Occupazione alberoniana: differenze tra le versioni
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Non fu invasione né ci furono manovre militari: la Repubblica schierò per prima, come precauzione e per 'dissuasione', le sue forze militari, al che il legato pontificio fece altrettanto, per poter eventualmente difendere la legazione. |
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== Storia ==
Nel [[1739]] il cardinale [[Giulio Alberoni]], funzionario del Papa presso [[Ravenna]], tentò l'annessione della Repubblica allo [[Stato della Chiesa]]. Il pretesto
Tra i cospiratori vi era [[Pietro Lolli]], membro di un'importante famiglia e titolare di un'onorificenza del [[Santuario di Loreto]], che gli assicurava protezione da parte dello [[Stato Pontificio]]. Sulla base di questa protezione, Lolli chiese di essere considerato un suddito del papato e quindi di essere scarcerato per essere giudicato da un tribunale dello [[Stato della Chiesa]]. La richiesta non poté essere accolta, in quanto avrebbe significato per la Repubblica una lesione della propria autonomia. La volontà sammarinese di processare in assoluta indipendenza Lolli causò la reazione pontificia.
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Inizialmente, vi furono delle ritorsioni nei confronti dei cittadini sammarinesi che si recavano nello Stato Pontificio, un tentativo di embargo commerciale e l'arresto di alcuni sammarinesi da scambiare come ostaggi con Lolli. Fallita la possibilità di ricomporre la situazione utilizzando i canali diplomatici, [[papa Clemente XII]] inviò a [[San Marino]] il cardinale [[Giulio Alberoni]]. La strategia pontificia era di presentare l'operazione come un'azione di liberazione della popolazione dal regime oligarchico, temendo le reazioni internazionali di fronte a un'invasione del piccolo Stato.
A questo proposito, lo Stato pontificio poteva contare sull'appoggio di alcune parrocchie che sensibilizzarono i fedeli nei confronti della figura dell'Alberoni. Infatti, il 17 ottobre [[1739]] il cardinale entrò a [[Serravalle (San Marino)|Serravalle]] con l'appoggio della popolazione festante guidata dal parroco.
Il cardinale ricevette nello stesso giorno l'atto di sottomissione dei parrocchiani di Serravalle e di [[Fiorentino (San Marino)|Fiorentino]]. Solo nella serata del 17 ottobre il governo comprese la gravità della situazione e fece radunare le milizie; così, a scopo difensivo, il cardinale fece giungere nella notte un centinaio di uomini da [[Verucchio]] e [[Rimini]] che presero facilmente possesso di [[San Marino (città)|città]]. Il governo papalino di Alberoni intendeva ricevere la legittimazione popolare da un'assemblea nella quale i consiglieri e i rappresentanti dei [[Castelli di San Marino|Castelli]] avrebbero dovuto giurare fedeltà allo [[Stato Pontificio]].
Tuttavia, alla riunione convocata il 25 ottobre presso la [[Basilica di San Marino|pieve]], solo una parte della popolazione si dimostrò disponibile a giurare fedeltà al [[papa]], mentre molti rimasero fedeli alle antiche istituzioni repubblicane. Il cardinale mantenne in ogni caso il controllo dello Stato con la forza e attuò delle riforme istituzionali, abolendo la [[capitani reggenti|Reggenza]] e istituendo un governatore nominato dal rappresentante [[Romagna|romagnolo]] dello [[Stato Pontificio]]. La Repubblica era sottoposta totalmente all'autorità politica del papato.
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