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Sono inoltre da considerare le emissioni più o meno tossiche che si ottengono con l'incenerimento, e che invece con il riciclo ed il riuso sono minori anche se difficilmente valutabili.
Il termine "termovalorizzatore" appare dunque fuorviante
La stessa normativa italiana in materia – come quelle europee – non usa il termine "termovalorizzatore", bensì quello di "inceneritore", che del resto è più preciso perché questo strumento si differenzia da altre tecniche di recupero di energia da rifiuti per il fatto che dà come prodotto finale della cenere, per l'appunto. D'altronde, anche il solo termine ''inceneritore'' potrebbe essere considerato fuorviante e impreciso, perché i termovalorizzatori non producono solo cenere ma recuperano anche un minimo di energia. Perciò la definizione più precisa (anche se più lunga) sarebbe ''inceneritore con recupero energetico''.
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==Diffusione in Italia e in Europa==
{| class="wikitable" {{prettytable|text-align=right|align=right}}
|colspan=3|<center>'''Impianti in Europa (2002)'''
|-
|'''Nazione''' ||'''Numero impianti'''||'''Quantitativi trattati (t/anno)'''
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I termovalorizzatori/inceneritori sono dotati di sistemi di controllo e riduzione delle emissioni che ne fanno, a detta di alcuni, una realtà compatibile con le esigenze di tutela ambientale, tanto che sono inseriti all'interno di svariati contesti urbani in tutto il mondo (ad esempio a [[Vienna]], [[Parigi]], [[Londra]], [[Copenaghen]] e [[Tokyo]]).
In Europa sono attivi attualmente 304 impianti di termovalorizzazione/incenerimento, in 18 nazioni. Paesi quali [[Svezia]] (~45%), [[Danimarca]] (~50%) e [[Germania]] (~20%) ne fanno uso (fra parentesi le quantità incenerite); in [[Olanda]] (ad [[Avr]] e [[Amsterdam]]) sorgono alcuni fra i più grandi termovalorizzatori/inceneritori d'Europa, che permettono di smaltire fino a un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti all'anno (~30%).
Di contro altri paesi europei ne fanno un uso molto limitato o nullo: Austria (~10%), Spagna ed Inghilterra (4-5%), Finlandia, Irlanda e Grecia (0%) sono esempi in tal senso.
In [[Italia]] i termovalorizzatori sono
A [[Trezzo sull'Adda]], in provincia di Milano, c'è uno dei più moderni termovalorizzatori/inceneritori in esercizio in Europa.
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== Tecnologie di incenerimento ==
Gli inceneritori più diffusi in Italia ed in Europa sono "a griglie".
Trattandosi sostanzialmente di impianti che sfruttano il calore sviluppato dalla combustione, non è importante solo il tonnellaggio di combustibile (i rifiuti), ma anche il suo [[potere_calorifico]] cioè il calore sviluppato durante la combustione (in genere pari a circa 9000-13000 [[Joule|MJ]]/t). In altre parole, un inceneritore progettato (ed autorizzato) per bruciare 100000 t di rifiuti con potere calorifico di 13000 MJ/t, può arrivare a bruciare anche il 45% in più se i rifiuti hanno potere calorifico di 9000 MJ/t.<ref>Fatto citato nelle [http://www.medicinademocratica.org/IMG/pdf/osservazioni_SIA_Gerbido.pdf Note preliminari relative allo Studio di Impatto Ambientale del progetto di “impianto di termovalorizzazione dei rifiuti della provincia di Torino]</ref>
Il funzionamento di un termovalorizzatore di questo tipo può essere suddiviso in sette fasi fondamentali:▼
▲Il funzionamento di un termovalorizzatore
