De gli habiti antichi et moderni di diverse parti del mondo: differenze tra le versioni
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L’opera, pur nella differenza anche marcata tra le edizioni, è per gran parte composta di tavole che illustrano i costumi di tutte le parti del mondo.Le due edizioni cinquecentesche pubblicate mentre era ancora in vita l’autore si aprono con un identico frontespizio riccamente decorato e dalla forte valenza allegorica. Il titolo e le indicazioni editoriali sono racchiuse da una elaborata cornice che riproduce ai quattro angoli, le quattro parti del mondo in figura umana e con gli attributi classici che loro competono in base a un repertorio iconografico collaudato, presente anche in altre opere del genere come nel Habitus praecipuorum populorum tam virorum quam feminarum singulari arte depicti, di Hans Weigel e Jost Amman.
Nella parte inferiore della decorazione, in un piccolo ovale sono riportate le insegne dei due stampatori: la salamandra di Zenaro (1590) e la gatta che tiene in bocca un topo dei Sessa (1598).
Alla dedica e all’ ‘avvertenza’ per i lettori il Vecellio fa seguire (solo 1590) un ''Discorso sopra gli habiti antichi et moderni, origine, mutatione, et varietà di quelli'', che illustra il pensiero del pittore circa l’influenza che la storia, tradizioni e territorio esercitano sugli abiti. Il discorso, insieme a una ''Breve descrittione della città di Venetia'' (solo ed. 1590), che apre la lunga serie dei personaggi della Repubblica ed è corredata da una notevole riproduzione della [[Piazza San Marco|piazza S. Marco]] vista dal [[molo di Palazzo Ducale]], si inserisce in una consolidata tradizione culturale veneziana che ha avuto nella ''Venetia, città nobilissima et singolare, descritta in XII libri'' (1581) di [[Francesco Sansovino]] (1521-1586), un riferimento importante .
Seguono poi indici analitici molto dettagliati (anche con traduzione in latino nell’edizione del 1598) con rimandi ai fogli di cui è composta l’opera, che si estende su circa un migliaio di pagine.
Le tavole sono xilografie in bianco e nero, con ricche cornici e sono accompagnate da testi, talvolta anche ampi, che descrivono l’abito o la situazione raffigurata nell’illustrazione o danno notizie aggiuntive sul personaggio-tipo raffigurato.
Le stesse cornici, presenti nelle due edizioni maggiori sono più che un mero elemento decorativo e rimandano a una modalità espressiva nuova <ref>Antonio Somaini, La cornice e il problema dei margini della rappresentazione, in Seminario di filosofia dell’immagine, Università degli studi di Milano 2000 </ref> in una età, il tardo Cinquecento, nella quale si vanno consolidando in Europa identità territoriali, etniche e religiose che preludono allo sviluppo successivo delle appartenenze nazionali<ref>Bronwen Wilson, The World in Venice: Print, the City, and Early Modern Identity, Universoity of Toronto Press 2005</ref>.
Il personaggio al quale, secondo un uso editoriale che perdurò fino al tardo Settecento, è dedicata l’opera è il conte e cavaliere Pietro Montalban della Fratta. Il Vecellio, seguendo una consolidata prassi encomiastica, ha dedicato a lui l’opera perché in questo personaggio trovava rispecchiati i valori ai quali aveva deciso di rifarsi: antichità, diversità, ricchezza e in virtù della sua famiglia e della sua persona. Cesare Perocco, citando un volume stampato a Venezia nel 1647 dal titolo ''Degli Uomini illustri dell’Accademia de’ SS. Incogniti di Venezia'', dice che vi si parla bene di un certo Graziani di Conegliano e di un suo concittadino, il Conte Cavaliere Pietro dalla Fratta Mont’Alban, esperto nelle scienze matematiche<ref>Cesare Perocco, Per le nozze bene augurate Fabro-Vianello. Storia di Conegliano e del Coneglianese, Venezia 1843, p.40</ref>.
