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=== La proposta di Commissione parlamentare di inchiesta ===
Fin dal [[1992]] venne proposta l'istituzione di una [[Commissione parlamentare d'inchiesta]] su Tangentopoli, per accertare gli illeciti arricchimenti conseguiti da titolari di cariche elettive e direttive, nonché per formulare idonee proposte per la devoluzione allo Stato dei patrimoni di non giustificata provenienza e per la repressione delle associazioni a delinquere di tipo politico. Nella [[XI Legislatura della Repubblica Italiana|XI Legislatura]] la Camera dei deputati giunse ad approvare all'unanimità, il 7 luglio 1993, un testo unificato che recepiva l'esigenza della Commissione d'inchiesta, ma il relativo disegno di legge<ref>divenutoDivenuto Atto Senato n. 1369.</ref> si arenò in Commissione al Senato.
 
Nella [[XII Legislatura della Repubblica Italiana|successiva legislatura]] la proposta ottenne un parere favorevole da parte della Commissione Giustizia del Senato. Ma perse di spinta propulsiva dopo che fu approvato un emendamento della maggioranza che puntava ad orientarne i lavori di ricerca "storiografica": esso intendeva accertare se la conduzione delle inchieste avesse riscontrato omissioni o "«zone bianche"»; si trattava di un indirizzo che - non escludendo una conduzione selettiva o "«mirata"» di quelle inchieste - andava oggettivamente in consonanza con la richiesta, avanzata dalla [[Tunisia]], da [[Bettino Craxi]].
La proposta - con il discusso emendamento, che ne stravolgeva il senso originario - fu votata dalla Camera, nella nuova legislatura, il 3 novembre [[1998]], durante la quale venne rigettata, insieme alle varie discordanti proposte avanzate dagli altri gruppi parlamentari.
 
L'idea di una Commissione d'inchiesta riprese velocità dopo che il gruppo di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]]<ref>primi firmatari sempre i deputati [[BeppeGiuseppe Pisanu]] e [[Franco Frattini]].</ref> depositò il 28 settembre [[1999]] una proposta di Commissione bicamerale di inchiesta sui comportamenti dei responsabili pubblici, politici e amministrativi, delle [[impresa pubblica|imprese pubbliche]] e private e sui loro reciproci rapporti (A.C. 6386); e una proposta identica di Commissione monocamerale, da istituire presso la Camera dei deputati, sempre ai sensi dell'articolo 82 della [[Costituzione]].<ref>Doc. XXII, n. 61.</ref> Lo stesso giorno proposte simili furono avanzate dallo [[Socialisti Democratici Italiani|SdiSDI]] e dai [[Democratici di Sinistra|DsDS]].
 
Il 21 gennaio [[2000]], l'allora [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] [[Massimo D'Alema]] rilanciò l'idea in un intervento alla Camera. Ma anche stavolta le divisioni e le divergenze fra i vari partiti fecero naufragare il progetto.
 
Lo "scivolamento" dello strumento dell'inchiesta nell'intento di riscrittura della storia del decennio passato divenne esplicito nella XIV legislatura. Paradossalmente, dagli eredi (anche familiari) di [[Bettino Craxi]] non giunse che una riedizione del testo licenziato dalla Camera il 26 gennaio 2000 (vedasi l'Atto Camera 1427, mentre l'Atto Camera 1867 riproduce il testo del Senato): la pacatezza della proposta deriva probabilmente dal diverso strumento prescelto per ottenere la "riabilitazione" del defunto, e cioè i due ricorsi dichiarati ammissibili dinanzi alla Corte dei diritti umani di [[Strasburgo]]. Fu invece proprio del progetto di legge n. 2019 (d'iniziativa [[Fabrizio Cicchitto|Cicchitto]] e [[Michele Saponara|Saponara]]) l'aver proposto l'istituzione di una "Commissione parlamentare di inchiesta sull'uso politico della giustizia", che oltre a "disfunzioni" accertasse "l'eventuale presenza all'interno dell'ordine giudiziario di orientamenti politico-ideologici e rapporti di interdipendenza con forze politiche parlamentari o extra parlamentari; l'eventuale influenza di motivazioni politiche sui comportamenti delle autorità giudiziarie; le conseguenti deviazioni della giustizia determinate dalla gestione politicamente mirata dell'esercizio dell'azione penale; l'effettività del principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale, e l'eventuale esistenza di un esercizio discrezionale e selettivo della funzione giudiziaria; gli eventuali tentativi di interferenza di magistrati, singoli o associati, con l'attività parlamentare e di Governo, in contrasto con il principio costituzionale della separazione dei poteri".
 
L'introduzione di questo ulteriore, e diverso oggetto dell'inchiesta determinò l'insuccesso della proposta, che non ebbe più seguito dopo la fine della XIII legislatura. Da un lato chi riteneva che la propria parte politica fosse vittima di un uso politico delle indagini, trovatosi al potere con la XIV legislatura, impegnò il Parlamento non più con proposte di commissioni d'inchiesta ma direttamente con leggi volte a prevenire il fenomeno denunciato<ref>G. D'Avanzo, "Per Silvio Berlusconi 18 salvacondotti in 15 anni, Repubblica, 23 novembre 2009.</ref>. Chi invece riteneva che si dovesse indagare se le indagini della magistratura avevano colpito più qualcuno che qualcun altro (e se ciò sia dipeso solo "dalla facilità di reperire prove in un caso o di riscontrare un maggior grado di corruzione in un altro")<ref>Senato della Repubblica, legislatura 13º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 787 del 02/03/2000, intervento del senatore [[Felice Carlo Besostri]], che allegava ai resoconti anche una ricca bibliografia sul fenomeno della corruzione politica, che comprendeva circa 150 testi.</ref> - ed a tal fine auspicava l'istituzione di una "Commissione che (...) non dovrebbe occuparsi né di corrotti, né di corruttori, ma della corruzione"<ref>Senato della Repubblica, legislatura 13º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 787 del 02/03/2000, intervento del senatore [[Felice Carlo Besostri]], secondo cui "battaglie contro i corrotti storicamente sono state condotte per una sostituzione dei soggetti corruttibili (...), i quali hanno fatto della lotta alla corruzione il motivo per cui sono stati eletti, ma quando hanno rimpiazzato chi li aveva preceduti non intervenendo sui meccanismi sono diventati corrotti a loro volta, e molto spesso in misura maggiore".</ref> - già all'epoca invitava a diffidare dall'utilizzo dell'inchiesta per riportare al suo interno la polemica contro determinate inchieste<ref>Senato della Repubblica, legislatura 13º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 787 del 02/03/2000, intervento del senatore [[Felice Carlo Besostri]]: «È opportuno perciò diffidare. (...) la Commissione potrebbe essere utile se vuole indagare su tale fenomeno in parte dal punto di vista storico, in parte per analizzarne i meccanismi, sicuramente con qualche incursione all'estero che sarebbe opportuna e necessaria. Invece, se il problema diventa esclusivamente quello della lettera c) dell'articolo 1, allora ad essere sbagliato è il punto di partenza, cari colleghi. Ciò vuol dire che in realtà di questo fenomeno non ci interessa eccessivamente».</ref> ed in prosieguo giunse a stigmatizzare le "antiche provenienze" (in tema di schieramenti politici sul tema giustizia) come un classico caso in cui "i morti hanno afferrato i vivi"<ref>''Un disastro annunciato'', di [[Felice Carlo Besostri]], 16 aprile 2008, su ((http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=7290)).</ref>.