Francesco Colzi: differenze tra le versioni

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=== La carriera ospedaliera ===
Nel biennio che va dal 1879 al 1881, ricoprì il ruolo di assistente nella Clinica Chirurgica di Firenze. Nel frattempo però, grazie alla bravura dimostrata in questo ruolo, conseguì la libera docenza in clinica chirurgica e [[Medicina]] operatoria.<ref name="Tonelli p. 123"/>
Nei due anni successivi viaggiò per l’Europa visitando e frequentando i più importanti centri chirurgici, con lo scopo di apprendere le nuove tecniche chirurgiche che si stavano perfezionando in quegli anni. Una volta tornato a [[Firenze]], accettò la carica di “settore” di [[anatomia patologica]], ruolo che ricoprì negli anni che vanno dal 1883 al 1887.<ref name="Tonelli p. 123"/> In quest’ultimo periodo gli fu affidato l'incarico di aiuto della Clinica Chirurgica allora diretta da Giuseppe Corradi, anch'egli noto chirurgo fiorentino, e nel 1893 assunse la cattedra di professore straordinario in materia di clinica chirurgica presso l’[[Università degli studi di Modena e Reggio Emilia]].<ref name="Tonelli p. 124">Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit., p. 124.</ref> Soltanto dopo pochi mesi però, aveva già lasciato quel prestigioso ruolo per assumere l’incaricol'incarico di direttore della clinica chirurgica di Firenze, succedendo al suo maestro di sempre, Giuseppe Corradi.<ref>Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit., pp. 123-124.</ref>
 
=== Una tragica fatalità ===
Dopo intensi e numerosi anni dedicati all’approfondimentoall'approfondimento delle tecniche chirurgiche e alla pratica di “innumerevoli” interventi (si parla di settemila interventi totali e addirittura di giornate lavorative in cui egli riusciva a compiere tra quindici e venti trattamenti chirurgici), nel 1903, a soli 48 anni, una tragica conseguenza di una battuta di caccia a cui lui stesso stava partecipando in prima persona, lo portò a ferirsi gravemente con il suo fucile all’ascellaall'ascella sinistra.<ref name="Tonelli p. 131">Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit., p. 131.</ref>
Grazie alla sua grande capacità intuitiva, sviluppata con anni di esperienza medica e chirurgica, capì subito che la soluzione migliore per evitare la proliferazione dell'infezione sarebbe stata l'amputazione totale dell'arto colpito.<ref>Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit, p. 131.</ref> Tuttavia la sua richiesta non venne accolta. Accorse da [[Padova]] infatti il professor [[Edoardo Bassini]], convinto di poter salvare l’artol'arto fermando la [[sepsi]]. Ciò non avvenne e Francesco Colzi morì a seguito di una gravissima infezione tetanica, confortato dall’enormedall'enorme affetto dei suoi allievi.<ref name="Tonelli p. 131"/>
 
=== La riconoscenza dopo la morte ===
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== Contributo all'evoluzione della chirurgia ==
La grande capacità e voglia di innovazione di Francesco Colzi è chiara in ogni campo: nella [[clinica (disciplina)|clinica]], nella [[ricerca scientifica]], soprattutto riguardo alla [[patologia]] e anche nella didattica universitaria.<ref name="Tonelli p. 124">Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit., p. 124.</ref> Il primo assioma che deriva dalle sue teorie è quello che afferma che “il chirurgo necessita di un lungo e articolato percorso di formazione per arrivare a svolgere al meglio la sua professione”. Egli stesso nei suoi anni universitari sfruttava al massimo i momenti in cui si praticava la [[Dissezione (anatomia)|dissezione anatomica]] e, come racconta Giuseppe Corradi, non sono poche le notti durante le quali egli si dilettava con dissezioni su cadaveri per affinare le sue conoscenze nell’nell' ambito dell’dell'[[anatomia]] chirurgica.<ref name="Tonelli p. 124">Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit., p. 124.</ref> In una prolusione del 1883 tenuta al corso di clinica chirurgica presso la facoltà medica di [[Modena]] esprimeva così il suo pensiero sull'impostazione che a suo parere bisognava dare all'apprendimento della [[chirurgia]]:
{{Citazione|a me sembra che la Clinica la quale si fonda sull'applicazione al malato delle cognizioni acquisite per il progresso della patologia e delle scienze biologiche, debba avere un indirizzo in gran parte scientifico piuttosto che pratico. La chirurgia infatti a chi è debitrice dei suoi trionfi che qualche anno fa sembravano sogni? Quali sono le basi sulle quali l'arte nostra si appoggia e procede con una sicurezza incredibile se non l'[[anatomia]], la [[fisiologia]], l'[[anatomia patologica]], la [[patologia]] generale e la [[batteriologia]]?<ref name="Tonelli p. 124">Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit., p. 124.</ref>|Francesco Colzi|}}
Un secondo assioma in cui Colzi credeva molto era quello che recitava che il chirurgo deve essere per prima cosa un fine diagnosta, essere più attento del medico, e verificare immediatamente le sue ipotesi.<ref>Tonelli, "I Protagonisti Della Chirurgia Fiorentina", op.cit., p. 125.</ref>