===L'edizione del 1664===
Pur uscendo da una delle più prestigiose stamperie veneziane della seconda metà del [[XVII secolo|Seicento]], l’edizione del 1664 si presenta più modesta rispetto alle altre e non solo nel ridotto numero di pagine.
Il frontespizio nel quale si affollano titoli e sottotitoli, reca la sola marca tipografica in un grande riquadro a piè di pagina: la Minerva armata, seduta ai piedi di un alloro, armata con la civetta al fianco. Dedica e avvertenza ai lettori sono cambiate per adeguare l’opera ai tempi e la natura di impresa editoriale si evince dal richiamo al Tiziano (indicato come fratello di Cesare) mentre la esplicita indicazione di opera “utilissima a pittori e dissegnatori, scultori…” sembra avere definitivamente trasformato un’opera storico-antropologica in un manuale ad uso di specifici professionisti.
Nel testo che, tuttavia, ripropone il ''Discorso'' del 1590, le cornici attorno ai figurini sono scomparse, le didascalie sono ridotte al minimo, e la necessità di compattare i testi lunghi predisposti dal Vecellio è spesso causa di molti errori di senso.
==Apparato iconografico==
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===Le illustrazioni: autori e tecniche===
Nell’opera c’è una certa differenza rispetto ad altre analoghe dello stesso periodo, che si limitavano a presentare illustrazioni come in una raccolta di curiosità (es. [[Enea Vico]], [[Jean-Jacques Boissard]] e altri), Vecellio associa immagini a parole, proponendo per ogni disegno una descrizione e una spiegazione a conforto dell’illustrazione.
L’apparato iconografico è composta di una serie di [[Xilografia|xilografie]] opera di Christopher Chrieger <ref>Michael Bryan, A Biographical and Critical Dictionary of Painters and Engravers, vol. II, p. 675, London 1816, ad vocem. </ref>(o Ghrieg, italialianizzato in Gristoforo Guerra) di Norimberga, su disegno dello stesso Vecellio che fa parte della nutrita schiera di contemporanei abili sia come pittori sia come incisori (es. Battista Franco o Andrea Schiavone). Ma in questo caso le incisioni non le incisioni non sono opera sua.
Lo stesso Vecellio nella sua opera, loda più volte il lavoro di Chrieger la cui figura resta però non è identificabile in modo del tutto certo.
Pietro Zani pensa che questo Cristoforo Guerra sia in effetti Chrieger, (o Chrieger, Criegher, Crieger), ma non sa dire se fosse di Norimberga piuttosto che di Magonza o della Pomerania<ref>Pietro ZANI, Enciclopedia metodica critico-ragionata delle belle arti dell’abate D. Pietro Zani fidentino, Parma 1824, parte prima, vol. XIX, p. 261-262</ref>.
Dal ''Dizionario Biografico Universale'' (1842) si evince che un Cristoforo Coriolano, nato a Norimberga intorno al 1560, è effettivamente esistito<ref>Dizionario biografico universale. Vol. II, Firenze 1842, p. 173 </ref>. Passò giovane in Italia, fece molte incisioni per stampe a Venezia (soprattutto i ritratti per le Vite del Vasari del 1568). Morì intorno al 1600 a Bologna. Secondo l’autore della voce , il [[Giorgio Vasari|Vasari]] nomina il Chrieger nella prima edizione delle [[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vite]], ma ne lascia in bianco il cognome. Secondo il ''Dizionario'' non è inverosimile che il Coriolano e il Chrieger siano la stessa persona.
