Martin Wight: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Botcrux (discussione | contributi)
m Bot: fix citazione web (v. discussione)
m apostrofo tipografico
Riga 20:
 
== Biografia ==
Martin James Robert Wight nacque a Brighton, Sussex, in Inghilterra, il 26 novembre del 1913, secondo dei tre figli del medico Edward Wight (1879-1959) e Margaretta Scott (1880-1942). Dopo gli studi al Bradfield College (1927-32) e quelli di storia moderna al Hertford College di Oxford (1935), dov’ebbedov'ebbe tra i suoi esaminatori Herbert Butterfield, fu affiliato dal 1937 al 1938 alla Chatham House, di- retta da Arnold Toynbee (1899-1975) nel trentennio 1925-195523. Dal 1938 al 1941 trascorse un periodo d’insegnamentod'insegnamento in storia al Haileybury College di Hertford, mostrando grande inclinazione e capacità per la trasmissione del sapere in un rapporto di mutuo confronto con gli studenti. Giunse a Haileybury in anni di militanza pacifista, dopo aver sottoposto, nel 1940, una veemente domanda d’obiezioned'obiezione di co- scienza che riprendeva le argomentazioni di un suo articolo del 1936. Nel dopoguerra fece ritorno a Chatham House. Ritornò dopo essere stato corrispondente dal ’46'46 al ’47'47 per The Observer alle sessioni di Lake Success delle Nazioni Unite, dove spese intere giornate a seguire le riunioni del Consiglio di sicurezza. L’annoL'anno successivo entrò a far parte del comitato editoriale della Ecumenical Review, rivista del Consiglio mondiale delle chiese, e ne fu membro fino al ’55'55, collaborando anche al trimestrale missionologico del Consiglio. Lasciò infine Chatham House nel 1949 per accettare l’incaricol'incarico di Reader offertogli al Dipartimento di Relazioni internazionali della London School of Economics and Political Science. Tornò poi a Brighton dove collaborò all’organizzazioneall'organizzazione dell’Universitàdell'Università del Kent e, specialmente, alla fondazione dell’Universitàdell'Università del Sussex, di cui fu uno dei nove e più importanti fondatori. A Sussex contribuì a riunire nella Scuola di Studi Europei – la prima del genere nel Regno Unito – storici, filosofi, e scienziati sociali. Qui concluse la propria carriera in qualità di professore di storia e preside della Scuola, continuando a studiare la politica internazionale anche tramite il British Committee on the Theory of International Politics<ref>Michele Chiaruzzi, Politica di potenza nell'età del Leviatano: La teoria internazionale di Martin Wight, Bologna, Il Mulino, 2008.</ref>.
 
== Opere ==
Riga 28:
== Ricezione in Italia ==
 
La recente ricezione di Wight in Italia tra gli studiosi ha portato alla pubblicazione della sua opera più celebre, [[Teoria internazionale]] e di un inedito mondiale dal titolo [http://www.europaquotidiano.it/2014/10/08/decisionismo-e-fortuna-in-politica-secondo-martin-wight/ Fortuna e ironia in politica]. Nel volume ''Relazioni internazionali'' (Milano, 1992) di Angelo Panebianco sono state discusse per la prima volta in Italia alcune questioni centrali del pensiero di Martin Wight. Si deve successivamente all’introduzioneall'introduzione di Brunello Vigezzi all’operaall'opera di Hedley Bull e Adam Watson, ''L’espansioneL'espansione della società internazionale'' (Milano, 1993), un’ampiaun'ampia e documentata trattazione di notevoli aspetti di Wight in relazione al British Committee on the Theory of International Politics, elaborata in in seguente volume (Milano, 2005). La prima monografia sull’interosull'intero complesso di problemi e di autori entro i quali Wight si colloca si deve a Michele Chiaruzzi (Bologna, 2008). Luciano Canfora ne ha parlato come un "brillante politologo britannico" nel suo ''Il presente come storia'' (Milano, 2014, pp.&nbsp;223–4), ricordandone un notevole testo dialogico pubblicato per la prima volta nei ’Quaderni'Quaderni di storia’storia' (30/2004) diretti da Canfora medesimo.
 
== Note ==
Riga 43:
* The Development of the Legislative Council 1606-1945, vol. 1 (London: Faber & Faber, 1946).
* "Sarawak", New Statesman and Nation 31, 8 June 1946, pp.&nbsp;413–414.
* "The Realist’sRealist's Utopia", on E. H. Carr, The Twenty Year’sYear's Crisis, The Observer, 21 July 1946, p.&nbsp;3.
* The Gold Coast Legislative Council (London: Faber & Faber, 1947).
* "The Church, Russia and the West", A Ecumenical Review: a Quarterly, 1:1 (Autumn 1948), pp.&nbsp;25–45.