# ''Arrivo dei rifiuti'' — Provenienti dagli impianti di selezione opportunamente dislocati sul [[territorio]] (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto tal quale), i rifiuti sono conservati in un'area dell'impianto dotato di sistema di aspirazione, per evitare il disperdersi di cattivi odori. Con una [[gru]] i materiali sono depositati nel [[forno]]. La tecnologia di produzione della frazione combustibile ([[Combustibile Derivato dai Rifiuti|CDR]]) e sua termovalorizzazione sfrutta la preventiva disidratazione biologica dei rifiuti seguita dalla separazione degli inerti ([[metallo|metalli]], [[minerale|minerali]], ecc.) dalla frazione combustibile, che può essere termovalorizzata producendo energia elettrica con resa nettamente migliore rispetto all'incenerimento classico e con una sensibile diminuzione di impatto ambientale.<ref>Sul combustibile, si segnalano alcuni timori: esso deve (per legge) avere caratteristiche tali da scongiurare quanto più possibile un eventuale rilascio di sostanze nocive nell'ambiente durante la fase di deposito e trasporto prima dell'utilizzo, ma questo passaggio purtroppo in alcuni casi non avviene ancora con la necessaria trasparenza e accortezza, e a volte nelle ecoballe finiscono materiali non idonei.</ref>▼
# ''Combustione'' — Il forno è, solitamente, dotato di una o più griglie mobili per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante la combustione. Una corrente d'aria forzata viene inserita nel forno per apportare la necessaria quantità di [[ossigeno]] che permetta la migliore combustione, mantenendo cosí alta la [[temperatura]] (fino a 1000 [[Grado Celsius|°C]] e più). Per mantenere tali temperature, qualora il potere calorifico del combustibile sia troppo basso, talvolta viene immesso del gas [[metano]] in una quantità variabile fra i 4 e 19 m³ per tonnellata di rifiuti per mantenere questa temperatura.▼
▲# ''Arrivo dei rifiuti'' — Provenienti dagli impianti di selezione opportunamente dislocati sul [[territorio]] (ma anche direttamente dalla raccolta del rifiuto tal quale), i rifiuti sono conservati in un'area dell'impianto dotato di sistema di aspirazione, per evitare il disperdersi di cattivi odori. Con una [[gru]] i materiali sono depositati nel [[forno]]. La tecnologia di produzione della frazione combustibile ([[Combustibile Derivato dai Rifiuti|CDR]])
▲# ''Combustione'' — Il forno è, solitamente, dotato di una o più griglie mobili per permettere il continuo movimento dei rifiuti durante la combustione. Una corrente d'aria forzata viene inserita nel forno per apportare la necessaria quantità di [[ossigeno]] che permetta la migliore combustione, mantenendo cosí alta la [[temperatura]] (fino a 1000 [[Grado Celsius|°C]] e più). Per mantenere tali temperature, qualora il potere calorifico del combustibile sia troppo basso, talvolta viene immesso del gas [[metano]] in una quantità variabile fra i 4 e 19 m³ per tonnellata di rifiuti
# ''Produzione del [[vapore]]'' — La forte emissione di calore prodotta dalla combustione di metano e rifiuti porta a vaporizzare l'acqua in circolazione nella [[caldaia]] posta a valle, per la produzione di vapore.
# ''Produzione di [[energia elettrica]]'' — Il vapore generato mette in movimento una [[turbina]] che, accoppiata ad un motoriduttore ed alternatore, trasforma l'energia termica in energia elettrica.
# ''Estrazione delle [[Scoria|scorie]]'' — Le componenti dei rifiuti
# ''Trattamento dei [[Fumo|fumi]]'' — Dopo la combustione i fumi caldi passano in un sistema multi-stadio di filtraggio, per l'abbattimento del contenuto di agenti inquinanti sia chimici che solidi. Dopo il trattamento e il raffreddamento i fumi vengono rilasciati in [[atmosfera]] a circa 140° C.<ref name=toz>Mario Tozzi, ''L'Italia a secco: la fine del petrolio e la nuova era dell'energia naturale'', Rizzoli, 2006.</ref>
# ''Smaltimento ceneri'' — Le ceneri residue della combustione (circa il 30% in peso ed il 10% in volume del materiale immesso nell'inceneritore) sono normalmente classificate come rifiuti speciali non pericolosi, mentre le polveri fini (circa il 4% del peso del rifiuto in ingresso) intercettate dai sistemi di filtrazione sono normalmente classificate come rifiuti speciali pericolosi. Entrambe sono normalmente smaltite in discariche per rifiuti speciali; ci sono recenti esperienze di riuso delle ceneri pesanti.
