tirreno]]. La statua è opera dello scultore palermitano [[Giuseppe Nicolini]].
* [[Sicilia]]. La statua porta un fascio di grano, per ricordare la fertilità e la ricchezza della terra siciliana; regge anche uno scudo con l'antico simbolo della [[Triscele]], espressione della forza di questa terra ed anche dell'abbondanza di fantastici miti e leggende ad essa legate fin dall'epoca più antica. La statua è opera dello scultore nisseno [[Michele Tripisciano]].
* [[Sardegna]]. La statua porta lo scettro ed è rappresentata nell'atto di porgere la propria corona, per ricordare che le battaglie che portarono all'unità e all'indipendenza d'Italia partirono proprio dal [[Regno di Sardegna]], e che tanti sardi, fin dall'inizio, combatterono durante il [[Risorgimento]]. La corona è generosamente tenuta in mano e non sulla testa per ricordare che dal [[Regno di Sardegna]] nacque il [[Regno d'Italia]]. La statua è opera dello scultore torinese [[Luigi Belli]].
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Elemento fondamentale del monumento è il sommoportico, ossia il grande colonnato in [[stile corinzio]], leggermente in curva, inserito tra due [[propileo|propilei]] a tempietto, che richiamano gli splendori di quello della [[Nike (mitologia)|Nike]] (la personificazione della Vittoria) dell'[[acropoli di Atene]]. Sull'architrave si alternano festoni di quercia ed aquile.
Ciascun propileo ha come coronamento due quadrighe bronzee sormontate da [[Nike (mitologia)|Vittorie alate]], che ripropongono le sinergie architettoniche ed espressive degli [[archi di trionfo]]. Le due quadrighe, come dichiarano espressamente le iscrizioni [[lingua latina|latine]] poste sui frontoni dei propilei, simboleggiano l'unità della Patria - ''<small>PATRIAE UNITATI</small>''- (a sinistra) e la libertà dei cittadini - ''<small>CIVIUM LIBERTATI</small>'' (a destra), riassumono le tematiche fondamentali del monumento.
Le quadrighe, previste già nel progetto originario, vennero realizzate e collocate nel 1927; lo scultore della quadriga dell'unità della Patria fu [[Carlo Fontana (scultore)|Carlo Fontana]], mentre la quadriga della libertà è opera di [[Paolo Bartolini]]. Rosalia Bruni fu la modella scelta da Fontana per la Vittoria sulla quadriga dell'Unità, mentre tradizione vuole che il volto sulla quadriga della Libertà sia quello della nobildonna Vittoria Colonna, duchessa di Sermoneta.
All'interno dei frontoni dei due propilei si trovano gruppi scultorei che hanno lo stesso tema delle rispettive quadrighe sovrastanti; quello di sinistra (dell'unità della Patria) è di [[Enrico Butti]]; quello di destra (della libertà dei cittadini) è invece di [[Emilio Gallori]]<ref name=guida>Marco Pizzo, ''Il Vittoriano - guida storico-artistica'', edizioni Comunicare Organizzando, su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2002</ref>.
====Interno====
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=====I vestiboli=====
Alla passeggiata del sommoportico si accede, da destra o da sinistra, attraverso due vasti vestiboli quadrangolari, aperti verso un ampio panorama sulla città; essi si trovano dell'interno della parte sommitale dei propilei. Questi spazi sono decorati da mosaici, che ricoprono i lunettoni e le due cupole; essi sono importanti opere del [[Art Nouveau|Liberty floreale]] e del [[Simbolismo#Pittura|Simbolismo]]<ref name=guida/>. Per essi venne indetto un apposito concorso tra il 1912 e il 1913, cosa che spiega il cambio di stile rispetto alle precedenti opere situate nel monumento.
In seguito al concorso, la decorazione del vestibolo di sinistra venne affidata a [[Giulio Bargellini]]; in questi mosaici egli adottò accorgimenti tecnici innovativi, come l'uso di materiali di varia natura e di tessere di dimensioni diverse e inclinate in modo da creare studiati riflessi luminosi; inoltre è da notare come le linee delle raffigurazioni [[musive]] proseguano quelle delle colonne sottostanti<ref name=guida/>. I mosaici del Bargellini rappresentano:
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L'interno del sommoportico ha un bellissimo pavimento di marmi policromi<ref name=TCI1925>Guida rossa del TCI, volume ''Italia Centrale, edizione del 1925</ref> ed un soffitto a [[lacunare|lacunari]], progettato da [[Gaetano Koch]] esso è chiamato "Soffitto delle Scienze" e deve il suo nome alle sculture in bronzo di [[Giuseppe Tonnini]] rappresentanti trofei d'arme e allegorie delle Scienze.