===Gli ''Habiti'' delle diverse parti del mondo===
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L’interesse storico dell’opera del Vecellio riposa sul fatto che non sono rappresentati solo costumi contemporanei in una sorta di collazione antropologica che rimanda anche a usi, modi di vita quotidiana, ma dal fatto che, accanto a questi siano proposti anche costumi dell’antichità in una retrospettiva storica che tende, in qualche modo a fornire modelli culturali di comparazione. Gli antichi romani costituiscono la base di questa retrospettiva storica. I testi, le immagini che le accompagnano e il riferimento diretto ad autori antichi e moderni, testimoniano dello spessore culturale dell’autore e della ampiezza della sua ricerca e delle sue conoscenze<ref>Giorgio Reolon, I costumi degli antichi romani negli Habiti di Cesare Vecellio, in La rivista di Engramma (on line), n. 112, 2013</ref>.
====Gli abiti dei [[Impero ottomano|Turchi ottomani]]====
Nell’edizione del 1598 sono rappresentati, per quanto riguarda la realtà turca, 21 uomini e 6 donne. Per ogni soggetto troviamo una breve descrizione concernente gli abiti indossati e il ruolo all’interno della società, inoltre, per agevolare il lettore, sono presenti illustrazioni per ogni singolo personaggio che troviamo racchiuse in raffinate cornici. Si noti come tutti gli abiti, sia maschili sia femminili siano molto ricchi ed elaborati, nonché rappresentati e descritti dall’autore in modo molto dettagliato. Per quanto riguarda i soggetti maschili c’è una nota comune nella rappresentazione, ovvero tutti indossano un copricapo il quale varia in base alla levatura sociale e all’occasione d’uso. Si sottolinea inoltre come gli uomini che ricoprono ruoli importanti nella società indossino tuniche lunghe sino ai piedi e aperte davanti, mentre a partire dalla figura dello staffiere del signore gli abiti cambiano e le tuniche si accorciano, diventando giacche. È interessante notare come due illustrazioni Turco di grado in casa e In che modo cavalchino i turchi quando piove tendano a mostrare un tipo di abbigliamento standard che la maggior parte dei turchi usa in quelle situazioni. Anche le donne sono tutte munite di copricapo e tutte sono dotate di un abito che arriva sino a terra e aperto davanti. Solo due figure sono rappresentate in modo diverso: la prima è la Donna turca in casa, il cui abito ha una fascia all’altezza della vita e mostra, addirittura, un piede nudo; la seconda è la Sposa turca, in realtà invisibile ai nostri occhi, completamente celata com’è dentro a un baldacchino trasportato da quattro servitori (anche se solo tre sono visibili) mentre lei dovrebbe trovarsi sul cavallo del quale scorgiamo solo alcune parti. Nel lungo elenco di figure turche proposte da Vecellio una parte importante è occupata dai personaggi pubblici, politici, militari, amministratori, religiosi. Si noti come Cesare Vecellio ordini le figure secondo una scala gerarchica (riscontrabile anche attraverso la diversità degli abiti dei soggetti rappresentati) a partire dal soggetto più importante nella società turca, ovvero Habito del gran Turco, e come prosegua a scalare introducendo non solo personaggi che hanno importanza all’interno della realtà politica ma anche religiosa come il Habito del Musti (Mufti) (paragonato al Patriarca de Christiani ) che amministra e maneggia tutti gli affari spirituali, e giuridica come il Cadil Eschier che rappresenta tipologicamente i dottori della legge e coloro che si occupano della giustizia: uno per la Grecia e l’ altro per l’Anatolia, come specifica il Vecellio.
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==Bibliografia==
Michael Bryan, ''A Biographical and Critical Dictionary of Painters and Engravers'', London 1816, vol. II
Patrizia Bravetti, ''Damiano Zenaro: editore e libraio del Cinquecento,'' in Simonetta Pelusi e Alessandro Scarsella (a cura di), ''Humanistica Marciana. Saggi offerti a Marino Zorzi'', Milano 2008, pp. 127-132
Carlo
Tiziana Conte (a cura di), ''Cesare Vecellio, 1521ca-1601'', Belluno, Provincia di Belluno Editore, 2001.
