Papiro: differenze tra le versioni

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A una o a entrambe le estremità del rotolo, inoltre, poteva essere fissato un bastoncino di legno chiamato ''[[umbilicus]]'', attorno al quale il ''volumen'' veniva riavvolto. Alle due estremità dell<nowiki>'</nowiki>''umbilicus'' si trovavano due pomelli, talvolta ornati di pitture variopinte<ref>''pictis luxurieris umbilicis'' in [[Marziale]], libro III, epigramma 2, v.9. citato in [https://books.google.it/books?id=CQNbAAAAQAAJ&pg=PA204&lpg=PA204&dq=pictis+luxurieris+umbilicis&source=bl&ots=Ehi6YiMarm&sig=Lko2bp063BbU8sAMrQM_7Dn7RxI&hl=it&sa=X&ei=yXK7VOqtHoONywO1nIGwDg&ved=0CC8Q6AEwBQ#v=onepage&q=pictis%20luxurieris%20umbilicis&f=false ''Opere di G.G. Winckelmann'', Prato 1831, Vol. 7, p. 204]. Questi dettagli, messi in dubbio da alcuni esperti, sono riconoscibili nell'iconografia romana: [http://www.uni-koeln.de/phil-fak/ifa/zpe/downloads/1998/123pdf/123297.pdf Franco Maltomini, ''Il rotolo di Amore con doppio'' umbilicus ''e'' cornua ''pomiformi'', Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 123 (1998) 297–300].</ref>. I pomelli erano chiamati in latino anche ''cornua'', forse perché d'osso? In greco antico, invece, questi pomelli erano detti ''kefalìs'' (plurale: ''kefalìdes''), cioè "testolina", traducibile letteralmente in latino con ''capitulum'' o ''capitellum''<ref>La parola "''capitulum''" compare in un commento a Varrone per indicare il pomello con cui era retta una ''tabula litteraria''. Esso, perciò, era probabilmente la corretta traduzione latina di kefalìs anche per indicare le ''cornua'' senza specificarne il materiale.</ref>. Già nella Bibbia dei LXX questo termine passò a indicare anche l'intero rotolo<ref>Si veda lo [http://biblehub.com/greek/2777.htm Strong].</ref>. Ogni libro, poi, poteva essere contrassegnato con un'etichetta contenente il sommario (e perciò detta ''syllabus'') o almeno il testo delle prime parole, che nell'antichità fungevano da titolo delle opere (''index'').
 
Il rotolo era conservato in casellari, detti ''nidi'' o in appositi contenitori di cuoio (''capsae''). Ogni casella od ogni ''la capsa'' poteva contenere dieci rotoli. Per questo motivo i libri di alcune opere come la storia di Roma di [[Tito Livio]] (''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita libri CXLII]]''), erano raggruppati in decadi. Per la lettura il ''volumen'' poteva essere tenuto nella mano destra, mentre la sinistra lo svolgeva e riavvolgeva la parte letta. Evidentemente il testo era scritto su colonne parallele, larghe 10–20&nbsp;cm.
 
=== Il ''rotulus'' ===