*Trofei d'arme: si tratta di insiemi di scudi, corazze, alabarde, lance, bandiere, frecce e faretre; in un trofeo si mostrano gli emblemi della [[Casa Savoia]], ossia la corona sabauda, l'aquila con lo scudo crociato e il [[Ordine supremo della Santissima Annunziata|collare dell'Annunziata]].
*Allegorie delle Scienze: figure femminili che rappresentano la Geometria (con compasso e squadra), la Chimica (con storta e distillatore), la Fisica (con lanterna e barometro), la Mineralogia (con cristallo di quarzo), la Meccanica (con ruota dentata e sestante), la Medicina (con coppa e serpente), l'Astronomia (con il globo dello Zodiaco), la Geografia (con goniometro e globo terrestre)<ref name=guida/>.
La parete opposta alle colonne è decorata, nella parte più alta, da mosaici a fondo dorato, realizzati dopo il 1925<ref name=TCI1925/>.
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Addossate al basamento si trovano le fontane dei due mari, ai lati della scalinata. La fontana di sinistra, di [[Emilio Quadrelli]], rappresenta l'[[mare Adriatico|Adriatico]], con un braccio rivolto a [[Est|Oriente]] e con il [[Leone di San Marco]]. A destra il [[mar Tirreno]], di [[Pietro Canonica]], con la [[lupa di Roma]] e la [[sirena]] [[Partenope (mitologia)|Partenope]], a simboleggiare la città di [[Napoli]]. In questo modo, il monumento è affiancato, come la penisola stessa, dai due mari maggiori, in modo che esso possa rappresentare anche geograficamente, l'intero paese.
Sopra alle due fontane sono poste quattro sculture in marmo botticino, che raffigurano i valori ideali degli Italiani. I gruppi sono stati già citati nel paragrafo dedicato alla terrazza dell'Altare della Patria, essendovi collocati, ma è trovandosi di fronte alle due fontane che essi si possono osservare meglio.
Sopra alla fontana dell'Adriatico si trovano:
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===Museo centrale del Risorgimento===
{{Vedi anche|Museo centrale del Risorgimento}}
L'accesso al Museo è dal fianco sinistro del Vittoriano. Al contrario dell'esterno del Vittoriano, qui il percorso che portò all'unità italiana è narrato attraverso le testimonianze di coloro che ne furono i protagonisti e non per mezzo di immagini allegoriche; la visita del Museo del Risorgimento è dunque complementare a quella degli esterni del monumento. Una sezione è dedicata ai personaggi storici del Risorgimento italiano: [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]. Altre sezioni illustrano le varie fasi risorgimentali: dalla [[Restaurazione]] al [[Primavera dei popoli|1848]], alla [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana del 1849]], alla [[spedizione dei Mille]], all'[[Presa di Roma|annessione di Roma all'Italia]]<ref name = "Sito ufficiale">[http://www.risorgimento.it/home_museo_ita.asp Sito ufficiale]</ref>. Un percorso parallelo è dedicato all'approfondimento di temi particolari, come ad esempio il [[brigantaggio]].
Nel museo sono esposti cimeli della [[Prima guerra mondiale]] ed anche l'[[affusto]] del [[cannone]] utilizzato nel 1921 per trasportare il feretro del [[Milite Ignoto]].
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===Museo Nazionale dell'emigrazione italiana===
Il primo giugno 2009 si è aperto al Vittoriano il Museo Nazionale dell'emigrazione italiana, che ha lo scopo di raccontare la storia dell’emigrazione italiana attraverso un percorso cronologico, esponendo materiali di varia tipologia: letteratura, cinematografia, documentari, musica, testimonianze audio, fotografie, giornali e riviste d’epoca, oggetti<ref>[http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Ministero/UfficioStampa/News/visualizza_asset.html_366211721.html Sito del Ministero dei Beni culturali]</ref>.
La localizzazione al Vittoriano di questo museo non è certo casuale: già [[Giovanni Pascoli]] aprì le celebrazioni del Giubileo del 1911 (cinquantenario dell'Unità) cantando le storie “dell’Italia raminga”, riconoscendo fin da allora l'importante ruolo svolto nel processo di definizione dell’identità italiana dall'emigrazione di milioni di contadini, operai e piccoli imprenditori. Essi, giunti nei paesi più lontani, con i loro sacrifici e affrontando le difficoltà del processo d’integrazione, hanno diffuso nel mondo la cultura ed i valori italiani, contribuendo all'economia e alla cultura dei luoghi ove andarono a vivere<ref>Sito ufficiale del Museo Nazionale dell'emigrazione italiana: [http://www.museonazionaleemigrazione.it/museo.php?id=2 pagina "L’emigrazione parte essenziale della storia d’Italia"]; [http://www.museonazionaleemigrazione.it/museo.php?id=4 pagina "Perché al Vittoriano"]</ref>.
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== Collegamenti esterni ==
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