Delfo Zorzi: differenze tra le versioni
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|Attività = imprenditore
|Attività2 = ex terrorista
|Attività3 =
|Nazionalità = italiano
|NazionalitàNaturalizzato = giapponese
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Ex esponente del [[Ordine Nuovo (movimento)|Ordine Nuovo]], fu accusato, dai [[collaboratore di giustizia|collaboratori di giustizia]] [[Carlo Digilio]] e Maurizio Siciliano, di essere l'esecutore materiale della [[strage di Piazza Fontana]] a [[Milano]] e di [[Strage di Piazza della Loggia|Piazza della Loggia]] a [[Brescia]] ma, dopo un tortuoso percorso giudiziario fu
== Biografia ==
=== Studi e la militanza in Ordine Nuovo ===
Nativo di [[Mestre]], dove la sua famiglia commerciava in [[pellami]], aderì al [[Centro Studi Ordine Nuovo]] di [[Pino Rauti]] nel [[1966]], ma nel [[1968]] si è trasferì a [[Napoli]] per studiare Lingue orientali all'[[Istituto Universitario Orientale di Napoli|Istituto Universitario Orientale]] dove si laureò poi nel 1974<ref name="archiviostorico.corriere.it">
Il 9 ottobre [[1968]], con Giampietro Mariga e Martino Siciliano prese parte all'assalto della sede del [[Partito Comunista Italiano]] di [[Campalto]] a [[Mestre]]. L'obiettivo, secondo le rivelazioni dello stesso Siciliano, era l'asportazione dell'elenco degli iscritti per individuare taluni che svolgevano opera di controinformazione nei confronti di Ordine Nuovo<ref name="strano.net">[http://www.strano.net/stragi/tstragi/salvini/salvin16.htm capitolo 14<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. La sede fu devastata e fu prelevata la bandiera del PCI<ref name="strano.net"/>.
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Il 17 novembre del [[1968]] fu arrestato con Giampietro Mariga perché sorpreso dalla polizia in possesso di un mitra, un elmetto, una tuta mimetica e una piccola quantità di esplosivo. A seguito dello scioglimento del Centro Studi aderì al [[Ordine Nuovo (movimento)|Ordine Nuovo]], di cui divenne capo cellula a [[Mestre]]<ref>{{cita|Ferdinando Imposimato|p. 101:..a Venezia-Mestre Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Giancarlo Vianello..}}</ref> città dove era maestro di [[judo]] nella palestra di via Felisati.
Secondo il pentito Siciliano, implicato contemporaneamente anche in un tentativo di rapimento dell'editore e attivista di sinistra [[Giangiacomo Feltrinelli]], Delfo Zorzi (con Siciliano stesso) fu protagonista attivo di molte azioni del gruppo, compreso il furto di 30 chilogrammi di esplosivo alle cave di [[Arzignano al Chiampo]], cosa affermata anche da [[Carlo Digilio]]. Siciliano lo descrive come duro e con tendenze violente: «Zorzi era un tipo deciso e determinato e voleva la distruzione dell'avversario. Un giorno, per dimostrare la sua virilità ariana ha strozzato con le sue mani un gatto davanti a tutti noi. Ha pestato a freddo diversi militanti che si erano resi colpevoli di qualche debolezza. Ad uno, dopo averlo picchiato, gli ha strofinato il viso contro un muro di cemento. Lui pensava che i camerati dell'[[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|Msi]] potevano sbagliare per debolezza ma non quelli di Ordine Nuovo»
Nel novembre 1969, il gruppo di Ordine Nuovo guidato da Zorzi, in occasione del progettato viaggio del [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Saragat]] nella [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]] pianificò degli attentati dimostrativi contro la scuola slovena di Trieste e contro il cippo di confine jugoslavo<ref>[http://www.strano.net/stragi/tstragi/salvini/salvin17.htm capitolo 15<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il gruppo di cui faceva parte, oltre a Zorzi stesso, pure Martino Siciliano e la Cozzo, poco prima di mezzanotte si portò sugli obiettivi e lasciò un ordigno sulla finestra della scuola e un altro presso il [[cippo di confine]] posto davanti alla [[Stazione di Gorizia Centrale|stazione di Gorizia]] ma in territorio jugoslavo. Entrambi gli ordigni programmati per esplodere a [[mezzanotte]], al fine di non provocare alcuna vittima,<ref>{{cita|Mario Caprara, Gianluca Semprini|p. 237}}</ref><ref>[http://www.strano.net/stragi/tstragi/salvini/salvin29.htm capitolo 27<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> però non deflagrarono e nel giro di alcuni giorni furono rinvenuti dalle forze dell'ordine. La mancata esplosione fu determinata dal mal funzionamento della batteria dell'orologio<ref name="Mario Caprara p. 236">{{cita|Mario Caprara, Gianluca Semprini|p. 236}}</ref>.
