I bari (Mahon): differenze tra le versioni
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Nel [[1796]] l'opera fu acquistata dal collezionista inglese Christopher Norton.
Nel dicembre [[2006]] fu venduta al prezzo di 50.000 sterline in
[[Denis Mahon|Mahon]] voleva da subito concedere l'opera in deposito permanente all'[[Ashmolean Museum]], che però avrebbe accettato di esporla solo a patto di scrivere sul cartellino "attribuita a". Mahon, contrariato, decise quindi di esporla nella [[Pinacoteca Civica (Cento)|Pinacoteca Civica]] di [[Cento (Italia)|Cento]], città a cui lo storico britannico era molto legato, quindi a [[Forlì]] e a [[Trapani]]<ref name=autogenerato1>http://www.cittaditrapani.it/versione3.0/pagineTP03/TP_versio03_tot02.htm</ref>.
L'autografia è stata riconosciuta da importanti studiosi caravaggeschi, tra cui [[Mina Gregori]], [[Daniele Benati]], [[Antonio Paolucci]] e [[Maurizio Marini]]. D'altra parte, studi anche recenti riguardanti inventari e collezioni
Invece, secondo lo studioso d'arte austriaco [[Sebastian Schütze]] la qualità dell'esecuzione suggerirebbe che il dipinto di Oxford sia una copia<ref>http://www.theartnewspaper.com/articles/Controversial+Caravaggio+to+be+unveiled+in+London/29139</ref>.
Per quanto riguarda la datazione, gli studiosi convergono sul [[1595]], data
==Descrizione==
La scena rappresenta una partita a carte in cui un giovane, dall'apparenza candida, viene truffato da due bari: probabilmente un autobiografico monito contro i pericoli delle taverne e del gioco d'azzardo.
Per questo soggetto è stata pure avanzata una lettura allegorica: il gioco sconfina nel peccato,
Altri hanno voluto rintracciare un riferimento nascosto all'evangelica [[Parabola del figliol prodigo]].
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