|
Ha cominciato a pubblicare poesie nel 1920 sul ''Baretti'' di [[Piero Gobetti]], presso le cui edizioni apparve nel 1926 il suo primo libro ''Avventure''.
Della sua poesia si è interessata, negli anni, la più rigorosa critica letteraria <ref>Cfr. in questa voce la successiva sezione ''Bibliografia''</ref>, osservando tra l’altrol'altro come, nelle avventure formali della lirica del novecento, nate da esperienze antiretoriche e da esigenze di sintesi lessicale e musicale, l’operal'opera di Adriano Grande abbia sempre tenuto fede alla linea melodica connaturata all'[[Lingua italiana|italiano]], puntando su un ideale di perspicua classicità intesa in senso moderno, pur senza mai cedere alla moda del gratuito analogismo che per anni tenne il campo in Italia{{cn}}.
La sua ispirazione si giovava d’und'un apprendimento pittorico ed elegiaco della realtà naturale, e sfociava in un senso cristianamente religioso dell’esistenzadell'esistenza. Come poeta ha riportato diversi premi (“Siena”, “Taormina”, “Roma”, “Napoli”, “Bergamo”, “Fiuggi”, ecc.) e come narratore anche un premio “Teramo”. È stato anche autore di teatro: una sua specie di farsa filosofica, ''Faust non è morto'', rappresentata a Roma nel 1935, è stata un manifesto per il ritorno allo spettacolo di poesia. Un altro suo dramma, ''Gli angeli lavorano'', fu premiato a San Miniato.
Dall’etàDall'età di sessant’annisessant'anni si è dedicato alla pittura, e quale pittore [[naif]] è stato invitato alle maggiori mostre nazionali e straniere ed ha tenuto varie personali, con notevole successo{{cn}}. <ref>Sulla «vocazione» pittorica di Grande e sui relativi influssi riscontrabili nella sua poetica, scrive Alberto Frattini: «Nel 1955 scopriva una nuova e genuina vocazione, la pittura, e in un decennio di lavoro maturava, anche in questa direzione di ricerca artistica, un suo linguaggio, riflettendo un suo nitido e incantato mondo d'invenzione-evasione, in modi che certo ricordano i più famosi ''naif'', da Russeau a Metelli, ma anche richiamano atteggiamenti e criteri peculiari alla poetica dello scrittore, alla sua poesia come strenuo impegno artigianale e creazione di un mondo che ha radicii nella quotidiana realtà, ma è anche e soprattutto vacanza dell'anima, aereo distacco dalla scialba e opaca ''routine'' (...) tesa alla scoperta d'una sua umile consolante verità.» (''Op. cit.'', pp. 268-269.</ref>
== Opere ==
* ''Ritratto di Genova'' (con illustrazioni di [[Enrico Paulucci]]), Torino, 1940
* ''Ritratti'', Venezia, 1941
* ''Andrei, l’onestol'onesto'' (romanzo), Milano, 1970
=== Teatro ===
|