===Recupero energetico===
Gli inceneritori a recupero energetico permettono di ricavare energia per produrre corrente elettrica, anche se con rese piuttosto basse, e calore.
Secondo l'APAT "lo sviluppo tecnologico ha limitato drasticamente il numero degli insediamenti privi di tecnologie per il recupero energetico (nello specifico, dei 44 impianti di incenerimento dei rifiuti urbani nel 2001 solo 8 sono senza recupero di energia)" <ref>[http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Rifiuti/Gestione/ apat.gov.it: Gestione dei rifiuti]</ref>.
Scaldando del vapore, si alimentano delle turbine che producono elettricità, ma i rifiuti non sono un buon combustibile per la produzione di elettricità, perché avendo un basso [[Potere_calorifico#Potere_calorifico|potere calorifico]] lavorano a temperature molto inferiori rispetto alle centrali a combustibili fossili, producendo quindi vapore a pressione relativamente bassa e conseguentemente poca elettricità: spesso viene pertanto bruciato anche gas [[metano]].
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Va rilevato però che solo una piccola minoranza degli attuali termovalorizzatori è collegata a sistemi di teleriscaldamento.
L'efficienza energetica di un termovalorizzatore è variabile tra il 19 e il 27% se si recupera solo l'energia elettrica <ref name="stefanis">[http://www.arpa.emr.it/rimini/download/Convegno%20Inceneritore%20giu06/Incenerit_Slide_mattina_06/04_DeStefanis_incener_06.pdf Relazione di De Stefanis sul recupero energetico nel ciclo integrato di gestione dei rifiuti]</ref>
A titolo di confronto una moderna centrale termoelettrica innovativa a ciclo combinato, il cui scopo primario è però quello di produrre elettricità, ha una resa del 57% per la produzione elettrica, e se abbinata al teleriscaldamento raggiunge l'87%.<ref>http://www.torinoscienza.it/img/pdf/it/s10/00/0023/00002379.pdf .</ref>
{{vedi anche|teleriscaldamento}}
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D'altro canto, a ogni miglioramento della tecnologia (ma evidentemente con un inevitabile ritardo) vengono in genere imposti per le emissioni limiti man mano più severi, cui qualsiasi nuovo impianto si intenda costruire si deve sottomettere (in genere quelli già esistenti non sono obbligati).<br/>
Non sono comunque mancati casi di impianti, come quello di Brescia, in cui si siano rilevate alcune infrazioni per il mancato rispetto di normative o per il superamento del tonnellaggio di rifiuti inceneriti originariamente ammesso. Tuttavia l'accertamento di un'infrazione è difficile che sfoci in provvedimenti molto severi come il sequestro dell'impianto, perché in tal caso si creerebbe un'emergenza rifiuti molto pericolosa. Nel marzo del 2007, tuttavia, l'inceneritore di Trieste è stato posto sotto sequestro per il superamento dei limiti di legge riguardanti le emissioni di diossina, superiori anche di 10 volte il limite. <ref> http://it.news.yahoo.com/15022007/58-56/sequestrato-impianto-acegas-aps-trieste-per-rischio-diossina.html</ref>
Pertanto, l'adeguamento dei vecchi impianti alle nuove normative procede a rilento, ed è solitamente collegato agli ampliamenti degli impianti. Da ciò deriva che spesso impianti di piccole dimensioni inquinano più di impianti maggiori.
