Francesco di Bartolo: differenze tra le versioni
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Fu un uomo politico di primissimo piano della Pisa del '300. Nel [[1398]] venne nominato ambasciatore per la [[repubblica di Pisa]]. Il 15 maggio dello stesso anno concluse per conto di Pisa la pace con le altre città toscane a [[Venezia]].
Fu anche professore presso l'[[Università di Pisa]] e grammatico, cioè esperto ed insegnante di latino e, in quanto tale, chiosò le Satire di [[Persio]], commentò l’''[[Ars poetica]]'' di [[Orazio]] e il Doctrinale di [[Alessandro di Villa Dei]]. Compose anche un ''[[Ars dictandi|Dictamen]]'' e una famosa grammatica per lo studio del latino, ovvero le ''Regule gramaticales'', con
La sua fama però si deve senza dubbio al lavoro [[esegesi|esegetico]] compiuto sulla [[Divina Commedia]] di [[Dante Alighieri]]. Per incarico dell'università intraprese i commenti della Divina Commedia, che era stata scritta da appena cinquant'anni. Fu uno dei primi commentatori della Divina Commedia insieme a [[Benvenuto da Imola]], [[Cristoforo Landino|Landino]], [[Pietro Alighieri|Pietro di Dante]] e [[Jacopo Alighieri|Jacopo di Dante]], insieme ai quali viene spesso citato. Il suo Commento, steso in [[lingua volgare|volgare]] pisano, è databile tra il [[1385]] e il [[1396]], anche se è probabile che vi lavorò, apportandovi modifiche, correzioni e integrazioni, fino alla morte, avvenuta a Pisa nel 1406. Il Commento butiano fornisce una puntuale analisi letterale, allegorica e morale all'intera Commedia.
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