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Appassionato di cultura nipponica, nel [[1974]] Zorzi si trasferì in [[Giappone]] grazie ad una borsa di studio dove comincia come lettore di italiano all'università<ref name="Mario Caprara p. 258">{{cita|Mario Caprara, Gianluca Semprini|p. 258}}</ref>.
Nel dicembre 1975 gli fu richiesto, da parte di alcuni esponenti della Democrazia Cristiana di contattare [[Nakayama]], leader della frangia più conservatrice del [[Partito Liberal Democratico (Giappone)|Partito Liberal Democratico]]<ref name="archiviostorico.corriere.it"/>. Nel 1980 ritornò in Italia dove a Marghera si sposò con la giapponese Yoko Shimoji, originaria di [[Okinawa]]<ref>Maurizio Dianese e Gianfranco Bettin, La strage: Piazza Fontana : verità e memoria, p 109</ref>. Grazie alle ingenti disponibilità economiche della moglie pose le fondamenta della ditta di import export che lo portò al successo come imprenditore<ref name="Dianese e Gianfranco Bettin p 110">Maurizio Dianese e Gianfranco Bettin, La strage: Piazza Fontana : verità e memoria, p 110</ref>. Nello stesso periodo conobbe [[Ryoichi Sasakawa]], uno dei più influenti finanziatori della [[Destra (politica)|Destra]] nipponica<ref name="archiviostorico.corriere.it"/>.
A seguito del matrimonio nel [[1989]] ottenne anche il passaporto giapponese, opportunità raramente concessa dal Giappone<ref name="Dianese e Gianfranco Bettin p 110"/>. Con la nuova nazionalità assunse il nuovo nome di Hagen Roi (波元路伊), il cui cognome in [[lingua giapponese|giapponese]] significa
=== Le accuse dei pentiti inerenti alla strage di Piazza Fontana ===
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Nel 1993, già il pentito [[Carlo Digilio]], l'unico ordinovista mai condannato in via definitiva per aver partecipato alla strage di piazza Fontana, seppur con un ruolo marginale, aveva iniziato a rilasciare dichiarazioni ma un ictus, che lo colpì poco dopo, quasi lo uccise. Digilio sostenne di essere un agente della [[Central Intelligence Agency|CIA]] infiltrato in Ordine Nuovo e di aver raccolto la confidenza di Zorzi in cui avrebbe sostenuto di aver preso materialmente parte all'attentato<ref>{{cita|Mario Caprara, Gianluca Semprini|p. 251}}</ref><ref>LaStampa - 11.12.1996 - numero 340 - pagina 14 «Con un moto di orgoglio Zorzi mi disse che aveva partecipato all'azione di Milano e che nonostante tutti quei morti, che erano dovuti a un errore, l'azione era stata importante perché aveva ridato forza alla destra e colpito le sinistre nel Paese».</ref>.
