Intenzionalità: differenze tra le versioni

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===Husserl===
[[Edmund Husserl]] riprese la nozione da Brentano, seppure introducendo alcune distinzioni. Egli chiamò ''[[noesi]]'' l'aspetto [[soggetto (filosofia)|soggettivo]] dell'atto intenzionale (ad esempio il pensare), e ''[[noema]]'' l'elemento [[oggetto (filosofia)|oggettivo]] (il pensato), da non confondere con l'oggetto esterno, la cui reale esistenza in fondo non ha importanza. La caratteristica dell'intenzionalità è per Husserl la [[trascendenza]], in quanto, nel rapportarsi al suo oggetto, il [[pensiero]] è rivolto verso altro da sè, verso una [[realtà]] che supera il pensiero stesso, il quale la recepisce attraverso la sua manifestazione fenomenica, a differenza della percezione che la coscienza ha di se medesima, che avviene invece in forma [[immanente]], cioè direttamente o senza [[fenomeno]] intermediario.
 
===Ulteriori sviluppi===