''Dizionario biografico universale'', Vol. II, Firenze 1842, Google Books (consultazione 07/01/2016)
''EDIT 16. Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo'', Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche - ICCU
Jeannine Guérin Dalle Mese, ''L'occhio di Cesare Vecellio. Abiti e costumi esotici nel Cinquecento'', Alessandria, 1998
James G. Harper (ed.), ''The Turk and Islam in the Western Eye 1450-1750'', Ashgate 2011
John Jackson, ''A Treatise on Wood Engraving: Historical and Practical'', Londra 1839
Alfonso Mirto, ''Librai veneziani nel Seicento: i Combi-La Noù ed il commercio con l'estero'', in ''La Bibliofilia'', n. 91, 1989, pp. 287-305;
Id., ''Libri veneziani del Seicento: i Combi-La Noù ed il commercio librario con Firenze'', in, ''La Bibliofilia'', n. 94, 1992, pp. 61-88.
''Mostra dei Vecellio'', catalogo illustrato a cura di Francesco Valcanover, prefazione di Giuseppe Fiocco e cenni storici di Celso Fabbro, Belluno s.d., (1951)
Cesare Perocco, ''Per le nozze bene augurate Fabro-Vianello. Storia di Conegliano e del Coneglianese'', Venezia 1843, Google Books (consultazione 06/01)
Giorgio Reolon, ''"A Cesare quel che è di Cesare". Studio su alcuni aspetti dell'opera e dell'ambiente di Cesare Vecellio, tra pittura, incisione e
Giorgio Reolon, ''I costumi degli antichi romani negli Habiti di Cesare Vecellio'', in ''La rivista di Engramma'' (on line), n. 112, 2013, (consultazione 19/01/2016)
''Repertorio Genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle province venete'', Venezia 1831, Google Books (consultazione 19/01/2016)
Charlotte Colding Smith, ''Images of Islam, 1453-1600'', London 2014
Antonio Somaini, ''La cornice e il problema dei margini della rappresentazione'', in Seminario di filosofia dell’immagine, Università degli studi di Milano 2000, (consultazione 19/01/2016)
Stefano
Bronwen Wilson, ''The World in Venice: Print, the City, and Early Modern Identity'',
Pietro
==Voci correlate==
* [[Cesare Vecellio]]
* Jean-Jacques Boissard▼
▲* [[Jean-Jacques Boissard]]
* [[Enea Vico]]
* [[Francesco Sansovino]]
Collegamenti esterni
''De gli habiti antichi, et moderni di diverse parti del mondo libri due'', (1590), BNF Gallica, (consultazione 18 gennaio 2016)
''Habiti antichi et moderni di tutto il mondo di nuovo accresciuti di molte figure. Vestitus antiquorum recentiorumque totius orbis per Sulstatium Gratilianum Senapolensis latine declarati (1598)'', Google books,(consultazione 18 gennaio 2016)
''Habiti antichi overo raccolta di figure delineate dal Gran Titiano, e da Cesare vecellio suo Fratello, diligentemente intagliate, conforme alle Nationi del mondo'' (1664), BNF Gallica, (consultazione 18 gennaio 2016)
(EN) ''Cesare Vecellio: Habiti antichi et moderni di tutto il mondo''(1598), su Courtauld Institute of Arts, (consultazione 18 gennaio 2016)
''Cesare Vecellio: Habiti antichi et moderni di tutto il mondo'', su Vivi italiano. Il portale dell’italiano nel mondo, Accademia della Crusca (consultazione 18 gennaio 2016)
Giorgio Reolon, ''La moda ai tempi della Serenissima. Note sugli Habili antichi et moderni di Cesare Vecellio'', su Venetocultura.org (consultazione 18 gennaio 2016)
''Vecellio.net. The works of Cesare Vecellio (1521 ca. -1601)'',(consultazione 18 gennaio 2016)
Hans Weigel, Jost Amman, ''Habitus praecipuorum populorum tam virorum quam feminarum singulari arte depicti'', Nurberg 1577, Google Books (consultazione 19/01/2016)
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