Utente:Xavier121/Sandbox2: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 342:
'''Capitolo primo'''<br />Seconda operetta divisa in capitoli dopo il Parini, che narra in stile biografico la vita di Filippo Ottonieri, filosofo che in vita non ha mai offeso o recato danno a nessuno, ma è stato sempre tenuto in scarsa considerazione dai suoi ''amici'' per il poco amore mostrato verso le consuetudini della vita incivilita.<ref>Per i motivi svolti nell'operetta cfr. Zibaldone , 38-39; 64-65; 220-221; 527; 4095; 1044; 1537-1538; 4104; 69; 703; 4090; 2526-2527; 1477; 2800-2803; 676; 479-480; 1364; 1329; 97-99; 2767-2770; 238-239; 183; 375-376; 4068-4069; 3447-3448; 3183-3191; 3520-3524; 194-195; 1362; 55; 1833; 293; 2481; 2611; 1926; 3000; 352-353; 2653-2654; 4075-4076; 4023; 162; 231; 249; 303-304; 2602; 2680-2681; 3761; 593-595; 62-63; 29-30; 58; 60-61; 2588; 4068; 212; 1; 273; 66; 6, 309.</ref>
Dopo una serie di ritratti di filosofi del passato famosi anche per la loro misantropia<ref>[[Jean-Jacque Rousseau]] (1712-1778), citato come filosofo misantropo ed eccentrico; [[Democrito]] (nato in [[Abdera]] nel 460 a.C.) disprezzava le comodità e le consuetudini della vita;
{{citazione|[...] il leggere è un conversare, che si fa con chi scrisse. Ora, come nelle feste e nei sollazzi pubblici, quelli che [...] non credono di esser parte dello spettacolo, prestissimo si annoiano; così nella conversazione è più grato generalmente il parlare che l'ascoltare. Ma i libri per necessità sono come quelle persone che stando cogli altri, parlano sempre esse, e non ascoltano mai. Per tanto è di bisogno che il libro dica molto buone e belle cose, e dicale molto bene; acciocché dai lettori gli sia perdonato quel parlar sempre. Altrimenti è forza che così venga in odio qualunque libro, come ogni parlatore insaziabile.|ibidem}}
Riga 349:
{{citazione|Dimandato a che nascano gli uomini, rispose per ischerzo: a conoscere quanto sia più spediente il non esser nati.|ibidem}} https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Zibaldone_di_pensieri_II.djvu/139)
Con un andamento sempre più aforistico, vicino allo stile dello Zibaldone, il capitolo si apre con un incitamento all'azione
{{Quote|[...]essendo (gli uomini) sempre infelici, che meraviglia è che non sieno mai contenti?|ibidem}}
Riga 423:
'''Capitolo sesto'''<br />
Capitolo che, come il successivo, gioca sugli aforismi in maniera marcata. Qui sono contrapposti quelli di autori famosi, spesso commentati dal filosofo, mentre nel successivo sono riportati esclusivamente
Il capitolo si divide in de parti:
'''I parte. Motti antichi.'''
L'ignoranza produce ''speranza''; la conoscenza produce l'oblio: la prima è un BENE la seconda un MALE. Secondo gli Egesiaci il vero piacere deriva dall'assenza di ogni dolore e quindi nella morte.<ref>Egesia, filosofo cirenaico del III sec a.C. era chiamato ''persuasor di morte'', cfr. ''Dialogo di Plotino e di Porfirio''</ref>
Perché ci lamentiamo della NATURA che ci nasconde il VERO con vane apparenze, belle e dilettevoli, ma che ci lasciano nello stesso tempo LIETI? <ref>A riprova si cita un passo di [[Plutarco]] tradotto da [[Marcello Adriani]] sulle ''buffonerie di [[Stratocle]]'' che persuase gli Ateniesi di aver riportato una grande vittoria, mentre avevano subito una sconfitta.
▲Gli uomini felici sono i più tormentati: i più fortunati traggono piacere da gioie minime che appena trascorse possono essere rivissute attraverso il ricordo (rimembranza);<ref>La prima parte è una sentenza di [[Bione di Boristene]], filosofo cinrenaico del II sec. a.C.
▲Perché ci lamentiamo della NATURA che ci nasconde il VERO con vane apparenze, belle e dilettevoli, ma che ci lasciano nello stesso tempo LIETI? <ref>A riprova si cita un passo di [[Plutarco]] tradotto da [[Marcello Adriani]] sulle ''buffonerie di [[Stratocle]]'' che persuase gli Ateniesi di aver riportato una grande vittoria, mentre avevano subito una sconfitta. ''[…] quale ingiuria riceveste da me, che seppi tenervi in festa ed in gioia per ispazio di tre giorni?'' cit. ibidem </ref>
L'unico cammino di lode e di gloria tra i giovani è quello che passa per il piacere (VOLUTTA'). Magnificarsi e pavoneggiarsi con infinite novelle su grandi imprese, spesso ritoccate o interamente false, davanti agli amici con lo scopo di ottenere effimeri lodi o riconoscimenti, è l'unico modo per ottenere la fama.<ref>Ad esempio di '''vera''' grande impresa l'autore porta la storica battaglia di Isso 333 a.C. combattuta fra Dario, re dei persiani, e Alessandro Magno.</ref>
'''II parte
Gli scrittori più eloquenti e più coinvolgenti sono quelli che parlano di sé stessi perché più ''sinceri'':
| |||