Quartetto per archi (Verdi): differenze tra le versioni
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[[File:Quartetto in mi minore.jpg|420px|thumb|left|Quartetto in mi minore]]
==Storia==
All'inizio del marzo 1873 Verdi si era recato a [[Napoli]] per la prima rappresentazione al [[Teatro di San Carlo]] dell’opera egizia [[''Aida'']], ma il [[soprano]] [[Teresa Stolz]]<ref name="Wigmore1">{{cita libro|titolo=Liner notes from the Hyperion Records|autore= Wigmore|data= 1999|p=2}}</ref>, ingaggiata per la parte principale, si era ammalata. La prima era stata posticipata, e così Verdi «nei momenti di ozio all’albergo Crocella» aveva scritto il ''Quartetto in mi minore'', eseguito per la prima volta il 1° aprile 1873, due giorni dopo la rappresentazione di ''Aida'', durante un recital informale presso l'albergo, presenti non più di sette-otto ascoltatori; fra questi c’era il corrispondente della Gazzetta Musicale di Milano, sulla quale, pochi giorni dopo, era uscito un grande articolo intitolato “Un quartetto di Verdi!”. L'esordio, fu affidato ad un ensemble formato dai fratelli Finto (
Per molto tempo Verdi continuò a negare il consenso ad esecuzioni del quartetto in Italia, sostenendo, forse in modo polemico, che il suo Quartetto non lo conosceva nessuno. Due anni dopo l’esecuzione milanese, nel 1878, gli era arrivata una richiesta da [[Parma]], in fondo la sua “patria”. Gli aveva scritto anche il sindaco, gli si erano rivolti vari notabili, pregandolo di concedere il Quartetto per l’esecuzione,
In realtà ciò non corrispondeva a verità in quanto era già stato eseguito a [[Vienna]] e a [[Parigi]] con successo enorme; stava per essere suonato a [[Londra]], addirittura in una versione adattata per un’orchestra di 80 archi. E l’autore, richiesto di assenso, lo aveva dato osservando che alcuni temi del primo e del secondo violino sarebbero risultati meglio in versione orchestrale… Più tardi, anche [[Arturo Toscanini]] avrebbe realizzato un
Il Quartetto esprime chiaramente l’intenzione verdiana di definire una diversa pratica musicale, che sintetizzi nella forma classica un gusto e uno stile ''tipicamente italiani'', alieni da qualsiasi pedissequa “falsariga”. Particolarmente significativa, da questo punto di vista, la scelta di concludere la composizione con una [[Fuga]], che non a caso era la parte cui il compositore teneva di più e per la quale, come si è visto, dettava anche suggerimenti esecutivi.
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