=== Norme sulle emissioni ===
Le nuove tecnologie permettono oggi di raggiungere valori assai elevati di abbattimento delle emissioni inquinanti, nel rispetto del Decreto Legislativo 133/2005 <ref name="DL133-05">
Il provvedimento regola tutte le fasi dell'incenerimento dei rifiuti, dal momento della ricezione nell'impianto fino alla corretta gestione e smaltimento delle sostanze residue:
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* prevede che i cittadini possano accedere a tutte le informazioni, cosí da essere coinvolti nelle eventuali opportune decisioni.
=== Emissioni
Per ogni tonnellata di rifiuti immessi, si ha l'emissione di circa 6000 metri cubi di fumi
I limiti di legge imposti agli inceneritori per le emissioni in atmosfera sono evidenziati nella seguente tabella, in paragone - semplificato - con altri tipi di impianto presenti sul territorio (si veda il DL 133/2005 <ref name="DL133-05"/> e il DL 3 aprile 2006, n. 152 <ref name="DL2006">[http://www.parlamento.it/leggi/deleghe/06152dl6.htm parlamento.it: Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, "Norme in materia ambientale"]</ref>):
:::::{| class="wikitable" {{prettytable}}
|colspan=
|colspan=1|<center>Valori reali di un moderno impianto</center>
|-
! Inquinante
! Incenerimento<br/>(DL 133/2005, 2000/76/CE)
!
! Grandi impianti di <br/>combustione a gas nuovi<br/>(DL 152/2006)
! Cementifici<br/>(
! Silla 2, 2005 <ref>[http://www.provincia.torino.it/ambiente/file-storage/download/ato_r/pdf/studio_termovalorizzatore.pdf Studio sul futuro inceneritore torinese del Gerbido], p. 41.</ref>
|-
|| [[Polveri totali]] || 10 || 50 || 5 || 50 || 0,14
|-
|| [[Anidride solforosa]] || 50 || 400 || 35 || 600 || 2,2
|-
|| [[NOx]] || 200 || 200|| 100 || 1800-3000 || 138,7
|-
|| [[Monossido di carbonio]] || 50 || 250 || - || - || 8,2
|-
|| [[Diossina]] || 0,1 x 10<sup>-3</sup>|| 10 x 10<sup>-3</sup> || - || 10 x 10<sup>-3</sup> || 0,0147 x 10<sup>-3</sup>
|-
|| [[Metalli pesanti]] || - || 10 || - || 5 || -
|-
|| [[Piombo]] || 0,5 || - || - || - || 0,0013
|-
|| [[Cadmio]] || 0,05 || - || - || - || 0,0003
|-
|| [[Mercurio]] || 0,05 || - || - || - || 0,001
|}
I "valori reali di un moderno impianto" sono il risultato dell'applicazione delle migliori tecnologie disponibili, in via facoltativa oppure a seguito di restrizioni legislative regionali. L'applicazione di tali tecnologie e di limiti maggiormente restrittivi rispetto a alla normativa nazionale può essere prescritta in fase di autorizzazione dell'impianto {{citazione necessaria}} e costituisce un onere non indifferente nella costruzione e gestione degli impianti. Allo stesso modo possono essere motivatamente consentiti limiti superiori ai valori di legge, come previsto dallo stesso DL 133/05.{{citazione necessaria}}
Le emissioni di sostanze tossiche persistenti (in particolare [[diossina]], [[furani]])
le emissioni di un inceneritore non si limitano all'atmosfera, ma si estendono anche alle acque reflue degli impianti: il DL 133/2005 fissa valori massimi anche in questo ambito, riferiti al litro d'acqua scaricata.
