Guerra laconica: differenze tra le versioni
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=== Assedio di Sparta ===
Durante l'assedio di [[Gytheio]],
Flaminino condusse la propria forza di 50.000 uomini contro Sparta e, dopo aver sconfitto gli Spartani in una battaglia fuori le mura cittadine, iniziò l'assedio.<ref name="Livy 34.38">Tito Livio, [http://mcadams.posc.mu.edu/txt/ah/Livy/Livy34.html xxxiv.38].</ref> Il comandante romano decise di non condurre un assedio prolungato, ma di provare a prendere la città d'assalto.<ref name="Holleaux191" /> Gli Spartani mantennero inizialmente la posizione contro gli attacchi alleati, ma la loro resistenza fu indebolita dal fatto che i larghi ''[[Scudo (esercito romano)|scuta]]'' (scudi) romani rendevano i lanci di frecce e pietre poco efficaci. I Romani assaltarono Sparta conquistando le mura, ma la loro avanzata fu difficoltosa a causa della scarsa larghezza delle strade nella periferia della città; le strade divenivano però via via più larghe mano a mano che ci si avvicinava al centro cittadino, e gli Spartani furono costretti ad arretrare. Resosi conto che le sue forze stavano collassando, Nabide tentò di fuggire, ma Pitagora raccolse i propri soldati e ordinò loro di dar fuoco alle costruzioni più vicine alle mura. Le macerie in fiamme furono lanciate contro i soldati alleati che entravano in città, causando loro molte perdite; Flaminino decise allora di ritirare le truppe nei loro accampamenti.<ref name="Livy 34.39">Tito Livio, [http://mcadams.posc.mu.edu/txt/ah/Livy/Livy34.html xxxiv.39].</ref> In occasione del successivo attacco, gli Spartani resistettero agli assalti romani per tre giorni, prima che Nabide, considerando la situazione disperata, inviasse Pitagora con una offerta di resa. Inizialmente Flaminino si rifiutò di concedere udienza al generale spartano, ma quando questi tornò una seconda volta, il comandante romano si disse disposto ad accettare la resa alle stesse condizioni offerte prima dell'assedio.<ref name="Livy 34.40">Tito Livio, [http://mcadams.posc.mu.edu/txt/ah/Livy/Livy34.html xxxiv.40].</ref> Il trattato fu poi ratificato dal [[Senato romano]].<ref name="William Smith" />
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