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==Storia== 
La sua funzione prevalente era di vigilanza: una torre di avvistamento che sorvegliava la via sul ponte, facile da battere e bersagliare.   La sua posizione, in perfetto allineamento con una delle più robuste torri (La Torretta) della Rocca, consentiva di segnalare facilmente  eventuali pericoli, con segnali di fumo o sbandieramenti.▼ 
Il primo cenno dell'edificio si trova in un testo del 1572 dedicato alle biografie di [[Braccio Fortebraccio]] e di [[Niccolò Piccinino|Nicolo Piccinino Perugino]]. Gli autori descrivono il tentativo del condottiero di impadronirsi della Rocca nell'aprile 1419<ref>{{Cita libro|autore=Carlo Bandini|titolo=La rocca di Spoleto|editore=Tipografia dell'Umbria|città=Spoleto|anno=1933|p=82}}</ref>, assalendo prima il fortilizio in incognito, come semplice gregario di una schiera di armati: 
{{quote| [...] ai monti vicini dalla Rocca si passa per un ponte fondato sopra molte pilastre, e tanto alto ch'abbaglia la vista di chi rimira à basso, nella fin del ponte surge à mezzo del monte una Torre alta e gagliarda, acciocché quei di dentro, facendosi qualche tumulto dal popolo contro la Rocca, possano ricevere il soccorso da fuori, e i nemici non possano occupare il ponte, guardato dalla Torre [...] Braccio presa che hebbe la Torre, cercando di occupare il ponte, del quale havea già libera l'entrata, combatteva anch'egli coperto da uno scudo [...] mentre egli così combatteva, una freccia tirata dalla Rocca gli trapassò un piede...<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=cb9UAAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=braccio+fortebraccio&hl=it&sa=X&ved=#v=onepage&q=braccio%20fortebraccio&f=false|autore1=Gio. Antonio Campano|autore2=Giovanbattista Poggio Fiorentino|altri=tradotto in volgare da M. Pompeo Pellino Perugino|titolo=L'Historie et vite di Braccio Fortebracci detto da Montone, et di Nicolo Piccinino Perugino|città=Venezia|anno=1572|p=86|accesso=17 febbraio 2016}}</ref>}} 
Dovette ritirarsi e rimase zoppo per sempre. Altri tentativi disposti dalle sue truppe contro la Rocca non ebbero fortuna alcuna. 
Fu abbandonato una prima volta nel XVI secolo e solo nel 1601 venne restaurato per volontà di [[Fabrizio Perugini]] vescovo di [[Terracina]], luogotenente a Spoleto del cardinale [[Cinzio Aldobrandini]]. A questo intervento appartiene la costruzione di un passaggio pensile evidente nell'iconografia dell'epoca. Di nuovo viene usato come mulino <ref>{{Cita libro|nome=Carlo|cognome=Bandini|titolo=Monte Luco, con prefazione di [[Ugo Ojetti]]|città=Spoleto|editore=Claudio Argentieri Editore|anno=1922|p=72}}</ref> 
[[File:Fortilizio dei mulini. Spoleto.jpg|thumb|Fortilizio dei mulini. Spoleto]] 
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[[File:Fortilizio dei mulini. Spoleto 3.jpg|thumb|Fortilizio dei mulini. Spoleto 3]] 
L'edificio fu del tutto abbandonato dopo 
==Funzioni== 
▲La 
Il fortilizio rappresentava il punto di confluenza di due acquedotti, [[Acquedotto di Cortaccione|quello di Cortaccione]] e quello proveniente da [[Patrico]]. Prima di percorrere il canale sopra il ponte, l'acqua si riversava in ampi contenitori all'interno del fortilizio adattato fin dal [[XIV secolo]] a svolgere la funzione di serbatoio, denominato ''Rifolta''. Confluendo dentro la ''Rifolta'', le acque con la loro caduta davano la forza necessaria al funzionamento di due [[mulini]] comunali, uno dei quali rimase in attività fino a fine [[ottocento]]; venne abbandonato dopo la costruzione del nuovo acquedotto di Spoleto nel 1894. Altri vecchi acquedotti meridionali seguitavano a riversarsi ne la ''Rifolta''; la  discesa delle loro acque, non dovendo più alimentare il mulino, divenne un suggestivo insieme di [[cascata]] e cascatelle. 
==Note== 
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