A partire dagli [[anni 1980|anni ottanta]] si è affermata l'esigenza di rimuovere i macroinquinanti presenti nei fumi della combustione (ad esempio ossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto e gas acidi come l'[[anidride solforosa]]) e di perseguire un più efficace abbattimento delle [[PM10|polveri]]. Si è passati dall'utilizzo di sistemi, quali [[ciclone|cicloni]] e [[multiciclone|multicicloni]], con [[Rendimento (termodinamica)|rendimenti]] massimi di captazione degli inquinanti rispettivamente del 70 e dell'85%, ai [[Filtro elettrostatico|filtri elettrostatici]] o [[Filtro a manica|filtri a manica]] che garantiscono rendimenti notevolmente superiori (fino al 99% ed oltre).▼
Valori limite nelle acque di scarico dell’impianto
Accanto a ciò, sono state sviluppate misure di contenimento preventivo delle emissioni, ottimizzando le caratteristiche costruttive dei forni e migliorando l'efficienza del processo di combustione. Questo risultato si è ottenuto attraverso l'utilizzo di temperature più alte (con l'immissione di discrete quantità di metano), di maggiori tempi di permanenza dei rifiuti in regime di alte turbolenze e grazie all'immissione di aria per garantire l'[[ossidazione]] completa dei prodotti della combustione.▼
:::::{| class="wikitable" {{prettytable}}
!'''inquinante''' !!'''quantità''' (mg/l)
|-
|[[Total_suspended_solids|solidi sospesi totali (polveri)]] ||30 - 45
|-
|[[mercurio]] ||0.03
|-
|[[cadmio]] ||0.05
|-
|[[tallio]] ||0.05
|-
|[[arsenico]] ||0.15
|-
|[[piombo]] ||0.2
|-
|[[cromo]] ||0.5
|-
|[[rame]] ||0.5
|-
|[[nike]]l ||0.5
|-
|[[zinco]] ||1.5
|-
|[[diossine]] e [[furani]] ||0.3 (ng/l)
|-
|[[Idrocarburi_policiclici_aromatici]] ||0.2 (ng/l)
|}
A partire dagli anni ottanta, visto l'inasprimento delle leggi, si è affermata l'esigenza di rimuovere i macroinquinanti presenti nei fumi della combustione (ad esempio ossido di carbonio, anidride carbonica, ossidi di azoto e gas acidi come l'[[anidride solforosa]]e l'[[acido cloridrico]]), i microinquinanti (metalli pesanti, diossine ecc.) e di perseguire un più efficace abbattimento delle [[particolato|polveri]].
Tuttavia l'aumento delle temperature, se da un lato riduce la produzione di certi inquinanti (per es. diossine), dall'altra aumenta la produzione di ossidi di azoto e soprattutto di [[particolato]] il quale quanto più è fine, tanto più difficile è da intercettare anche per i più moderni filtri, per cui si deve trovare un compromesso, considerato anche che il metano comunque ha un costo notevole. Per questi motivi talvolta gli impianti prevedono postcombustori a metano e/o catalizzatori che funzionano a temperature inferiori ai 900 °C.▼
Gli inceneritori mediamente emettono CO<sub>2</sub> in misura di circa 350 kg per tonnellata di combustibile, contro i 428 di una centrale termoelettrica; per una valutazione completa dell'influenza sulle emissioni globali di anidride carbonica bisognerebbe tuttavia considerare la tipologia di rifiuti (organici o no) e la possibilità di evitare altre forme di smaltimento che possono provocare maggiori emissioni, specie se comportano lunghi viaggi («turismo dei rifiuti»).<ref name=toz/>▼
====Le polveri====
{{vedi anche|particolato|nanopolvere|nanopatologie}}
Gli inceneritori, e in generale qualsiasi processo di [[combustione]] di combustibili solidi e liquidi, rilasciano nell'aria [[polveri sottili]]. Indicativamente, per un inceneritore, considerando una produzione di fumi di 6000 m³/t di rifiuti e il limite giornaliero di 10 [[SI#Prefissi|mg]]/m³, l'emissione è di 60
Tuttavia, questa è una indicazione
È innegabile che gli inceneritori contribuiscano all'emissione antropica di polveri fini e ultrafini in aree urbane, motivo per cui tali emissioni sono sotto osservazione per valutarne l'importanza relativa rispetto alle altre fonti (naturali o antropiche), che non è ancora chiarita, motivo per cui –
▲Tuttavia, questa è una indicazione grossolana: molto importante è anche la finezza delle polveri emesse. In genere più sono alte le temperature di combustione e più aumenta la frazione di particolato fine e ultrafine. Tali [[particolato|polveri sottili]] sono nocive a causa delle loro piccole dimensioni e del fatto che con sé portano materiali tossici e nocivi residui della combustione, come idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, metalli pesanti e diossine, pericolosi perché persistenti e accumulabili negli organismi viventi.
