Adriano Olivetti: differenze tra le versioni
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Nel [[1924]] conseguì la laurea in [[ingegneria chimica]] al [[Politecnico di Torino]] e, dopo un soggiorno di studio negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] insieme a [[Domenico Burzio]] (Direttore Tecnico della Olivetti), durante il quale poté aggiornarsi sulle pratiche di organizzazione aziendale, entrò nel [[1926]] nella fabbrica paterna ove, per volere di Camillo, fece le prime esperienze come operaio. Divenne direttore della Società [[Olivetti]] nel [[1932]], anno in cui lanciò la prima macchina da scrivere portatile chiamata [[Olivetti MP1|MP1]], e presidente nel [[1938]].<ref name="Olivetti_storia_di_un'impresa" />
Si oppose al regime [[fascismo|fascista]] con momenti di militanza attiva. Partecipò con [[Carlo Rosselli]], [[Ferruccio Parri]], [[Sandro Pertini]] e altri alla liberazione di [[Filippo Turati]] (lo stesso Adriano era alla guida dell'auto che lo portò fuori dal paese)<ref>V. [http://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=635&a=24176&tag=11-01-2016-IlmitodiAdriano Giuseppe Turani, ''Il mito di Adriano''] U&B 11/01/2016.</ref>. [[pietro Badoglio|Badoglio]] lo accusò di esporre l'Italia in cattiva luce con gli USA. Durante gli anni della Guerra riparò in [[Svizzera]] da dove si mantenne in contatto con la [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Dal 1931 la questura di Aosta (dalla quale l'imprenditore necessitava
Alle sue capacità manageriali, che portarono la Olivetti ad essere la prima azienda del mondo nel settore dei prodotti per ufficio, unì un'instancabile sete di ricerca e di sperimentazione su come si potesse armonizzare lo sviluppo industriale con l'affermazione dei [[diritti umani]] e con la democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica.
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