Il magistrato [[Guido Salvini (giudice)|Guido Salvini]] diede il via al settimo processo per la strage di piazza Fontana<ref>{{cita|Giorgio Boatti|p. 410}}</ref> che vide stavolta sul banco degli imputati: Zorzi, [[Carlo Maria Maggi (1934)|Carlo Maria Maggi]] e [[Giancarlo Rognoni]]<ref name="cita|Giorgio Boatti|p. 404">{{cita|Giorgio Boatti|p. 404}}</ref>. Zorzi e Maggi guidavano la cellula veneziana-mestrina di Ordine Nuovo mentre il milanese Rognoni era accusato di aver fornito la logistica per l'attentato. Nel frattempo Martino Siciliano decide di interrompere la collaborazione accusando la magistratura italiana di non aver mantenuto fede alle promesse fattegli e di pagarlo una
Tutti e tre i presunti responsabili furono condannati all'[[ergastolo]] il 30 giugno 2001 con sentenza di primo grado. Il governo italiano richiese l'[[estradizione]] al Giappone dove Zorzi in cui si era trasferito diversi anni prima, ottenendone un rifiuto poiché, avendo alcuni anni prima ottenuto la [[naturalizzazione|cittadinanza]] nipponica (pur conservando anche il passaporto italiano), la legge giapponese esclude l'estradizione di propri cittadini, anche in virtù del fatto che il reato di strage, secondo la legge del paese orientale, si prescrive in soli 15 anni<ref name="repubblica.it">Giovanni Maria Bellu, ''[http://www.repubblica.it/online/politica/pecorella/zorzi/zorzi.html La Repubblica/politica: Zorzi:
Successivamente, il 12 marzo 2004, la Corte d'assise d'appello di Milano ha ribaltato il verdetto ed ha [[Assoluzione (diritto)|assolto]] Zorzi e gli altri due imputati
Nel giugno 2005, al termine dell'ultimo processo su piazza Fontana, riaperto negli anni
La
=== Altre accuse per la strage di Piazza della Loggia ===
Nuovamente, basandosi esclusivamente sulle dichiarazioni di [[Carlo Digilio]]<ref>{{cita|Mario Caprara, Gianluca Semprini|p. 336}}</ref>, Zorzi fu indagato e rinviato a giudizio anche per la [[strage di Piazza della Loggia]].
Nel 2002 il pentito Martino Siciliano, già teste chiave nel processo per la [[strage di Piazza Fontana]] scagionò Delfo Zorzi da ogni accusa ma venne poi indagato per favoreggiamento<ref>
Il 16 novembre [[2010]] la [[Corte d'
Tutti gli imputati furono nuovamente assolti anche in appello<ref>''[http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/04/14/news/la_strage_di_piazza_della_loggia_tutti_assolti_al_processo_d_appello-33291630/
Al termine del processo Zorzi dichiarò la propria solidarietà ai parenti delle vittime:
=== Ultimi anni ===
Nel settembre del [[2005]] il settimanale ''[[L'Espresso]]''<ref>[http://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/1104867&m2s=a] L'inchiesta de ''L'Espresso'' sugli affari di Zorzi in Italia, settembre 2005.</ref> ha accusato Zorzi di svolgere affari in Italia nel campo della pelletteria attraverso una serie di società sotto copertura. Nello specifico accusandolo di essere il proprietario nel negozio ''Oxus'' a [[Milano]], con sede in [[Galleria Vittorio Emanuele II]], in un fondo di proprietà del comune meneghino, di un altro negozio della stessa catena in Piazza Fiume a [[Roma]]<ref>Gaia Giuliani, ''[http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/cronaca/zorzi-proteste-anniversario/zorzi-proteste-anniversario/zorzi-proteste-anniversario.html Marketing di protesta contro Delfo Zorzi per non dimenticare piazza Fontana]'', ''Repubblica.it'', 12 dicembre 2006.</ref>, ottenendo una querela da parte della società detentrice del marchio<ref>{{cita|Mario Caprara, Gianluca Semprini|p. 259}}</ref>.
Ad oggi Zorzi vive a [[Tokyo]], nel quartiere di [[Aoyama (Tokyo)|Aoyama]] e da quando è stato assolto da tutte le accuse in via definitiva, terminando così la sua latitanza, ha potuto dare nuovo impulso imprenditoriale alle sue attività grazie a frequenti rientri in Europa e in Italia.
Zorzi è intervenuto nel corso della trasmissione televisiva ''[[Porta a Porta]]'' condotta da [[Bruno Vespa]]. La telefonata è stata in parte ritrasmessa durante la trasmissione ''[[Blu notte - Misteri italiani|Blu notte]]'', condotta da [[Carlo Lucarelli]], in una puntata dedicata alla [[strage di
Dal Giappone Zorzi, coadiuvato dal nipote, ha continuato la sua carriera imprenditoriale in Italia, tessendo una vasta rete di aziende operanti nel settore tessile e dell'alta moda con filiali in molteplici
== Note ==
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