È opportuno ricordare, come termine di paragone, che la legge italiana e le norme europee pongono come limite medio massimo di concentrazione delle [[particolato|polveri sottili]] nell'aria il valore di 50 microgrammi/m³ (milionesimi di grammo per metrocubo d'aria). Purtroppo i limiti relativi alle emissioni degli inceneritori (e degli altri impianti industriali) non considerano la finezza delle polveri, ma solo il peso totale di 10 milligrammi/mc (millesimi di grammo al metrocubo di fumi). Ad oggi, l'unico ambito in cui i limiti sono imposti sul [[PM10|PM<sub>10</sub>]] è quello dei veicoli (si vedano le norme [[Euro3]] ed [[Euro4]]).
▲È innegabile che gli inceneritori contribuiscano all'emissione antropica di polveri fini e ultrafini in aree urbane, motivo per cui tali emissioni sono sotto osservazione per valutarne l'importanza relativa rispetto alle altre fonti (naturali o antropiche), che non è ancora chiarita, motivo per cui – soprattutto per via delle recenti preoccupazioni sulle [[nanopolvere|nanopolveri]] – i termovalorizzatori sono visti con un certo sospetto da una parte dell'opinione pubblica, mentre altri li considerano sostanzialmente innocui, e segnalano anche il miglioramento delle prestazioni ambientali conseguibile grazie al teleriscaldamento.
====Diossine e furani====
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Per quanto concerne l'incenerimento, le diossine vengono prodotte quando materiale organico è bruciato in presenza di cloro, sia esso ione cloruro o presente in composti organici clorurati come le plastiche in [[PVC]].
La soglia minima di sicurezza per tali sostanze è ancora oggetto di investigazione scientifica; i limiti imposti dalla [[Unione europea|UE]] sulle emissioni sono di 0,1 [[
Per ridurre l'emissione di vari inquinanti fra cui la diossina, negli inceneritori è vietato (per legge) che i fumi scendano sotto gli 850° C, che è poi il motivo per cui gli inceneritori non possono accettare materiale dal potere calorifico troppo basso oppure devono integrare la combustione con metano.<ref name=toz/>
L'obiettivo di minimizzare le emissioni di [[diossina]] contrasta in parte con il recupero dell'energia, in quanto una elevata temperatura di combustione e un veloce raffreddamento dei fumi (condizioni ideali per ridurre la formazione di diossina) sono incompatibili con una massima efficienza nel recupero dell'energia termica.<ref>''[[:en:Dioxin|Dioxin]]'', [[2005]], [[:en:|Wikipedia in lingua inglese]], ''[http://www.greenpeace.it/inquinamento/inctour.htm Come funziona un inceneritore?]'', 2005, [[Greenpeace Italia]]</ref>
Gli impianti
Inoltre, le misurazioni, necessarie solo ad assicurare il rispetto della legge, spesso non sono precise e non servono a conoscere l'effettiva emissione in atmosfera. Ad esempio, in inceneritori come quello di Brescia la concentrazione di diossina nei fumi può essere abbastanza bassa da risultare non rilevabile dagli strumenti adottati (a Brescia la soglia di misurabilità è di 0,04 [[SI#Prefissi|ng]]/m<sup>3</sup> di fumi, ovvero circa 240 ng/t di rifiuti). Quindi, se la concentrazione fosse di poco inferiore a tale soglia (e dunque non rilevata dagli strumenti), data un'emissione di 5 000 000 m<sup>3</sup> di fumi al giorno, la produzione di diossina sarebbe di 200 000 ng/giorno, cioè la massima dose giornaliera tollerabile (0,15
Gli inceneritori rilasciano diossina non solo nell'atmosfera attraverso i fumi, ma anche nella terra e nell'acqua: le diossine sono presenti nelle scorie e nei residui solidi o liquidi del filtraggio dei fumi, e possono diffondersi o per percolazione nel luogo di deposito di tali rifiuti o per dispersione delle acque di lavaggio delle zone di inquinate.
La quantità di diossina nelle scorie – secondo misurazioni del DETR, Dipartimento inglese per l'ambiente – è di circa 12-72
Uno dei principali motivi della differenza tra i risultati dei diversi studi risiede nel diverso arco temporale in cui questi si sono svolti, infatti il fattore di emissione delle diossine da incenerimento si è ridotto di circa 50 volte negli ultimi 15 anni, quindi chiaramente studi degli anni '90 forniscono dati notevolmente diversi da quelli più recenti.
=== Soluzioni di filtraggio delle emissioni nocive===▼
I sistemi di depurazione attuali sono costutuiti da varie tecnologie e sono pertanto detti ''multistadio''. Questi sistemi si suddividono in base al loro funzionamento in semisecco, secco, umido e misto. La caratteristica che li accomuna è quella di essere concepiti a più sezioni di abbattimento, ogniuna in linea di massima specifica per determinati tipi di inquinanti.▼
▲=== Soluzioni di filtraggio delle emissioni nocive al camino===
▲I sistemi di depurazione dei fumi attuali sono costutuiti da varie tecnologie e sono pertanto detti ''multistadio''. Questi sistemi si suddividono in base al loro funzionamento in semisecco, secco, umido e misto. La caratteristica che li accomuna è quella di essere concepiti a più sezioni di abbattimento, ogniuna in linea di massima specifica per determinati tipi di inquinanti.
▲A partire dagli
▲Accanto a ciò, sono state sviluppate misure di contenimento preventivo delle emissioni, ottimizzando le caratteristiche costruttive dei forni e migliorando l'efficienza del processo di combustione. Questo risultato si è ottenuto attraverso l'utilizzo di temperature più alte (con l'immissione di discrete quantità di metano), di maggiori tempi di permanenza dei rifiuti in regime di alte turbolenze e grazie all'immissione di aria per garantire l'[[ossidazione]] completa dei prodotti della combustione.
▲Tuttavia l'aumento delle temperature, se da un lato riduce la produzione di certi inquinanti (per es. diossine), dall'altra aumenta la produzione di ossidi di azoto e soprattutto di [[particolato]] il quale quanto più è fine, tanto più difficile è da intercettare anche per i più moderni filtri, per cui si deve trovare un compromesso, considerato anche che il metano usato comunque ha un costo notevole. Per questi motivi talvolta gli impianti prevedono postcombustori a metano e/o catalizzatori che funzionano a temperature inferiori ai 900 °C.
▲Gli inceneritori mediamente emettono CO<sub>2</sub> in misura di circa 350 kg per tonnellata di combustibile, contro i 428 di una centrale termoelettrica
==== Abbattimento NOx ====
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==== Abbattimento dei microinquinanti ====
Altri sistemi sono stati messi a punto per l'abbattimento dei microinquinanti come [[metalli pesanti]] (mercurio, cadmio ecc) e [[diossine]].
Riguardo ai primi, presenti sia in fase solida che di vapore, la maggior parte di essi viene fatta condensare nel sistema di controllo delle emissioni e si concentra nel cosiddetto "particolato fine" (ceneri volanti). Il loro abbattimento è poi affidato all'efficienza del [[depolveratore]] che arriva a garantire una rimozione superiore al 99% delle PM<sub>10</sub> prodotte, ma nulla può contro il PM<sub>2,5</sub> e le [[nanopolveri]]. Per tale motivo le polveri emesse sono considerate particolarmente nocive.
Per quanto riguarda l'abbattimento delle diossine e dei furani il controllo dei parametri della [[combustione]] e della post-combustione (elevazione della temperatura a oltre 850°), sebbene in passato fosse considerato di per sé sufficiente a garantire valori di emissione in accordo alle normative
▲Per quanto riguarda l'abbattimento delle diossine il controllo dei parametri della [[combustione]] e della post-combustione, sebbene in passato fosse considerato di per sé sufficiente a garantire valori di emissione in accordo alle normative più stringenti, è oggi considerato insufficenete e quindi accompagnato (nei nuovi impianti) da un ulteriore intervento specifico basato sulle proprietà chimicofisiche dei carboni attivi. Questo ulteriore processo viene effettuato attraverso un meccanismo di [[chemiadsorbimento]], consistente nel passaggio dalla fase vapore a quella condensata [[adsorbimento|adsorbita]] su superfici solide dei carboni attivi. Tale passaggio di stato è favorito dall'abbassamento della temperatura e dall'utilizzo di materiali particolari con spiccate caratteristiche adsorbenti come il [[carbone attivo]]. Un carbone di media qualità può esibire 600 m² di superficie ogni grammo. Queste proprietà garantiscono abbattimenti dell'emissione di diossine e furani tali da premettere di operare al di sotto dei valori richiesti dalla normativa.
▲Evidentemente i carboni esausti (impregnati di diossine) sono altamente nocivi e sono considerati rifiuti speciali pericolosi, da smaltire in discariche speciali.
Sono allo studio metodi di lavaggio dei fumi in soluzione oleosa per la cattura delle diossine che sfruttino la loro spiccata solubilità nei grassi.
==== Abbattimento delle polveri ====
La pericolosità delle polveri prodotte da un inceneritore è estremamente elevata. Questo è confermato dai limiti particolarmente severi imposti dalla normativa per i fumi.
Infatti, se da un lato la combustione dei rifiuti produce direttamente enormi quantità di polveri dalla composizione chimica varia, dall'altra alcune sezioni dei sistemi di filtrazione ne aggiungono di ulteriori (in genere calce o carboni attivi) per assorbire metalli pesanti e diossine come sopra spiegato. Pertanto, le polveri finiscono per essere un vero e proprio concentrato di sostanze fra le più pericolose per la vita umana ed animale.
Per tali motivi, l'importanza e l'efficacia dei depolveratori è molto elevata. Vengono in genere usati sia filtri elettorostatici (dagli elevati consumi elettrici ma abbastanza efficaci se frequantemente ripuliti), sia filtri a maniche (non adatti ad alte temperature e soggetti ad intasamento). Attualmente la legge non prevede limiti specifici per le polveri fini (PM10, ecc.) per cui la reale efficacia di tali sistemi su queste particelle è oggetto di dibattiti accesi. Tuttavia il rispetto della legge vigente è, in genere, ampiamente garantito.
In ogni caso, le polveri trattenute devono essere smaltite in discariche per rifiuti speciali pericolosi: in taluni casi vengono smaltite all'estero (in Germania le miniere di salgemma vengono usate per questo oltre che per i rifiuti radioattivi).
==Note==
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===Esempi di termovalorizzatori===
*[http://www.gruppohera.it/ambiente/?sub=termovalorizzatori
*[http://www.dsa.unipr.it/trezzo/ Valutazione di Impatto Ambientale del termovalorizzatore di Trezzo]
*[http://www.termotrezzo.it/ Il termovalorizzatore di Trezzo sull'Adda]: Cos'è, come funziona, FAQ
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